L’assistente in casa: Google Home (Mini, nel mio caso)

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Un altoparlante intelligente in ogni camera di casa, in fondo è un po’ questo l’obiettivo di chi produce questo tipo di prodotti, a prescindere che si chiami Google, Amazon o Apple. La versione complottistica dell’osservazione prevede che chiunque ci spii e conosca le nostre abitudini e i nostri gusti per piazzare al meglio le pubblicità, ma questo è altro tipo di argomento, io vado alla ciccia e preferisco mettere alla prova questi prodotti per capire se possono tornare utili nella quotidianità, ecco quindi che oggi ti parlo di Google Home Mini, l’altoparlante intelligente compatto di Google.

L'assistente in casa: Google Home Mini

Google Home
Google Home
Developer: Google LLC
Price: Free
‎Google Home
‎Google Home
Developer: Google
Price: Free

Google Home Mini

Approfittando di un’ottima offerta di Unieuro, ho deciso di acquistare un paio di Google Home Mini da installare in casa e tenere sotto la lente di ingrandimento, andando così a completare un quadro che stava prendendo forma già via assistente sugli smartphone Android di famiglia, condizione però un pelo più scomoda perché richiede comunque che tu debba andare a recuperare uno dei telefoni che hai lasciato da qualche parte in casa o in borsa. Installare Google Home Mini avrebbe permesso di tenere sempre viva una sentinella azionabile tramite voce e senza necessità di sblocco tramite impronta o PIN. Nella peggiore delle ipotesi, ricordo bene di averlo detto, rivenderò quanto acquistato perdendoci il meno possibile; non è successo.

Google Home Mini è caratterizzato dalle sue ridotte dimensioni e peso, è davvero molto compatto e necessita solo di un’alimentazione via cavo microUSB che è incluso nella confezione facendo tutt’uno con il caricabatterie da muro, con cavo gommato anti-intreccio e un paio di fermi removibili che aiutano a raccoglierlo al meglio, una soluzione elegante e che calza a pennello. All’interno della stessa scatola troverai anche un piccolo opuscolo che ti istruisce al primo avvio prodotto. Una volta acceso, Google Home Mini eseguirà un rapido boot che ti permetterà poi di intercettarlo tramite smartphone grazie al rilevamento di prossimità (un po’ come succede con Chromecast o qualsiasi altro accessorio Google). Prendi quindi il tuo smartphone Android e fai clic sulla voce di notifica che sarà nel frattempo comparsa per cominciare l’operazione di configurazione, questa utilizzerà il tuo account Google (ma va?) e ti consentirà in seguito di aggiungere altri utilizzatori così da rendere Google Home Mini un vero assistente vocale per la tua famiglia.

Ciò che contraddistingue invece in maniera più negativa questo piccolo giocattolo è la sua prestazione musicale sul campo. Google Home Mini è prima di tutto uno speaker attraverso il quale ascoltare musica, quel suo essere così compatto non porta a nulla di buono sul fronte dei bassi, fondamentali senza dovere di esagerazione (come in altri casi e produttori), ma quasi del tutto assenti se non si va a ritoccare un pelino l’equalizzazione tramite applicazione Home, cosa che comunque porta a un risultato accettabile più che brillante.

Fortunatamente ci si può mettere una pezza con l’intervento di una terza parte, uno speaker bluetooth che –seppur non nativamente compatibile con Google Home– potrai collegare al Google Home Mini scegliendo di utilizzarlo come fonte primaria per l’output audio in riproduzione. Questo non vuol dire che la voce dell’assistente uscirà dall’altoparlante scelto, bensì che l’audio riprodotto lo sarà su questa terza parte, lasciando al Google Home Mini il compito di farti da puro assistente vocale.

Questione di lingua

Una volta impostato il mio modello vocale (l’ho rifatto da zero, andando e eliminare quello già studiato e riconosciuto dal mio smartphone), ho avuto accesso a quanto già configurato in passato dentro casa, dalla lampadina smart di Yeelight alle valvole termostatiche di tado°, il tutto parlando con l’assistente in maniera del tutto naturale, senza formazione alcuna o libretto di istruzioni, facendo poi riferimento all’abbondante documentazione Google ufficiale quando ho voluto approfondire un attimo l’argomento e capire fino a dove potessi spingermi. Dall’ascolto (banale) della musica trasmessa dal mio account Spotify Premium (che così facendo può essere sfruttato da tutti, ma che ha anche qualche svantaggio che ti descriverò più avanti) al cambio di temperatura in una determinata stanza, passando per l’invio di un messaggio Telegram o l’annuncio vocale trasmesso in un solo colpo a ogni altoparlante di casa come se si utilizzare un interfono.

IFTTT

In linea di massima non ci sono limiti anche grazie all’integrazione con IFTTT e la possibilità quindi di insegnare nuove frasi al proprio Google Home Mini (e perciò anche all’assistente vocale richiamabile sullo smartphone). Sfruttando questa potenzialità ho creato pubblicato tre semplicissime applet che ti consentono –giusto per fare un esempio– di parlare con l’assistente Google interagendo con il bulbo intelligente di Yeelight:

Vantaggi e svantaggi della condivisione

Un paragrafo che si scrive da solo e che non credo serva approfondire più di tanto. I Google Home Mini installati in casa si appoggiano al mio account (come già specificato qualche riga più sopra). Ciò vuol dire che se in questo momento Ilaria decide di ascoltare della musica su Spotify, lo farà utilizzando il mio account Premium, senza che io possa usarlo su un’altra postazione. In soldoni: o tutti ascoltiamo la stessa cosa, oppure qualcuno in casa deve ascoltare dell’altro proveniente da diversa sorgente.

Lo stesso scenario si prospetta per Netflix, ma in quello specifico caso ci pensa l’abbonamento da due sessioni contemporaneamente a mettere a disposizione contenuti differenti in altrettante stanze e relative Chromecast.

Nulla di tutto questo accade invece con le radio, le quali passano per TuneIn senza necessità alcuna di registrare un account sul noto sito web. Ciascuno può chiedere al Google Home Mini più vicino di fargli ascoltare lo streaming che preferisce, c’è quindi chi ascolta Radio 105, chi Deejay, e via così.

Non ho invece avuto modo di testare e verificare gli altri account collegabili come Deezer o YouTube Music, che probabilmente dovranno sottostare alle stesse regole di Spotify (o magari no, se tu che mi stai leggendo lì fuori sei in grado di illuminarmi, fallo pure, l’area commenti è a tua totale disposizione!).

Cos’altro può fare?

Ho collegato al mio “Home” un bulbo Yeelight (come già detto), le valvole termostatiche intelligenti di tado° (detto anche questo), la Chromecast di terza generazione (che ha da poco sostituito la gloriosa e ancora perfettamente funzionante seconda generazione, spero di parlartene quanto prima) e infine un paio di prese intelligenti che sfruttano il WiFi e Google Assistant per essere completamente pilotabili. Ho da poco acquistato un interruttore Sonoff che però devo ancora decidere bene come sfruttare (l’idea iniziale è sfumata, devo quindi trovare un’alternativa).

In generale il mondo dell’assistenza Google è già grande e in continua espansione, trovi un nutrito catalogo di compatibilità, prodotti e comandi disponibili sul sito ufficiale di riferimento: assistant.google.com/explore?hl=it_it, e se non dovesse bastarti puoi anche dare un’occhiata a YouTube e alle sue decine di video amatoriali (e non) dedicati a chi ha sperimentato integrazioni di ogni tipo con Google Home (Mini e non).

In generale, posto un primo periodo di conoscenza reciproca, troverai l’utilizzo della tua voce una cosa estremamente naturale e logica per controllare ciò che di domotico hai installato o installerai all’interno di casa tua, lo darai per scontato e inizierai a non apprezzare particolarmente l’uso delle mani per interagire con quanto ti circonda, è un “brutto vizio” al quale farai presto l’abitudine, non fosse per la comodità di accendere una luce al rientro a casa con le buste della spesa o la carrozzina del pargolo, o magari il mettere in pausa, avanzare o indietreggiare rapidamente in un video che stai guardando sul televisore di casa, senza mai toccare il telecomando. Altro utilizzo molto comune (per gli sbadati, giusto Valentina e Luca?) è quello di rintracciare lo smartphone facendolo squillare a volume massimo, ovunque si trovi disperso in borsa o chissà dove.

Qualche esempio pratico?

  • Ehi Google, dove ho messo il mio telefono? Questo è esattamente ciò di cui ti ho parlato nelle due righe precedenti. Google Home, se confermerai l’operazione, farà squillare a volume massimo il tuo smartphone, anche se questo è stato precedentemente messo in modalità silenzioso. Comodo, sul serio.
  • Ehi Google, trasmetti a tutti. Ammesso tu abbia uno o più Google Home Mini (e non) in casa, questo comando ti permetterà di specificare un messaggio che verrà riprodotto su tutti gli speaker contemporaneamente, anche a distanza (lo puoi fare dallo smartphone mentre sei fuori casa, nessun problema!), funzione assai comoda se vuoi effettivamente avvisare qualcuno del tuo arrivo, ma non solo.
  • Ehi Google, parla con Esselunga. Ora, che tu sia milanese trapiantato o D.O.C., Esselunga è un’autorità che non può non trovare spazio nella tua quotidianità. Una volta collegato il tuo account con l’assistente Google potrai aggiungere prodotti alla lista della spesa, operazione che puoi comunque effettuare anche senza passare da Esselunga semplicemente dicendo un “Ehi Google, aggiungi il latte alla lista della spesa“, facendolo poi finire su shoppinglist.google.com, spazio che puoi condividere con la tua famiglia così come sei abituato a fare con un appuntamento di calendario :-)

In conclusione

Non credere che sia finita qui, c’è molto altro da dire riguardo l’assistente Google e più in generale Google Home Mini e il suo fratello maggiore o la versione più ristretta integrata nello smartphone, è che dopo aver raggiunto le 1400 parole forse è il caso di tagliare corto e rimandare alla prossima puntata un approfondimento sulle routine e non solo. Google Home Mini è un prodotto ben bilanciato con un costo non esattamente corretto, diventa un best-buy nel momento in cui Google o un rivenditore di terza parte decide di scontarlo.

Contando che lo si acquista anche per la musica oltre che per la pura assistenza vocale, direi che la mancanza di bassi di cui ti ho parlato nel bel mezzo dell’articolo gioca uno scherzo neanche tanto bello, ma puoi far fronte a questa mancanza collegando in bluetooth un differente speaker con migliori caratteristiche, e qui nel blog te ne ho proposti molti in passato. C’è solo da capire, nel tuo specifico caso, quanto questo influisca nella tua valutazione finale d’acquisto. Nel mio caso è certamente un “contro” importante, ma non a tal punto da farmi desistere dall’acquistare gli altri Google Home Mini mancanti all’appello (che portano così il servizio nelle altre stanze di casa).

Valutazione finale: 4

Occhio alle offerte

Se l’articolo ti ha convinto a provare uno degli accessori Google (che si tratti di Google Home Mini o qualsiasi altro) sappi che big G. ha già in programma l’abbassamento prezzi in occasione del Black Friday, questo è uno screenshot catturato oggi dal sito web ufficiale, porta quindi pazienza e approfittane già dal prossimo 22 novembre. Per accessori o altro ancora riguardante questo mondo, puoi tenere d’occhio Amazon e seguire i consigli che ti ho dato nell’articolo riguardante il prossimo Black Friday!

L'assistente in casa: Google Home Mini 10

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