Un nuovo giro, un nuovo standard, Apple in scacco matto (again)

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I rumors, le novità annunciate, gli inviti, l’elitarietà di un invito per partecipare a quelli che sono tra gli eventi più importanti di quella fetta di tecnologia ed informatica che da anni caratterizza un mercato nel quale è diventato molto difficile innovare, Apple è il Cavallo di Troia della noia che in qualsiasi modo si imponga riesce a far parlare di se nel bene e nel male.

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Non ho seguito l’ultimo evento in diretta (avevo altro da fare di più importante, notizie che in tutta onestà spero di potervi dare quanto prima, ndr) ma ho potuto recuperare quanto perduto grazie alla rete. Ciro è come sempre uno dei miei punti di riferimento preferiti e ovviamente non ci ha messo molto a tirare fuori gli articoli dedicati alle maggiori novità annunciate.

Provo a fare un riepilogo rapido in soldoni: l’Apple Watch di base vi costerà 399€, si tratta dell’edizione soprannominata “barbon edition” per l’occasione. Non voglio farvi arrabbiare, è che proprio questa -come successo ai tempi dell’iPhone da 8GB dove a malapena ci stanno le applicazioni di base di Apple e neanche l’aggiornamento a iOS 8 quando uscito- nasce per accontentare le esigenze della massa, di quel “vorrei ma non posso” che piuttosto che rinunciare all’oggetto del desiderio preferirà risparmiare per un paio di mesi e concedersi un lusso che evidentemente è stato forgiato in una notte di luna piena in un piccolo attico nascosto alle pendici del kilimangiaro tra una sessione di yoga tantrico e l’altro. Siamo seri ragazzi, posso capire il costo dei materiali, della manodopera e dell’ingegnerizzazione alla base di un progetto così ambizioso ma è davvero così costoso l’Apple Watch? Ma -soprattutto- è davvero così fondamentale? Non vorrei dovermi pentire di questo mio pensiero tra qualche tempo ma sono ancora abbastanza sicuro di non avere una voce a budget che mi possa far pensare di acquistare un oggetto di questo tipo solo perché è indubbiamente alla moda e avanti forse anni rispetto ai competitor (Samsung, hai da imparare nonostante tu abbia battuto molto sui tempi). Sul fatto che la versione Edition in oro arrivi a costare tra gli 11 e i 16000 € (se si sceglie il cinturino in pelle) non voglio commentare oltre, lo fa praticamente da sola.

Addio mela luminosa, ci mancherai

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L’opera massima però è stata riproporre l’abbandonato MacBook (solo MacBook, proprio come quello che avevo tanti anni fa in plastica bianca o nera nella versione più performante) in una veste completamente rivista. Non si tratta dell’ennesima aggiustatina di rito, qui il progetto ha completamente preso il volo verso nuove orbite e no, stavolta non sono stupidamente sarcastico, non del tutto almeno. Il nuovo MacBook è quel portatile che tipicamente fa la sua porca figura in mezzo ad altri portatili di diverse famiglie, Ultrabook compresi (nonostante io adori la categoria e ne utilizzi uno per lavoro). Il nuovo MacBook è sottile, maledettamente sottile, è una batteria con attorno un monitor retina e una tastiera che non ha nulla a che fare con quelle fino ad oggi messe al mondo da Apple (e che continuo fortemente ad adorare perché nessuno ha saputo copiare fino in fondo, capito HP?).

Hanno sostituito il processore, dopo anni di buoni rapporti con la famiglia “i” di Intel si passa al Core M che permette di consumare pochissimo pur mantenendo ottime prestazioni in concomitanza ad un sistema operativo che ci mette del suo per permettere alla comitiva di componenti di andare d’accordo e non pentirsi della scelta per molti anni a venire rispetto all’acquisto. 9 ore, no dai, sul serio. 9 ore di navigazione web garantite che neanche gli ultimi restyling grazie alle nuove tecnologie Intel. Mentre guardavo il video di presentazione in differita e leggevo le notizie ero in preda a quella cosa che barbaramente parlando si definirebbe orgasmo, non fosse per quella vasca piena d’acqua gelata con la quale non avevo fatto i conti, è un po’ come il proverbio dell’oste che vi avranno ripetuto mille volte negli anni della vostra vita fino ad oggi.

USB-C. È questa la sigla ed il motivo per il quale tale superiorità indiscussa nel campo viene immediatamente a mancare e passa al reparto “derisioni & affini” degno delle più becere immagini di Facebook dove l’iPhone viene messo a confronto con il Nokia 3310 e ancora oggi per alcuni versi “prende le botte“. Una porta. Una sola porta. Una, non di più. Il monolocale almeno ha il bagno separato dalla camera principale, questo no. Questo è un monolocale che più che monolocale potrebbe essere l’ascensore che usate per spostarvi da un piano all’altro del vostro condominio senza la possibilità però di scendere.

La vostra fantastica ed unica porta USB-C consentirà di alimentare il MacBook, di collegare il monitor esterno, di connettere il disco sul quale fate backup con TimeMachine o dove avete conservato le fotografie della gita al mare di dieci anni fa. Ma non temete miei piccoli amici del computer: Apple sa benissimo che molti di noi non riusciranno a lavorare con una sola porta (e pensare che io fino ad oggi ho perculato con piacere il MacBook Air, rimangio subito qualsiasi cosa brutta io abbia detto di lui!), è per questo motivo che ha realizzato un accessorio fondamentale (un hub, per farla più semplice) che moltiplicherà pani, pesci e all’occorrenza porte, a soli 79€ per la precisione (3 porte).

Realizzo il portatile più bello di sempre, lo rendo talmente piccolo da non potermi permettere alcuna delle porte standard né tanto meno quelle da me realizzate (qualcuno dal pubblico ha detto Thunderbolt?), realizzo un hub che però essendo tra i primi sulla piazza e portando il mio logo costa molto ma sicuramente venderà perché ancora una volta Apple ha saputo fare il suo mestiere e sono sicuro raggiungerà un obiettivo preciso per molti inarrivabile: ha creato un nuovo standard, ha innalzato il livello, ha creato un’esigenza laddove questa non esisteva fino ad una manciata di ore fa.

Ora la domanda è: chi sta al gioco? Ma soprattutto: per quanto tempo coloro che stanno a questo gioco vorranno continuare a farlo? Ne vale davvero la pena?

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