Se non conosci pCloud, ti rimando a un vecchio articolo che avevo pubblicato qui sul blog nel 2018 (pCloud salta fuori studiando alternative a Dropbox o Box), ti aiuterà a capire qualcosa di più del prodotto, dei suoi tratti distintivi e delle capacità che mette a disposizione dell’utilizzatore. Quello di oggi vuole essere un articolo che – partendo da un abbonamento Lifetime da 2TB da poco attivato – ti spiega come migrare dati sul nuovo spazio disco in Cloud tramite un paio di alternative: un NAS Synology (e l’applicazione Cloud Sync) e MultCloud, servizio che avevo già messo alla prova diverso tempo fa (non ne avevo parlato però) e poi lasciato lì in soffitta.
pCloud Lifetime 2TB
L’ho fatto, mi sono fatto convincere dopo anni che ricevo offerte tutto sommato interessanti per passare all’abbonamento più corposo, quello Lifetime, decisamente più conveniente (anche se il prezzo da pagare nell’immediato è apparentemente alto) rispetto all’abbonamento che si deve rinnovare ogni anno. Non ti preoccupare se anche tu vuoi farlo e ora non c’è alcuna offerta attiva, pCloud si ripete a ogni occasione “speciale” che ci coinvolge direttamente (intendo come nazione, tanto è vero che io ho approfittato di uno sconto offerto durante la festa della 2 giugno scorso) o non in esclusiva (festività comandate, ecc.).
Acquistare la Lifetime da 2TB vuol dire pagare uno scotto nell’immediato (245€ per la precisione), per poi non doverlo più rifare in futuro, godendo di uno spazio che ipoteticamente rimarrà sempre a tua disposizione da qui fino alla chiusura per qualsivoglia motivo del servizio (nulla è eterno, conviene ficcarselo bene in testa).
245€ non è certamente il costo di un Hard Disk fisicamente acquistato su Amazon o presso il tuo fornitore di fiducia, ne sono consapevole (attualmente si parla di circa 100€ a prezzo di mercato), ma devi considerare che stai anche pagando la corrente elettrica, la connettività e il backup di quel tuo finto NAS che si trova lontano da casa tua, sempre raggiungibile da qualsiasi (o quasi) dispositivo. Se la ragioni in questa maniera, forse ti renderai conto che la cifra ha un po’ più senso, senza considerare che si abbatterà da sola (ripagando così l’investimento) in circa due anni.
A cosa serve aver aumentato lo spazio disco disponibile su pCloud? A spostare una serie di dati che oggi tengo in Dropbox, non vitali ma che non voglio comunque perdere, che “rubano” spazio alla famiglia (sono cliente Dropbox da una vita e un paio di anni fa circa – non appena approdata in Italia – sono passato alla versione Family che mi ha permesso di portare a bordo i miei cari, ognuno con il proprio account e con uno spazio condiviso a disposizione di tutti) e che su pCloud non daranno fastidio a nessuno, senza considerare che ho potuto così approfittarne per fare un po’ di pulizia di doppioni che avevo in giro, consolidando la mia libreria e andando a ricreare quei collegamenti condivisi che permetteranno a chiunque di scaricare magari l’immagine ISO di cui avevano bisogno dopo aver letto un articolo su questo blog.
Cloud Sync (Synology)
A questo punto parte il passaggio successivo, ovvero: come migro i dati e li porto tutti al centro del mio account pCloud? Io l’ho affrontato in un paio di modi, separando grandi quantità di dati (generate però da una minore quantità di file) da quelle più modeste (con numero però di file da spostare maggiore). Le “modeste” le ho spostate tramite il Cloud Sync integrato nel mio NAS Synology. pCloud non è nativamente compatibile e presente nella lista dei servizi configurabili in Cloud Sync, ma puoi accedere ugualmente al servizio tramite WebDAV (it.wikipedia.org/wiki/Web-based_Distributed_Authoring_and_Versioning).
pCloud ha due indirizzi WebDAV raggiungibili, in base a dove si trovano i propri dati (e ringrazio la documentazione di EnPass per avermi dato una mano in merito):
- pCloud (US)- https://webdav.pcloud.com
- pCloud (EU) – https://ewebdav.pcloud.com
Essendo io un utente di vecchia data di pCloud, nonostante l’azienda dichiari di essere europea (Svizzera) da sempre, ho scoperto che i miei dati risiedono tutt’oggi in USA e non in Europa (lo si vede dalle impostazioni dell’account di pCloud). Farò richiesta di migrazione per trasferire i dati in Data Center europei (con un costo di 19€ circa, pratica discutibile se posso dirla tutta) ma – nel frattempo – ho configurato Cloud Sync per allacciarsi al mio spazio pCloud e permettermi di muovere dei file dal NAS al Cloud, il tutto però obbligatoriamente rimuovendo l’autenticazione a più fattori, nemica di WebDAV, e per questo motivo già riabilitata (disconnettendo pCloud dal Synology) al termine della migrazione dei file.
Quello che ho notato in questo processo è che – in maniera del tutto casuale, non riproducibile e senza apparente spiegazione dettagliata – più volte è fallito l’upload di file leciti e corretti, andando però a creare finti file che non occupano spazio disco e che ti danno l’impressione che “tutto sommato” qualcosa sia stata fatta, completata, traendoti in inganno. Come risolvere la bega? Prendere i file che ho spostato nella cartella locale (del NAS) destinati all’upload su pCloud, salvarli su chiave / disco esterno USB, collegarlo a un PC e ridarli in pasto a pCloud passando però dal suo stesso uploader web, a scanso di equivoci.
È una rottura di scatole? Assolutamente sì, fortunatamente è un processo che va fatto una volta sola, tipo come funziona con il trasloco di casa.
MultCloud
MultCloud un servizio in grado di far dialogare più Cloud Storage tra loro (ma non solo), lo avevo provato e trovato ancora immaturo qualche anno fa, accantonandolo per un chissà quale futuro utilizzo, ed eccoci qui, l’ho utilizzato sul serio. Ha ricevuto un corposo e sensato aggiornamento (ben ricordo ancora quando gironzolava allegro per il web senza neanche presentarsi in HTTPS) e ha mantenuto quelle poche configurazioni che avevo salvato all’epoca del mio primo test.
Mi è giusto toccato fare un po’ di pulizia e configurare i due punti critici per metterli in comunicazione tra loro, Dropbox e pCloud, chiedendo poi a un’operazione batch di occuparsi di uno spostamento da un lato all’altro dei file (opzione non predefinita che permette di chiedere a MultCloud di copiare, verificare e poi cancellare il file dallo spazio sorgente se il check va a buon fine). È chiaro che un account gratuito di base ha poco traffico a disposizione (io avevo accumulato qualcosa come 10TB di traffico a disposizione, quindi non ci ho pensato due volte) e una serie di altre limitazioni importanti, ma se non è tua intenzione volere tutto e subito, potrai certamente evitarti di dover manualmente spostare da un lato all’altro tutto quello che non vuoi perdere.
Il trasferimento è lento, mettiti l’anima in pace. Hai due processi contemporanei a disposizione e per accedere al multithread vero ti tocca pagare l’upgrade dell’offerta di base. Io ho atteso circa 2 giorni di lavoro per poco più di 100GB di dati, vuoi mettere però il potermi evitare la scocciatura di dover fare tutto o quasi manualmente? Rclone è una possibile via alternativa ulteriore, ma devi considerare che ti tocca avere i file salvati anche in locale e non solo in “Online only” come di solito si è abituati a fare con servizi come Dropbox.
Una cosa che davvero non sopporto di MultCloud è l’autenticazione a due fattori che non è per nulla affidabile. Il codice può essere infatti inviato a una diversa casella di posta elettronica rispetto a quella utilizzata per la registrazione al servizio, ma non è vero e proprio strato di sicurezza così affidabile come si crede (ne avevo parlato su Twitter qui).
Al termine della copia ho verificato la bontà dei file portati “da A e B” e notato che sì, c’era tutto, anche di più (alcune immagini ISO si erano duplicate, le ho cancellate), sano, quindi tutto sommato posso ritenermi soddisfatto. Mi è giusto toccato fare quello spostamento di sicurezza di cui ti ho parlato nel paragrafo precedente.
E ora?
Ora metterò progressivamente a posto i link diretti che avevo pubblicato qui nel blog puntandoli a pCloud (al posto di quelli che ti portavano su Dropbox) e successivamente mi deciderò anche a spostare la mia vecchia (non tanto, dai!) e nutrita libreria software per macOS di cui preferisco tenere copia perché non si sa mai nella vita, potrei decidere un bel giorno di non fare migrazione dati da un MacBook all’altro. Sto anche mettendo alla prova ulteriori funzioni di pCloud (come il backup di dati di terze parti, Google Foto compreso) per capirne la bontà, magari ne parlerò in futuro.
Al momento “siamo a posto così” e – come sempre – sono a tua disposizione in caso di dubbi. L’area commenti è qui sotto che ti aspetta.
#StaySafe
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