Tu, odiosa macchina

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Tu, odiosa macchina 1E’ lunedì, arrivi in ufficio assonnato e desideroso che il weekend torni presto a trovarti, ti accorgi che sarà una giornata pesante dal numero di chiamate in ingresso, incessante, altissimo, quel suono ormai rimbomba e dà fastidio a quell’unico neurone che al contrario tuo è ancora nel letto e non ha nessuna intenzione di alzarsi.

Il rimedio è uno, sempre lo stesso, lo standard italiano del quale noi cittadini andiamo fieri e facciamo la conta delle vittime quotidiane:

e tu? Quanti ne hai presi oggi?

beh sono solo al quinto caffè. Mi sono svegliato già 5 minuti fa

beh non ti sembra di esagerare?

no, chiedi a Rossella, lei ne beve camionate ogni giorno ed è solo antipatica con tutto e tutti, un effetto collaterale sopportabile, basta ignorarla quando parla di crisi pre-mestruale!

e allora a quel punto cedi, lanci un bell’umount dalla poltrona che ormai è più attaccata alle tue natiche di quanto non lo siano i boxer che indossi e procedi spedito verso quella serie di scale che portano “in paradiso“, dritti verso lo stanzino delle macchine da pausa caffè.

Chiavetta magica, caffè Espresso, rigorosamente chimico e schifoso al punto giusto.

Chiavetta magica ancora una volta, cornetto alla finta crema con finte scaglie di cioccolato, rigorosamente chimico e pieno di conservanti anch’esso, giusto per farti passare la voglia di fare colazione … Zac! Il cornetto rimane impigliato nella pinza e non scende. Spallata uno, spallata due, spallata tre. Solo dolore, niente risultato. A quel punto si rimette dentro la chiavetta, si re-inserisce il numero corrispondente al cornetto e dopo la caduta libera del primo anche il secondo si impiglia. Spallata uno, spallata due, a terra.

Soddisfazione per aver vinto ancora una volta contro la malefica macchina, nonostante la lussazione alla spalla e la convinzione di aver speso dei soldi inutilmente dato che quel secondo cornetto ora riposa sulla mia scrivania e mi guarda con aria di sfida: “Dai mangiami se ci riesci, sfigato!“.

Pensare che Tony mi aveva invitato a prendere un caffé al bar, ecco, meno fatica, forse meno soldi e maggiore soddisfazione. Che non si dica poi che a me piace la “vita semplice“, in costante ricerca della complicazione quotidiana …

Ehi macchinetta, la sfida è ancora aperta … alla prossima bottiglietta di acqua bloccata!

P.S. Ross, ti voglio bene, protagonista non voluta di questo post insieme alla macchinetta del caffè e della sfiga! :P

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