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Codacons: qui nessuno è esperto.

Ricevo quasi quotidianamente dei comunicati stampa di Codacons, l’associazione nata nel 1986 per difendere l’ambiente e i diritti dei consumatori. Si tratta per lo più di concentrati di parole che mi portano alla mente forconi e caccia alle streghe, ma questo è esclusivamente un parere soggettivo basato su quei testi, perché in realtà credo che associazioni come questa possano avere una loro utilità, soprattutto quando il cittadino e cliente finale, quello piccolo che “non conta nulla” per le grandi aziende, si trova in difficoltà e senza arma alcuna per far valere i propri diritti di consumatore.

La regola è sempre la stessa: io guadagno uno stipendio con sudore e dedizione al lavoro, perché dovrei tacere di fronte ad abusi, scarso potere d’acquisto e truffe ben mascherate da aziende forti? Il Codacons (e non solo lui) ha un ruolo in tutto questo. Nota bene: sto sorvolando su nomi precisi e su “accuse” ridicole come quelle relative a Pokémon GO di qualche tempo fa.

Tolto il dovuto cappello per mettere a tacere eventuali troll della prima ora, voglio proporti parte del testo ricevuto una manciata di giorni fa:

Il Codacons mette in guardia tutti gli utenti dalle truffe online: “tutti i giorni siamo bersagliati da un numero incredibile di mail spam e truffaldine che ci raggiungono tramite indirizzo e-mail – afferma il Presidente Marco Maria Donzelli del Codaconse da cui dobbiamo ben guardarci per evitare di cadere vittima di malfattori che ci sottraggono i nostri dati personali.”  Ecco il decalogo anti-truffa del Codacons:

1) Mai diffondere il proprio indirizzo e-mail principale su forum, blog, messaggi o altri siti internet.
2) Evitare di iscriversi col proprio indirizzo e-mail ai siti web sconosciuti.
3) Utilizzare uno dei migliori servizi di posta ossia Gmail, Yahoo Mail ecc.
4) Nel caso di invio di e-mail a più persone, spedirle sempre con gli indirizzi dei destinatari in chiaro, ma nascosti in CCN, per evitare di entrare in mailing list o catene di sant’Antonio molto fastidiose.
5)  Con tutte le e-mail di spam che si ricevono, andare a difendersi facendo denunce per ciascuna di esse, potrebbe essere un lavoro davvero impegnativo e, probabilmente, senza risultati.
Difficilmente infatti la polizia postale darà retta a queste denunce che, per la maggior parte dei casi, rimarranno solo un numero statistico.
6) Non rispondere mai alle e-mail di spam perché esse provengono da indirizzi fasulli.
7) Dotarsi di un antivirus sicuro e che svolga automaticamente un controllo dei contenuti del computer, per evitare che esse venga infettato nel caso di apertura di e-mail di spam.
8) Prestare la massima attenzione e non cliccare su pop-up che vengono visualizzati quando apriamo una mail o una pagina internet.
9) Navigare sempre su siti internet sicuri e con connessione protetta. Non andare su siti identificati come pericolosi.
10) Non inserire mai i propri dati personali se non si è del tutto certi della pagina che abbiamo aperto.

Ho letto la mail e ho riso su un paio di punti, in particolar modo sul terzo, in seguito al quale lanciato un tweet un po’ da pirla (lo ammetto):

Pentito a corto raggio dell’aver messo online una polemica abbastanza sterile senza spiegare in alcun modo il perché del mio ridere, ho aggiunto informazioni in coda al primo tweet, senza aspettarmi una risposta da Codacons, o per lo meno aspettandomene forse una più politicamente corretta:

È chiaro che io abbia fatto un primo gesto errato, ma non è servito a nulla aggiungere informazioni, se non a prendersi una risposta al limite del “ti vedo dall’alto verso il basso“. Ora, dato che non mi piacciono le polemiche sterili e lasciate un po’ a metà, vorrei chiedere a Codacons di mettersi nei panni dell’utente finale, spesso molto ignorante in materia informatica, e provare a mettere in pratica quello che suggeriscono nel decalogo stilato da chissà quale esperto in sicurezza informatica probabilmente assunto nei loro uffici. Vorrei poter rispondere (nonostante io non mi definisca certo un esperto, pur svolgendo un mestiere che mi porta a rimanere particolarmente informato) punto per punto, dove necessario, per confrontarmi con l’esperto dall’altro lato del monitor:

  1. Chiedere di non diffondere l’indirizzo e-mail “principale” all’utente è alquanto improbabile. Moduli delle carte fedeltà del supermercato sotto casa, whois su un dominio registrato per la propria attività, una scuola, un progetto personale, iscrizione a Facebook, rubriche di amici e parenti e chissà cos’altro. In passato (e succederà ancora in futuro) alcuni dei provider che mettono a disposizione il servizio di mailbox gratuita sono i primi a vendere quegli indirizzi a chi lo spam lo mangia e invia a colazione (parliamo di email.it, Hotmail, o magari Libero e compari vari). Là fuori è pieno di persone che non hanno neanche un indirizzo di posta elettronica (e non lo vogliono), figurarsi un master e uno slave.
  2. Ogni sito web è potenzialmente sconosciuto. Fatta eccezione per Google, Amazon e altri nomi altisonanti che più o meno tutti conoscono, il resto è sconosciuto per definizione. L’utente medio non ha idea di chi ci sia dall’altro lato, i suoi dati sono sempre e comunque in “pericolo“, vale anche per i “big“.
  3. Migliori servizi di posta. È quello che mi ha fatto più ridere. Viene citato Yahoo. Davvero non leggete cosa succede su internet? Qui trovate l’articolo scritto da Graham Cluley: grahamcluley.com/yahoo-confirms-500-million-accounts-hacked-2014-data-breach, basta lanciare una ricerca Google per trovare tutti gli altri.
  4. Prima di inviare una mail, soprattutto con molti destinatari (ciò che succede soprattutto quando si parla di newsletter e simili) è bene controllare possibili errori di battitura. Qui si tratta solo di banalità: si consiglia di mettere gli indirizzi di più destinatari in chiaro, poi si corregge il tiro parlando della copia carbone nascosta. Le catene di S.Antonio non piacciono a nessuno, peccato che ancora oggi ne saltino fuori parecchie, alcune volta causate anche da finti esperti.
  5. Tutto corretto. Inutile far perdere tempo alle forze dell’ordine.
  6. Difficile. Gli spammer sono sempre più furbi e i sistemi automatici di invio delle mail pubblicitarie (e non solo, qui c’è di mezzo anche il phishing) sempre più validi. I più classici errori dovuti a un italiano errato iniziano a diventare sempre meno. Le mail che arrivano agli utenti finali sono tutto sommato corrette, possono trarre in inganno. Combatto ogni giorno con quelle mail, cerco più e più volte di formare gli utenti, qualcuno scappa sempre, qualcuno apre quelle bollette dalle cifre spropositate che si rivelano poi essere tentativi di infezione (fortunatamente bloccati da buoni antivirus e sistemi di protezione perimetrale), un po’ quello che dice il punto 7. Non esiste nulla che possa bloccare il 100% di queste mail, esiste solo il buon senso e la generica sfiducia, con conseguente telefonata al reparto IT o all’amico che ha il figlio diplomato o laureato in informatica.
  7. Hai letto il punto 6?
  8. Auguri. I siti web non invasi dalla pubblicità e dai pop-up aperti a tradimento si possono contare sulle dita di una mano. Ci sono soluzioni alternative, si parte dall’utilizzo di browser che non vengano sviluppati da Microsoft all’utilizzo di componenti aggiuntivi come Adblock e simili. Nel mio piccolo –da non esperto– posso solo mantenere la lista X Files, compatibile con i browser più comunemente utilizzati.
  9. Impossibile. L’italiano medio è quello che cerca l’ultimo film uscito al cinema su internet, neanche due ore dopo dalla messa in onda della prima, in italiano, in qualità BluRay, con audio Dolby. Chiaramente quel file non esiste, ma lo cercherà e scaricherà qualsiasi schifezza esistente sulla faccia della terra, probabilmente infettandosi, probabilmente in barba a un buon antivirus sempre aggiornato, probabilmente regalando accesso al suo indirizzo di posta principale aggirando quindi l’ostacolo mentalmente posto dal punto 1. Il problema dell’utente poco informato e inesperto è sempre lo stesso, sta tra la tastiera e la poltrona, è se stesso.
  10. Si rifà un po’ al punto 2.

Ora credo di aver dettagliato il mio punto di vista, per quello che vale. Nessuno qui è esperto, al massimo ci si permette di dare dei consigli, per evitare che informazione certamente non falsa, ma neanche correttamente dettagliata, possa finire in giro per il web, che ne è già sufficientemente pieno. Magari, ammesso ci siano fondi spendibili, perché non investirne qualcuno per pagare un esperto che metta in scacco tutti e ci salvi dalla infezione eterna?

Ora posso tornare nel mio loculo.

Cheers.

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