In attesa che la Open Beta faccia mostra di sé nei primi giorni di marzo, Ubisoft ha da poco chiuso l’accesso privato al nuovo capitolo dedicato allo sparatutto in terza persona di Massive Entertainment, The Division 2. Pur non avendo avuto occasione di giocare la Zona Nera e la missione Invasione (ero fuori città e non sono riuscito a dedicarmi anima, cuore e pallottole al titolo), ho potuto farmi un’idea delle novità alle quali avremo accesso e dalle quali (credo valga un po’ tutti, sicuramente vale per me) ci si aspetta parecchio in termini di miglioramenti e correzione – se così si può chiamare – dei problemi noti di The Division. Ho giocato The Division 2 in Private Beta sulla mia Xbox One X, qualsiasi riferimento è quindi pensato per la console di casa Microsoft ed è possibile che non corrisponda all’esperienza su PC o PlayStation.
Il caos e la Casa Bianca
Se Washington D.C. è la nuova destinazione degli agenti, è anche vero che la Casa Bianca può risultare essere la migliore base operativa per coloro che forniranno assistenza e fuoco ai civili sopravvissuti all’espansione dell’infezione che aveva precedentemente colpito New York, rendendola di fatto una città fantasma e con tassi di criminalità mai visti prima, dettati dall’evidente necessità di sopravvivenza di quelle persone rimaste a raccogliere quelle risorse sempre più scarse disponibili sul territorio. La SHD torna quindi a essere necessaria, forte di uno spirito a metà tra la “crocerossina” e la necessità di mettere ordine lì dove l’ordine non esiste più, soprattutto perché di JTF non se ne sente più parlare e perché quegli agenti di supporto sul campo di battaglia continuano a essere più inutili di un frigorifero per gli eschimesi.
Per arrivarci – alla Casa Bianca, nda – si dovrà attraversare un’area apparentemente vuota e chiaramente devastata (ma più verde di quanto siamo stati abituati a vedere in una New York così gotica da fare il pelo a Batman e alle sue storie su Gotham), la quale nasconde alcuni oggetti certamente preziosi (che ti consiglio quindi di recuperare anche in quella che sarà la prima missione del gioco finale e commercializzato sugli scaffali) per farsi largo tra quei piccoli gruppi di ribelli che ti ritroverai in fretta a fronteggiare, i quali non hanno intenzione alcuna di permetterti di arrivare alla tua destinazione. Nessuno ti potrà aiutare, il livello degli antagonisti è bilanciato rispetto al tuo, non preoccuparti ma non prendere neanche sotto gamba la cosa, non ti conviene (il perché lo capirai tra breve), prepara le armi e sii preciso, perché di colpi certamente ne hai, ma potresti perdere quell’attimo ideale per terminare lo scontro a tuo favore senza troppa fatica. Potresti fare qualche errore certo, e infatti il primo gruppo da affrontare è molto ristretto e ti permetterà di riprendere confidenza con il sistema di gioco e le sue combinazioni da controller.
Attraversato quel lembo di terra che ti separa dalla sicurezza di non ricevere pallottole alle spalle, potrai finalmente dare un’occhiata da vicino alla Casa Bianca, la quale risulterà seriamente danneggiata da quanto accaduto a Washington D.C., nulla però che non si possa ricostruire con tempo, risorse e chiaramente oggetti che recupererai durante le missioni che ti verranno proposte.
Un’occhiata alle missioni
Due principali come da storia (con armi, livellamenti e nemici che crescono insieme all’aumentare dell’esperienza del giocatore), e una terza “invasione” con massimi livelli negli armamenti e nelle squadre d’assalto, così da saggiare la validità della scelta futura e farsi un’idea del tipo di offensiva alla quale far fronte quando arriverà il giusto momento (a gioco ufficialmente rilasciato).
Il movimento e il controllo delle armi e dei ripari è rimasto pressoché invariato, certamente migliorato in risposta ma anche – in un certo senso – rallentato rispettando quella che è la fisica umana, perché non si è mai sufficientemente veloci per correre indisturbati dietro un riparo, e questo è apprezzabile ai fini della “realisticità” del titolo, volutamente virgolettata perché non esiste sulla faccia della terra, volendo metterlo sull’altro piatto della bilancia, che un nemico anche ben protetto non vada a terra con un paio di colpi ben assestati.
Ah già, a proposito dei colpi: fanno male stavolta, ma sul serio. Scordati quella malsana abitudine di lanciarti in mezzo alla mischia e aprire il fuoco come non ci fosse un domani o come se si stesse facendo il casting per il prossimo film americano tutto pallottole, esplosioni e Kaboom Rico, Kaboom, in The Division 2 (ammesso che la beta ricalchi ciò che troveremo su scaffali e store digitali il prossimo 15 marzo) nulla ti è più amico di un buon riparo o di una corazza che dovrai cercare di non farti abbattere rapidamente. I nemici tireranno più o meno bene in base al livello con il quale ti presenti davanti (o dietro) a loro, e sarà un crescendo di sofferenza, caricatori e medikit che avranno necessità di tre secondi circa per poterti rimettere in sesto, contrariamente a ciò che accadeva nel vecchio capitolo dove correndo potevi curarti e non andare quasi mai a terra (se giocavi bene le tue carte, chiaro).
L’azione, quella bella
The Division 2 mescola ciò che di più buono c’è stato nel precedente episodio della serie con ciò che si pensa essere la migliore scelta per questa avventura che ti / ci porterà a Washington D.C., questo è chiaro fin da subito. Sia affrontando da solo i gruppi di nemici sulla strada, sia ricostruendo quel gruppo di amici con il quale ho affrontato pressoché ogni sfida (o quasi) del primo The Division, mi è parso che i passi in avanti ci siano e che abbiano una certa consistenza. Come già detto qualche parola fa ho apprezzato molto la maggiore fragilità del protagonista controllato (nei movimenti più lenti ma anche nel non potersi più esporre in stile Rambo davanti al fuoco nemico, anche per quei pochi secondi che oggi rispetto a ieri possono essere fatali), alla quale si associa una migliore intelligenza nemica controllata dalla IA e alla quale si associano una serie di armi e oggetti che non aspettano altro che metterti nel mirino per raggiungerti e farti cessare il fuoco (oltre che il respiro).
Questo è ciò che permette di creare delle azioni di gioco appassionanti, coinvolgenti, giuste per ciò che io ho personalmente ricercato nel 2016 ma anche oggi, a distanza di 3 anni. Mi è capitato un paio di volte di distrarmi e ritrovarmi accerchiato dal nemico “imprevisto“, ma anche essere protagonista ancora una volta non desiderato di fuoco che teoricamente non ci sarebbe dovuto essere, perché è più semplice che ci si ritrovi ad assaltare un campo ostile dove a venirti incontro (più che altro contro!) non saranno solo le iene (nuovo nemico base che ritroverai nelle strade di Washington D.C., nda) di quel campo, ma anche gruppi che pattugliano le strade e che nulla c’entrano con quella specifica azione, ma che si infileranno all’interno di essa per far fronte comune contro il tuo gruppo.
Rapide osservazioni tecniche
Pur trattandosi di una versione beta, è chiaro che The Division 2 è ormai maturo per essere raccolto e giocato al meglio, sono certo che pur essendomi perso la Dark Zone e l’ultima grande missione queste siano state apprezzate da chi ha avuto modo di metterci piede e arma (ehi tu, ci hai giocato? Fatti vivo, sono curioso di conoscere il tuo parere nei commenti!), in attesa di poterlo fare anche io durante l’Open Beta del prossimo marzo. Se dal lato meramente fisico e di controllo non ho notato poi così tante differenze (anche se le armi sono state ben riprogettate e così i loro rinculi, caricatori, tempi di ricarica, ecc.), ciò che più disturba – evidentemente in modo voluto – è quella luminosità con la quale spesso ci si ritrova a fare i conti, perché non sempre a tuo vantaggio, un po’ come funziona con le zone più buie o più mal ridotte a causa dei gas velenosi che si propagano ancora per le strade.
The Division 2 in generale propone ambienti molto più ricchi e dettagliati, forse in alcuni casi anche troppo; rischiano di distrarti, farti perdere tempo e distogliere attenzione da ciò che realmente può interessarti. La base principale (la Casa Bianca) e i primi rifugi sono molto diversi rispetti al passato e questo non è necessariamente un bene, ma sono certo che prendendoci maggiore confidenza il mio giudizio cambierà e tenderà a migliorare. Lo stesso si può dire infatti per il menu giocatore, per le abilità speciali e per le armi secondarie, tutto organizzato in una maniera che dà un taglio netto al passato. In tutto ciò sono certo che avrai apprezzato la vastità della mappa e la quantità di missioni secondarie che sono state messe a disposizione di chi ha partecipato alla Beta Privata, e che probabilmente salteranno nuovamente fuori durante l’apertura al pubblico.
Insomma, lo avrai capito, voglio necessariamente farci “un altro giro” per poter realmente capire di cosa si sta parlando, di quanto sia realmente grande il passo in avanti compiuto da uno studio di sviluppo che non ha mai abbandonato la sua creatura, cresciuta nel tempo e modificatasi secondo richieste dei giocatori (punto a favore, sia chiaro).
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Prodotto: ho effettuato l'iscrizione per l'accesso alla Private Beta qualche tempo fa. Ho ricevuto la chiave per il download del pacchetto di gioco e l'ho scaricata direttamente dallo Store Microsoft.