Quindi, questi sarebbero i nuovi MacBook

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Ciao! Non sono sparito, non del tutto almeno. Un pupo di circa 8 mesi in casa, il lavoro, la forza di gravità, la tauromachia, sono tutte buonissime motivazioni per le quali il blog finisce tristemente in fondo a una “ToDo list” sempre troppo popolata, eppure ci tenevo a farti un saluto e tornare a parlare di Apple. Aspettavo da tempo la presentazione dei nuovi MacBook Pro basati su M1 e il 18 ottobre scorso si è tenuto l’evento “Unleashed” della mela morsicata, in diretta dall’Apple Park di Cupertino.

Quindi, questi sarebbero i nuovi MacBook 1

I MacBook più potenti di sempre

Che poi è quello che salta fuori sempre con qualsivoglia prodotto pensato da Apple. Di polemiche, lamentele, battute simpatiche (e non) ne è come sempre pieno il Web. Sui Social non si parla d’altro, la medesima cosa accade nei gruppi di discussione (forum, Telegram, Reddit, ecc.). In sé non fa notizia il fatto che Apple abbia tirato fuori dei nuovi processori e modelli di laptop che non hanno attualmente eguali (nella stessa fascia prezzo / prestazioni / componentistiche), bensì che ci sia questa costante ricerca di perfezione che spesso genera confusione, retromarce clamorose, mai scuse.

Ho volutamente messo in grassetto il “mai scuse” perché – come forse saprai – sono cliente Apple da moltissimi anni ormai. Utilizzatore iPhone della “quasi prima ora” (un iPhone 2G americano rubato in aeroporto e un 3GS come primo smartphone adatto anche all’Italia, acquistato con H3G all’epoca, giusto per citare i primi due che ho avuto tra le mani) oltre che di MacBook da quando c’erano le scocche in plastica (e di anni ne sono passati assai) e di non so più quanti iPod, l’iPad Mini che ha preso il posto del mio vecchio iPad 3 è ancora con noi e lo usiamo come schermo “da intrattenimento” in cucina e non solo (Netflix, Sky Go, ecc.).

Non sono mai stato un fanboy, non ho la minima intenzione di diventarlo, posso però ritenermi abbastanza soddisfatto della mia esperienza complessiva e neurone-dotato per provare a buttare qui di seguito un paio di pensieri sparsi. L’invito è quello a discuterli civilmente insieme, il confronto non ha mai fatto male a nessuno.

Processore

Ho avuto tra le mani (giusto una settimana fa circa) il mio primo Air con processore M1. Circondato da alcuni amici e conoscenti che ne possiedono già uno da tempo, io non avevo ancora avuto quell’occasione. Recensioni, video, chiacchierate al bar, sapevo già tutto senza sapere una mazza. M1 è tanta roba. Lo è per le performance che raggiunge, lo è per la cura che ha nei confronti della batteria (fanno eccezione quelle applicazioni non ancora scritte nativamente per Apple Silicon), per quella capacità di andare d’accordo con Rosetta e continuare a eseguire le applicazioni che fino all’altro giorno erano prerogativa unica di Intel (e talvolta lo fanno anche meglio del normale). Non posso che abbassare il cappello perché non ho fatto parte di quelli che in tempi non sospetti affermavano che Apple sarebbe stata capace di staccarsi da Intel in maniera così secca, drastica.

Non so cosa aspettarmi da M1 Pro e M1 Max, ma potrebbero davvero fare quella differenza che altri possono solo sognarsi oggi e probabilmente anche domani. L’hype è tanto e onestamente non vedo davvero l’ora di mettere una nuova macchina Apple Silicon alla prova. Mi hanno dato quella sensazione di “boccata d’aria fresca” in un periodo non esattamente brillante per la categoria.

Magic Keyboard

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L’unica cosa che trovo magica è quella sottile presa per il culo che un possessore poco felice di un MacBook Pro 13″ del 2019 ha provato con l’avvento della “Magic Keyboard” come sostituta della sempre mai troppo maledetta “Butterfly Keyboard“, quella che aveva promesso minore corsa dei tasti e un ripensamento del classico meccanismo a forbice posto sotto ogni tasto che la storia conosce e annovera tra i suoi migliori “se funziona, non toccarlo“. Le critiche sono piovute insieme alle conseguenze legali per Apple, io ho cambiato una volta il blocco tastiera e batteria, in garanzia, prima di dover fare un altro cambio drastico dovuto al corpo alimentazione della scheda madre.

A me la tastiera in sé non dispiace, la cosa che mi fa imbestialire è l’essere tornati indietro alla velocità della luce senza neanche dire “avete ragione, abbiamo sbagliato, scusateci“, vendendo la Magic Keyboard come una grande innovazione, un po’ come successo con la touch bar che oggi – vendendola ancora una volta come una grande innovazione dedicata ai professionisti – sparisce in favore dei cari vecchi tasti fisici, mai troppo apprezzati.

L’innovazione è bella quando è vincente. Quando si torna indietro, bisognerebbe ammettere l’errore e cercare anche di far qualcosa per quei clienti che hai lasciato un pelo troppo insoddisfatti per la via, non di vendere la pelle dell’orso come fosse quella di gattopardo ricoperto di balsamo di cornucopia d’oriente con pomodorini confit.

Connettività

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Altro paragrafo che ha alimentato quella bile un po’ così. Sì perché, dopo averci raccontato che “scemi noi a pretendere delle porte di comunicazioni facilmente accessibili” e che “il futuro sarebbe stato tutto un adattatore” per mantenere quanto più minimalismo ed eleganza possibile, ecco tornare non solo la porta di alimentazione MagSafe dedicata (sempre amata, quando l’ho persa ci sono rimasto parecchio male), ma anche la porta HDMI (out), il lettore di schede SD e 3 porte USB-C (Thunderbolt 4), oltre al fortunatamente mai sparito jack audio. Io (ormai diverso tempo fa) ho configurato una scrivania casalinga che potesse accogliere sia il mio MacBook che l’EliteBook (HP) aziendale, grazie all’ausilio di un hub USB-C con alimentazione passante che mi permette di avere tastiera, mouse, webcam e monitor esterni, tenendo chiuso il laptop o – al massimo – sfruttando la configurazione a doppio monitor.

Fortunatamente Apple ha annunciato che sarà sempre possibile alimentare il MacBook tramite USB-C, chiaramente rinunciando alle mirabolanti (non sono ironico) caratteristiche della porta MagSafe che è nettamente più indicata per svolgere il mestiere per il quale era stata pensata, poi tolta, poi rimessa (ecco, adesso sull’andare e tornare sono ironico). Considera che ogni adattatore Apple è sempre costato un occhio della testa (alimentando un mercato alternativo da capogiro, spesso mettendo però in vendita dell’hardware non esattamente adatto e sicuro), e chi ha sempre preferito l’originale alla marca cinese alternativa si ritrova oggi con – potenzialmente – un mucchio di inutilità che finiranno dimenticate in un cassetto.

È che a pensare male si fa certamente peccato, ma generalmente ci si prende, ed è un po’ per questo che si alimenta quella leggenda metropolitana secondo la quale, andando via Ive da Apple, il MacBook sia tornato ad essere più “dotato” rispetto al passato.

Il notch

Devo seriamente scrivere qualcosa qui? In questo paragrafo intendo, sei serio? No dai, provo a spiegartela meglio con un’immagine che qualche giorno fa è girata su Twitter:

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Nella migliore ipotesi e condizione, quel notch “sparirà” perché integrato nella barra strumenti del Finder di macOS (quindi gestito via software, soprattutto sfruttando il Dark Mode). Nella peggiore, sarà un pugno nell’occhio quando si andranno a utilizzare applicazioni che non lo supportano (che magari lo supporteranno in futuro, o magari no). L’occhio ci farà certamente l’abitudine dopo qualche tempo, ma decidere di inserire una roba così in un laptop, senza neanche pensare all’integrazione con FaceID e sostituendo la vecchia webcam da 720p con la nuova da 1080p, facendola passare come una grande novità, fa un pelo sorridere 😏.

macOS

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Io utilizzo ancora Catalina. Non è stata una di quelle release che ricorderò negli anni a venire, eppure è ben distante da quella eccessiva “cartoonizzazione” di Big Sur. Dovrei fare l’upgrade e lo farò certamente, mi serve solo ancora un attimo di tempo (e voglio dare un’occhiata a Monterey prima, lo farò utilizzando una macchina virtuale).

In conclusione

Non tutto è da scartare, è chiaro che il salto generazionale è davvero grande e personalmente vedrei di buon occhio un cambio del mio MacBook Pro 13″ del 2019, molto più di quanto non lo abbia visto quando ho scelto di abbandonare il fidato MacBook Pro 13″ del 2013 (che, rispetto al suo successore, mi ha dato davvero grandi soddisfazioni e zero problemi). Probabilmente sceglierò di attendere visti anche i prezzi, andrei volentieri a prendermi un MacBook Pro 14″ in configurazione M1 Pro pressoché base (CPU 8‑core / GPU 14‑core / 16GB di memoria unificata e SSD da 512GB, NdR), anche perché sarebbe già più grossa rispetto a quella dell’attuale macchina che utilizzo e che ogni tanto mi tira fuori il peggio quando c’è da montare video in Final Cut e il surriscaldamento fa rallentare fin troppo le prestazioni globali del sistema.

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Duemilatrecentoquarantanove euro, l’ho scritto per esteso per capire quanto male possa fare sulla carta di credito, eppure andando a recuperare la fattura del mio attuale MacBook vedo circa quella stessa cifra in basso a destra (per una configurazione leggermente modificata e perché il ragionamento iniziale era stato quello di volerlo ammortizzare alla stessa maniera del suo predecessore, cosa alla quale difficilmente la mia pazienza mi permetterà di arrivare), se solo pensassi di permettermi un disco più spazioso (per provare a evitare di tanto in tanto l’uso dei dischi ad alta velocità esterni, il Cloud o il NAS di casa), dovrei arrivare come minimo a €2.849 (perché ci infilerei pure il processore poco più alto in categoria).

Ne riparliamo poi.

#StaySafe

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