Quasi ci siamo, non sono rimaste poi tante bracciate, manca meno di un mese al termine di Expo ed io ci sono ricascato, proponendovi la seconda parte (se così si può chiamare) di un più ampio articolo sull’esposizione universale, che sembra raccogliere sempre più consensi, alternati a critiche più o meno costruttive, d’altronde fa tutto parte del gioco, i gusti sono personali e difficilmente tutti potranno essere d’accordo sull’argomento.
Stavolta non voglio focalizzarmi sulla prima visita (vi consiglio di leggere il mio primo articolo in merito), bensì sul tornarci, o sul fare i conti con un ingresso singolo e la necessità di dare un’occhiata a ciò che c’è di più bello, ma anche al mangiare arrangiandosi oppure sedendosi comodamente in balconata.
La sofferenza maggiore oggi è costituita dall’affluenza massiccia di persone cominciata nei primi giorni di agosto (circa) e che continua a protrarsi, in concomitanza con l’arrivo di offerte e coupon su internet (ma non solo) che hanno notevolmente aumentato la quantità di visitatori in fila presso ciascun padiglione, anche quelli potenzialmente meno interessanti che nei primi mesi di Expo erano quasi sempre vuoti. Portare molta (ma molta) pazienza è necessario se fate ancora parte di coloro che vogliono visitare l’Expo prima della sua conclusione, è importantissimo pianificare bene la visita, scegliendo come investire le ore che compongono la giornata di gita.
La premessa rimane sempre la stessa, la riporto identica dal precedente articolo.
Premessa
Sono un visitatore, lo sono stato già diverse volte e ancora lo sarò. Sono entusiasta di quanto realizzato e di quanto ancora si potrà realizzare e no, non conosco costi, contratti, bustarelle e null’altro di quanto si sia già abbondantemente scritto, parlato, polemizzato e chissà cos’altro. Abbiamo (tutti) quel maledetto vizio di voler spalare merda su qualsiasi cosa si faccia in Italia, anche quando più o meno si riesce a raggiungere un obbiettivo. Se passate da qui per criticare, sputare veleno e far partire un flame bussate alla porta dopo la mia. Al contrario chiunque voglia fare discussione o critica costruttiva è sempre il benvenuto. Vale anche chiedere informazioni, sono a totale disposizione per quello che ho già potuto vedere in maniera approfondita.
Chi ha parlato di cibo?
Voglio muovere una personale critica verso Expo. Copio e incollo una parte di testo presa dalla pagina ufficiale “Cos’è” dell’esposizione:
Per sei mesi Milano si trasforma in una vetrina mondiale in cui i Paesi mostrano il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri.
Troppi padiglioni sembrano non aver recepito correttamente il messaggio, alcuni sono semplici vetrine che raccontano monumenti, eventi e vita nel loro paese (un errato setup del padiglione può anche starci, perseverare nell’errore nel corso dei mesi però un po’ meno, soprattutto viste le continue modifiche di alcuni di questi per andare realmente incontro all’argomento principale dell’evento), altri hanno palesemente trasformato il loro spazio in un enorme ristorante lasciando meno spazio alla parte puramente espositiva. Posso capire che la spesa affrontata per essere presenti in Expo è stata estenuante, è comunque un peccato mandare “a tarallucci e vino” (fa molto Italia e si sposa bene con l’occasione) una buona idea di partenza (nonostante il recupero del banco alimentare a fine giornata e non solo).
Poi, a voler vedere il pelo nell’uovo, di quantità, qualità e relativi prezzi potremmo parlarne da ora fino a sera. Migliaia di caratteri su carta stampata e virtuale sono stati già ampiamente pubblicati e sono tutt’ora reperibili. Ho fatto un salto in Casa Corriere giusto una manciata di giorni fa e ho potuto dare un’occhiata ad una loro guida che molto racconta della cucina che è possibile provare in Expo nel kilometro e mezzo circa di Decumano che vede protagonisti una moltitudine di sapori ed esigenze da soddisfare.
Qualche consiglio
Potrei certamente dare qualche rapido consiglio, senza soffermarmi troppo sull’analisi che lascio a chi è decisamente più “food” di me. È così che allora mi passa per la testa di non mettere la firma su quell’Argentina che tanto rispetto ha guadagnato con la sua carne ma che in un singolo piatto misto da 20€ (dove possono assaggiare qualcosa anche due persone) ho trovato cibo non troppo caldo, ricco di grasso e un solo pezzo di pane (davvero piccolo) con scarsità di contorno. Peccato, davvero, magari abbiamo fatto parte di una serata sbagliata ma chiaramente è la prima impressione quella che conta per far tornare un cliente.
Non classificato neanche l’Azerbaigian. Ho mangiato benissimo, sulla loro balconata che ha una splendida vista sul Decumano e oltre. Il problema? Un menù che nulla ha avuto a che fare con il loro paese, cucinato e servito alla perfezione dallo staff di un catering tutto italiano.
Non entra in discussione neanche l’America, nulla è cambiato rispetto a quel mio tweet riguardo il loro Street Food che nulla ha a che fare con quello vero che ho potuto assaggiare negli Stati Uniti e che è sempre un capolavoro a metà tra il tossico e l’irresistibile, per chi vuole godersi l’unica vita che abbiamo a disposizione:
Voglia di hamburger ?, provato #TasteUSA in #Expo2015 ma qualità molto bassa, peccato davvero ?
— Giovanni (@Gioxx) June 11, 2015
Battuta (l’America), per dirla tutta, persino da un quartiere olandese che di notte cambia faccia e tra musica a tutto volume e file kilometriche ai loro camioncini che propongono di tutto, dalla cena completa in balconata al dessert da mangiare comodamente in piedi durante la camminata. Se poi volete proprio mangiare un Hamburger posso consigliarvi BBQ Hooligans, ad un prezzo assolutamente onesto (8€) io e Ilaria abbiamo potuto gustare un buon 200 gr di carne di bufala con un pane accettabile e qualche patatina, oltre al danno la beffa, considerando il maggiore costo richiesto dallo Street Food made in USA.
Nulla da dire per il reparto italiano che si difende quasi su ogni aspetto, come ci si sarebbe comunque aspettati, una cucina che vede protagonista una quantità spropositata di nostre specialità, disponibile in più chioschi, botteghe, tra teoria e pratica. Dai ristoranti regionali di Eataly (per chi non ha mai assaggiato la nostra cucina più che per noi che siamo nati e cresciuti in questa splendida terra) alla Piada Romagnola non proprio a buon prezzo (di fianco al Padiglione Zero, mai pagata così tanto, davvero), passando per le degustazioni gastro-fighette di Slow Food in fondo alla passeggiata. Occhio alla Cascina Triulza, nasconde un piccolo (molto piccolo) chiosco siciliano che vi consentirà di assaggiare un cannolo difficile da trovare in altri luoghi, migliore di quello che viene servito nel Cluster BioMediterraneo (dove la Sicilia viene proposta in maniera più massiccia e dove non ci si spiega la presenza di S.Marino, ma tant’è), molto carino anche lo spettacolo che vi mostra come nasce una forma di Grana Padano, non vale leccare il vetro, non è gustoso come potrebbe sembrare.
Da provare se siete curiosi (noi lo abbiamo fatto) l’hamburger di coccodrillo e di zebra o di cammello che servono nello Zimbabwe, nel Cluster dei Cereali (personalmente ci siamo fermati alla zebra, un gusto particolare, sono tornato presto a quanto solitamente mangiato in Italia!). Tappa obbligatoria invece le patatine del Belgio o i tacos del Messico, ma di questo vi avevo già parlato, pur rimanendo ancora valido il consiglio di assaggiare quante più cucine possibili, dato che c’è questa possibilità (seppur non sempre a buon prezzo). Girate alla larga (per esperienza personale) da Varvello Experience. Se le loro farine possono essere il top in cucina (così si legge, poi ovviamente lascio spazio ai professionisti), non posso dire altrettanto dei loro tranci di pizza da €5 cad. (un trancio ragazzi, il classico quadratino di pizza) pieno di olio (troppo, davvero) e con il sapore tipico della cottura frettolosa di chi deve sfamare centinaia di affamati tutti insieme, con un sistema di pagamento e ritiro affascinante (riporto le parole della cassiera: noi ora passiamo l’ordine, tu appena esce qualcuno dalle cucine dicendo il nome del tuo trancio, urla e vattelo a prendere!, il tutto ignorando la folla davanti a quelle cucine).
02blog ha già pubblicato a inizio settembre un articolo dedicato ai padiglioni dove si mangia a un buon prezzo, se non addirittura gratis, tutto sommato vale ancora: 02blog.it/post/86643/expo-2015-milano-padiglioni-dove-si-mangia-spendendo-poco-gratis-economici.
Per cosa vale la pena fare fila?
Bella domanda. I gusti sono soggettivi ed è pressoché impossibile pensare che quello che è il mio pensiero possa essere anche il vostro. Tutti meritano una visita, non fosse altro che per portar rispetto alla loro stessa presenza e alla cordialità che grosso modo tutti hanno quando si entra dalla loro porta.
Dal bosco in città dell’Austria, che ormai non sembra più così puro come a maggio seppur sempre degno di visita, al divertimento dato dalla rete sospesa del Brasile, che spesso viene dichiarato come unico e solo motivo della visita. Il Kazakistan così come gli Emirati Arabi Uniti o il Giappone macinano ore di attese che superano anche le 4 ore (mi basta dare uno sguardo ai profili Facebook di amici che hanno visitato Expo in questi giorni, per vedere fotografie dei cartelli fila che superano anche le 5, specialmente in Giappone), poiché riservano visite guidate (o semi-guidate) che possono arrivare a durare anche 50 minuti, tra proiezioni e racconti. C’erano file mesi fa, ce ne sono ancora oggi, nettamente peggiorate.
Anche Palazzo Italia macina code per nulla invidiabili, anche a causa / grazie all’Albero della Vita che continua a stupire anche dopo aver visto lo spettacolo 15 o 20 volte, è tutto bello, continuo a credere che si tratti dell’esperienza più bella di Expo (ma che nulla ha a che fare con il motivo stesso dell’esistenza di questo evento, sia chiaro).
Le code
Quelle che sembravano meteore durante il periodo più caldo di agosto, si sono rivelate per quelle che sono: le nuove condizioni di un Expo che sta attraendo molta più attenzione oggi di quanto non ne abbia mai attratta nei suoi primi mesi di vita (e onestamente non me lo spiego, ma poco importa, sono contento per chi ha organizzato l’evento e lo tiene in piedi quotidianamente). Un paio di notizie lo avevano anticipato (milano.repubblica.it/expo2015/2015/08/22/news/expo_palazzo_italia_aperto_due_ore_in_piu_mini-show_per_la_folla_che_attende_in_coda-121376031 & milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_agosto_12/milano-expo-l-invasione-pacifica-padiglioni-1c3c6b90-4129-11e5-a6d2-d8f2ee303642.shtml), oggi è un po’ come in fotografia, per rendere l’idea:
Scordatevi di poter arrivare all’ultimo momento, in special modo durante il fine settimana. Abbiamo visto code che voi umani non potete neanche immaginare già ai tornelli di ingresso (dove fortunatamente il Season Pass acquista ancora più valore), senza considerare ciò che succede nei padiglioni e nei Cluster. Nelle fotografie fatte nei primi mesi di apertura di Expo potrete notare molte persone sullo sfondo, ma mai una reale impossibilità di fare scatti puliti, cosa che oggi è diventata cosa assai rara (giusto per non scrivere qui “impossibile“, che suona tanto male).
Questa di seguito, in ogni caso, è la vostra migliore amica. Una mappa, che potrete chiedere anche ai volontari di Expo che troverete sia oltre i tornelli che nel cuore del Decumano, vi aiuterà a scoprire Padiglioni, Cluster, punti di ristoro, qualsiasi cosa vi possa tornare utile:
Il documento è scaricabile anche dal sito ufficiale di Expo, all’indirizzo expo2015.org/it/esplora/sito-espositivo.
Se dovesse servire altro, sono a vostra disposizione nell’area commenti di questo articolo.
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Milano Real Life (MRL)
È il nome di una raccolta di articoli pubblicati sul mio blog che raccontano la vita di un "perfetto nessuno" che ha deciso di spostare abitudini e quotidianità in una differente città rispetto a quella di origine.
Alla scoperta del caotico capoluogo lombardo mai tanto amato e odiato allo stesso tempo, per chi è nato qui e ancora oggi continua a viverci per volere o necessità, per le centinaia di persone che vengono da fuori e vedono Milano come una piacevole alternativa o una costrizione imposta dalla propria vita studentesca o lavorativa.
La rubrica di approfondimento alla quale però non bisogna fare l'abitudine, non siamo mica così affidabili da queste parti!
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