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Il mondo è di chi te lo consegna

man in brown jacket and black pants sitting on white metal railings

Photo by Aaron Doucett on Unsplash

Parliamoci chiaro: se non fosse per i corrieri (SDA, UPS, DHL, TNT e tutto il resto del cucuzzaro) ci ritroveremmo ancora a programmare lo shopping (cosa che in parte comunque continuiamo a fare) anche per andare ad acquistare le batterie stilo come si faceva un tempo, quando lo zio preferito a Natale ti regalava quella spettacolare macchina radiocomandata che però non avresti potuto usare prima del 27 dicembre (nella migliore delle ipotesi) perché ti toccava attendere che la tabaccheria in piazza riaprisse dopo il periodo di festività. Senza i corrieri e il commercio elettronico (generico) avremmo avuto seri problemi di sopravvivenza durante i due lockdown dovuti alla pandemia da Covid-19, a loro va il mio personalissimo e forse inutile grazie, di cuore (anche perché ho sempre fatto molti acquisti online anche prima che scoppiasse tutto questo).

Photo by CHUTTERSNAP on Unsplash

Quello che però – nonostante i tempi e il galoppare incessante della tecnologia – non è poi così tanto migliorato è l’esperienza utente e tutto ciò che accade nel momento in cui qualcosa va storto. Si va dalla mancata consegna causata dal singolo trasportatore che decide di accampare scuse (la più comune è quella che nessuno risponde al citofono / campanello anche quando ci si trova dentro casa) al pacco danneggiato perché maltrattato, passando per il furto del contenuto (per il quale Amazon da qualche tempo sta sperimentando una specie di codice a due fattori per permettere di aggirare in qualche maniera l’ostacolo ed evitare ulteriori episodi). C’è di tutto e credo sia del tutto normale che qualche episodio accada, l’importante è recuperare e gestirlo nel migliore dei modi per non lasciare l’amaro in bocca.

Ecco, appunto.

Ho ordinato il nuovo robot aspirapolvere e lavapavimenti lo scorso gennaio, fidandomi di un articolo pubblicato da Michele (che leggo ogni volta che posso) e di un secondo parere di un amico che lo possiede già. Due clic e completo l’acquisto pagando con PayPal (fallo sempre quando puoi, preferiscilo alla carta di credito diretta). Spedito il 24 gennaio, a oggi ancora non consegnato nonostante l’ultimo aggiornamento riguardi l’arrivo nella filiale di Milano lo scorso 27 gennaio. Ho già contattato diverse volte il supporto del venditore e alla fine mi è pure toccato prendere contatto con UPS per capire cosa stesse accadendo.

Ora, tralasciando la discutibile qualità dell’assistente vocale automatizzato del corriere che fatica a sentire se non usi toni di voce medio-alti (l’ho appoggiata un pelo male, me ne rendo conto, sono stato però sincero), il problema sta nel fatto che io – cliente – abbia dovuto perdere tempo (molto) contattando il corriere alla ricerca della spedizione perduta, venendo rimbalzato tra assistenza clienti in Tunisia e ufficio di Milano dove – in teoria – la mia spedizione dovrebbe trovarsi, lì in un angolo, abbandonata e dimenticata (azzardo: persa o rotta, quindi fatta sparire meglio di quanto sappia fare Dexter Morgan sappia fare con i suoi cadaveri). Non il mittente, non il corriere, io, che sono quel pirla che ha sborsato dei soldi e che ancora non ha ricevuto il prodotto.

Sempre io che – dopo essere riuscito in qualche maniera a ottenere informazioni a cavallo tra i due numeri telefonici e l’assistenza via Twitter – ha dovuto registrare un nuovo account sul sito web di UPS (del quale non me ne faccio assolutamente nulla) per poi arrivare ad aprire un reclamo che al termine del percorso non è stato neanche aperto, generando errore e facendomi passare nuovamente per l’assistenza Twitter (quella che mi aveva detto di aprire il reclamo via sito web) che ha fatto il tutto al posto mio dopo aver ricevuto dati già in loro possesso.

È tutto così bello, contorto e gradevole come un palo della luce infilato in un occhio, ma soprattutto inutile. Si perde tempo (in tanti, troppi) e non si risolve probabilmente alcunché. Nel corso delle telefonate con UPS (operatore di assistenza, ufficio di Milano, ecc.), i dipendenti si rimbalzavano la palla tra di loro e nessuno poteva fare ciò che serviva al posto del collega che io dovevo contattare subito dopo. A me spiace per quanto accaduto e per il tempo perso, e nel frattempo ho aperto una contestazione PayPal (che in questi casi può solo che aiutare), se solo ci si impegnasse a rendere meno rognosa la burocrazia, snellire questo tipo di processi e aiutarci a raggiungere il risultato desiderato in dieci minuti di tempo, vivremmo in un mondo decisamente migliore.

Ok, il tempo dello sfogo è terminato. Cosa ho imparato? Che fidarsi di articoli pubblicitari (senza prova alcuna) è sbagliato anche se scritti da persone che stimi (ho l’attenuante di aver chiesto un doppio parere a chi quel prodotto però già ce l’ha), che acquistare su shop online che non si conoscono è sempre rischioso (anche se sembrano ben organizzati) e che PayPal (a prescindere da come andrà la contestazione) è sempre la soluzione migliore per fare da “schermatura” (per la propria carta di credito) e provare almeno ad aprire una contestazione quando il resto non funziona. Poi magari alla fine arriva il prodotto e magari pure il rimborso (cosa che non voglio, a me basta ricevere ciò che ho pagato!), e vissero tutti felici e contenti 🙄

#StaySafe


Immagine di copertina Aaron Doucett on Unsplash

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