Foorban (Fridge) può realmente sostituire un servizio mensa?

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Risposta rapida: NO. Non nella formula scansiona, scegli, prendi.
Riavvolgo perché posso ben comprendere che sia difficile capire di cosa sto blaterando.

La pandemia ha cambiato molte carte in tavola, una di queste – aziendalmente parlando – è la mensa. Avevamo un servizio di mensa che portava parte del cibo da una cucina centralizzata poco distante dalla mia sede, mentre faceva alcune altre preparazioni qui in loco. Il risultato non era brillante ma neanche da buttare via, in media si trattava di un buon prodotto finale anche se molto dipendeva da chi stava “dietro al bancone” qui in sede e dalla sua voglia di gestire tutto correttamente. C’erano quelle volte che – grazie alla presenza di uno chef – era possibile mangiare bene sul serio. Poi tutto è cambiato, il lockdown ha obbligato il servizio a chiudere i battenti perché non c’era più nessuno in ufficio, e al rientro la cosa non è affatto migliorata perché non c’erano più i numeri adatti a garantire una sopravvivenza sensata del servizio.

Abbiamo ripreso a sfruttare il servizio mensa dapprima con un “Lunch Box” curato dalla Pellegrini (un cestino pronto con al suo interno un menu completo scelto da applicazione almeno un giorno prima, dal costo standard a prescindere dalla combinazione scelta: primo, secondo con contorno, pane, acqua, frutta o alternativa), poi siamo approdati su questa soluzione smart di Foorban, il loro Fridge:

Il Foorban Fridge è la soluzione più innovativa, conveniente e flessibile per mangiare sano in ufficio. Viene installato nell’area break da voi individuata e ospita i nostri prodotti in totale sicurezza, occupando solo 1 mq.

foorban.com/fridge

Ora: se sul flessibile non ho da ridire proprio nulla, sull’innovazione e sulla convenienza qualche sparuto parere non richiesto mi sento di darlo.

Foorban Fridge propone una serie di piatti pronti che possono essere facilmente riscaldati in microonde (seguendo le istruzioni che si trovano sulla confezione di ogni piatto pronto), sempre diversi (il menu cambia attualmente una volta alla settimana circa, in maniera un po’ poco logica / prevedibile) e dal gusto che – a dirla tutta – non si discute (sono buoni piatti).
I prezzi che sul sito web ufficiale vengono dichiarati come convenienti (che permettono di “pranzare con cifre a partire da 5€“) sono tutto fuorché tali. Di piatti a 5€ non se ne trovano e – se si vuole rimanere sotto quel tetto – bisogna scegliere di pranzare con un tramezzino o tuttalpiù con del riso al pomodoro quando disponibile.

La nostra azienda dovrebbe aver fatto un accordo con Foorban per ottenere il 10% di sconto sul prezzo originale dei piatti, dettaglio non visibile dal loro sito web (ottimizzato perfettamente per mobile, senza necessità di installare un’applicazione ad-hoc, punto a favore) e che stento a credere sia realmente applicato. In circa un mese di utilizzo ci sono stati problemi di approvvigionamento (frigo praticamente vuoto) e un susseguirsi di piatti che hanno sempre cavalcato il limite (o superato senza troppi problemi) del buono pasto spendibile dai dipendenti (attualmente 7,50€).

Giusto per fare un rapido calcolo “spannometrico“, ti sto parlando di una cinquantina di euro spesi, considerato che io passo tre giorni alla settimana in azienda e uno di questi l’ho battezzato come “si mangia fuori e ci si prende un attimo di tempo in più“, senza considerare poi che da una settimana circa sto preferendo uscire e andare a prendere qualcosa da mangiare al supermercato vicino, si parla di circa 8 euro e mezzo a pasto, il tutto per mangiare un primo piatto o un qualcosa che si avvicina grosso modo a un piatto “unico“.

Il problema è che insieme al piatto (che ha un suo costo dovuto agli ingredienti di buona qualità e alla preparazione in sé), si sta pagando anche la tecnologia e il servizio, andando inevitabilmente a innalzare il prezzo e portandolo pericolosamente vicino a quello che si può trovare in un ristorante dove generalmente lo si mangia fatto proprio sul momento e – soprattutto – con ben altra quantità, sapore (non sempre) e costi di gestione. Uscire, andare al Viaggiator Goloso più vicino, prendere un primo piatto, un secondo piatto e un pezzo di focaccia mi è costato esattamente 7,70€. Incastrare un piatto da 300 grammi di riso al pomodoro e un tramezzino mi ha fatto raggiungere i 9€ usando il Foorban Fridge.

Qualche nota poi riguardo la tecnologia di cui si parlava prima.

Il Foorban Fridge è connesso alla rete di Foorban (c’è un router sul frigorifero che immagino utilizzi delle SIM per connettersi, non mi sono messo a sbirciare sotto al cofano più del dovuto) e con questo scambia evidentemente dei dati che permettono di tenere d’occhio il consumo dei piatti presenti all’interno del frigo.

Se inizialmente si pensava che il frigo fosse dotato di sensori in grado di comunicare correttamente cosa mancasse all’appello, ecco che in realtà si scopre (a meno di smentite che mi permetterebbero di correggere seduta stante l’articolo) che così non è. Dato un numero di piatti caricati, quello che da quel momento in poi i clienti acquistano sbloccando il frigorifero è ciò che manca all’appello e che va quindi ricaricato.

Intelligente? Discutibile. In un epoca fatta di frigoriferi intelligenti e sistemi di apertura per prossimità, qui ci si riduce ogni volta a dover scansionare un QR code attaccato al frigorifero (spoiler: c’è un’alternativa) che aprirà il sito web di Foorban e – una volta autenticati – si potrà selezionare cosa acquistare e sbloccare la serratura del frigorifero (per 15 secondi, oltre i quali si richiuderà se non aperto, un po’ come accade con le portiere dell’auto quando aperte a distanza), senza però controllo reale alcuno su ciò che viene portato via dal frigorifero. È un rapporto di fiducia instaurato tra Foorban e il cliente finale, con in mezzo l’azienda che nulla può (o quasi) quando un’eventuale furbone del quartierino decide di mettere alla prova il sistema.Siamo tutti grandi, grossi e vaccinati, ovviamente, però è davvero strano che alcune di queste scelte siano lasciate un po’ così, “al caso“.

Non c’è un contatore in grado di darmi il numero di piatti residui ipoteticamente presenti nel frigorifero, è un po’ un prenderci. Io scendo, medito davanti al frigorifero cercando di capire cosa c’è dentro confrontandolo con il menu disponibile via sito web e poi acquisto ammesso ci sia qualcosa che mi va. Puoi farlo più lontano dal frigorifero ed evitare così gli assembramenti? Sì, ma vallo a spiegare bene a chi vuole rimanere lì vicino nel tempo che intercorre tra la scansione del QR e la scelta.
Il più veloce e smart può ciulare amabilmente un piatto da sotto al naso a quello più lento e maldestro? Assolutamente sì.

Non mi permetto di compararlo a ciò che potresti trovare in maniera identica (e a tutt’altro listino) all’Esselunga (perché Il target è evidentemente differente), ma allo stato attuale mi sembra un po’ troppo sbilanciato a sfavore del cliente finale. Nota di merito doverosa tanto quanto quella relativa al sito web ottimizzato per mobile: i piatti che non vengono scelti e acquistati finiscono nel circuito Too Good To Go e Banco Alimentare, per evitare inutili sprechi.

È quindi una soluzione in grado di sostituire un ormai superato servizio mensa? No, ed è la risposta che ho dato in apertura di questo lamento.
È un bel progetto, ha del potenziale, può essere comodo in determinate situazioni (sei in ritardo e vuoi mangiare qualcosa molto rapidamente, o magari fuori piove e non hai nessuna voglia di prendere l’auto e andare a procacciarti del cibo, giusto per fare un paio di esempi) ma non ha l’accessibilità che paventa di avere. Offre piatti sì healthy (sani, ma l’inglese va sempre di moda), ma che spesso non tengono conto di intolleranze oggigiorno molto comuni, il tutto a prezzi che definirei più vicini a un bar / tavola fredda che un qualcosa che puoi trovare in un banco frigo. Ci sono casi un po’ più limite in cui inevitabilmente è preferibile portarsi “la schiscia” da casa.

Vuoi saperne di più? Chiedi (tramite area commenti), ti sarà risposto.

#StaySafe


Immagine di copertina: Dan Gold on Unsplash

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