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Cubbit: la prova della Cubbit Cell, quella vera

Cubbit: la prova della Cubit Cell, quella vera 1

Non è Dropbox (o qualcuno dei suoi più rinomati colleghi), non è un NAS, è un servizio che ti permette sì di conservare i tuoi file nel Cloud, ma è un Cloud pensato e realizzato in maniera differente, collaborativo, che vive grazie all’esistenza di tante piccole celle sparse in tutto il mondo. Ti racconto Cubbit, te lo racconto però con la consapevolezza di quello che un’applicazione sufficientemente stabile e una vera cella, ufficiale, può fare oggi rispetto a quando ti ho introdotto a Cubbit anni fa.

Cubbit Cell

La sua larghezza occupa grosso modo il palmo di una mano (non di quelle piccole però), in altezza tre dita. Si tratta di un prodotto che può essere tranquillamente lasciato sulla scrivania o ospitato anche altrove, non sfigura e non propone strani comportamenti (non si illumina, non fa rumore, è quasi come non ci fosse, quella che senti è la testina del disco meccanico che si muove quando necessario). La cella contiene l’hardware di cui hai bisogno per entrare a far parte dello sciame, ha necessità di essere collegata alla corrente e connessa a Internet tramite cavo di rete (no, niente WiFi). Cubbit è ancora quel cloud distribuito di cui ti avevo parlato nel 2019 ai tempi del progetto su KickStarter (oggi su Indiegogo), retto in piedi dai suoi stessi utilizzatori e tuo per sempre, o per lo meno fino a quando il team di sviluppo terrà operativa la struttura principale che permette l’accesso alle applicazioni ufficiali (interfaccia web compresa). Quello che ciascun utente di Cubbit fa è contribuire a mantenere quindi uno spazio di archiviazione collaborativo, un cloud privato più esteso, sicuro e sostenibile.

Rispetto al vecchio setup che avevo messo in piedi con il mio fido Raspberry Pi e un disco meccanico collegato via USB, la Cubbit Cell integra già tutto al suo interno: scheda madre e disco rigido meccanico. Occhio: l’operazione di smontaggio della cella invalida certamente la garanzia. Io l’ho fatto avendo cura di non danneggiare alcunché (e la mia Cubbit Cell è ancora lì che lavora perfettamente, connessa alle altre sparse nel mondo), considerando inoltre che mi è stata fornita direttamente dal team di Cubbit:

Quello che per te è quindi un concetto di “black box chiavi in mano, per Cubbit è la presenza fisica nelle case dei suoi utilizzatori, con la possibilità di allargare continuamente lo spazio a disposizione degli utenti del servizio e aggiungere un ulteriore nodo alla rete decentralizzata (P2P) che si occuperà di custodire tutti i dati opportunamente spezzettati e criptati in AES-256. Questo non trascurabile dettaglio, troppo spesso non valutato nella scelta di uno spazio per i propri dati sensibili, è certamente un punto a favore di una soluzione che nasce per definizione come “sicura” e che non permette a nessuno di sbirciare cosa c’è dentro la tua “cartella Cubbit“, neanche a chi il prodotto l’ha sviluppato.

Ricorda però: per una questione di sopravvivenza del servizio, Cubbit ha scelto di porzionare il disco fisso della cella in maniera tale da trattenere per sé il 50% dello spazio. Per capirci: potrai notare che nelle fotografie che ho caricato poco sopra, la mia cella monta un Western Digital Blue da 2 TB (scelta discutibile, ma questa è altra storia), lo spazio a mia disposizione è però 1 TB. L’altro terabyte viene tenuto a disposizione di Cubbit che potrà usarlo per conservare copie di quei dati utente anche su altre celle (così da poterteli servire con una certa ridondanza, anche quando alcune di quelle celle non sono temporaneamente disponibili) o rivendere il servizio a una clientela business e permettere così il futuro sviluppo e crescita del progetto.

Lo stesso identico ragionamento si applica a qualsivoglia disco esterno USB collegato alla cella, otterrai sempre e solo la metà dello spazio che quel disco mette a disposizione, fino a un massimo di 3 TB in aggiunta a quelli previsti nativamente dalla tua cella (nel mio caso, ho recentemente attaccato un disco da 3TB alla cella, ottenendo così un totale di 2,5 TB di spazio per uso personale).

Cubbit, anni dopo

Tornare a lavorare con Cubbit dopo averlo provato in ambiente più ridotto anni fa, è certamente uno stimolo a ricercare le novità, mettere alla prova la piattaforma e la rete che oggi inizia a contare davvero tante celle sparse per il mondo, capire se possa fare al caso mio ma anche a quello di altri conoscenti, parenti, amici (e qualcun altro aggiungerebbe “zii, cumpari e nipoti“).

Dropbox, Box, pCloud, OneDrive, Google Drive, Mega, iCloud: sono un attivo utilizzatore di servizi di storage in Cloud sia per lavoro che nella vita privata, li uso anche per condividere con voi tutti i file riportati nei miei articoli su questo blog e non solo. Sono anche felice proprietario di un NAS Synology che tengo come ulteriore cassaforte in caso di disastro, abitualmente lavoro pure sulle alternative messe a disposizione da QNAP. Insomma: diciamo che tutto sommato qualcosa dovrei ancora capirla, salvo essere ormai rimbambito di mio.

Seguendo però il filo logico imposto da Cubbit, non dovrei in alcun modo fare questi confronti perché:

Prendendo questa serie di affermazioni comparative, vorrei provare a dire la mia e far comprendere che no, Cubbit non è diversa dagli altri per questi specifici punti messi in tabella. Cubbit è certamente diversa per concezione, decentralizzazione, sicurezza e idea alla base. Sono profondamente d’accordo con il fatto che un servizio ben identificato come Dropbox (ne prendo uno tra i tanti) faccia uno smodato uso di Data Center che tendono a inquinare, consumare molto e – potenzialmente – generare pochi punti critici sul territorio internazionale che potrebbero finire nel mirino sbagliato e far perdere dati all’utente finale, cosa fino a ora mai accaduta fortunatamente. Sono però altrettanto convinto che la forza di un’azienda così si traduce anche in affidabilità, accessibilità, semplicità e velocità nello scambio dati.

Ho avviato la mia Cubbit Cell, ho verificato fosse tutto a posto dall’applicazione installata sul mio PC di lavoro e anche sul mio MacBook personale, ho cominciato a caricare una serie di file per mettere alla prova la rete del servizio e la sua applicazione (perché ti ricordo che alla cella, in realtà, tu non fai accesso vero e proprio). Una marea di connessioni hanno rapidamente iniziato a entrare e uscire dalla mia fibra casalinga, raggiungendo i più disparati luoghi nel globo (in alcuni di questi non pensavo che avrei mai “messo piede“, di certo non con Cubbit):

Quello che ho iniziato a caricare online consisteva in una vecchia cartella di documenti PDF che – in tutto – occupavano poco meno di 20 GB. Per caricarli online ho impiegato davvero molto tempo e la risposta alla ovvia domanda “Perché?” si trova già nelle pagine del sito web di Cubbit, risponde al nome di Hatch, Phase 1: help.cubbit.io/hc/en-us/articles/360014035239.

  1. Speed (especially for large uploads): we need real metrics to then optimize the Swarm, also considering our cautious redundancy model, which produces 1.5x the size of the data for reliability. The speed won’t be the ultimate.
  2. Icons on your Cubbit folder’s files: it may take a bit for the green, blue and red icons to appear on the files that you’ve respectively transferred, are still in sync or have encountered some issues.
  3. Folder download limitations in the web-app: due to specific restrictions with the browsers, there are limitations on the size of folder that can be downloaded with the web application. See below for a list of these limits:
    • Chrome: 2GB
    • Firefox: 800MB
    • Opera: 500MB
    • Edge: 500MB
    • Safari: 200MB (this limitation is for download of files and folders due to how Safari and Mac OS handle resource management)
  4. Firefox Incognito mode is not supported due to Firefox restricting access to local storage

Non è tanto il problema legato alla limitazione lato browser (perché tendenzialmente preferisco sempre utilizzare l’applicazione installata sulla postazione per fare upload massivo dei file), neanche i problemi legati alle icone delle cartelle in sincronizzazione (che in alcuni casi vengono dati come “OK” nonostante le sottocartelle non abbiano terminato la sincronizzazione), e neppure il fatto che non venga ancora supportata la modalità “Incognito” di Firefox. Quello che realmente mi disturba in questo processo si riassume con: lentezza davvero esagerata quando si ha a che fare con molti piccoli file e/o pochi file ma di grandi dimensioni e – forse la peggiore – sincronizzazione selettiva non disponibile quando si sta ancora facendo upload di materiale.

A questo importante svantaggio si aggiunge la mancanza totale della funzione di sincronizzazione intelligente, quella che – su Dropbox così come per altri competitor – permette di vedere i file e le cartelle anche se non si possiedono reali copie locali degli stessi (che verranno scaricati sul client solo alla bisogna) ma anche il Versioning, quell’ultimo baluardo che difende i tuoi file in caso di errore umano, dove per errore umano intendo la modifica accidentale dei tuoi documenti tanto quanto l’inaccessibilità causata da un Ransomware e/o da un CryptoLocker (che fa parte della famiglia Ransom nel momento in cui viene utilizzato per chiedere dei soldi come riscatto per ottenere indietro il tuo materiale).

Ho fatto nel frattempo ulteriori prove, sono saltato da macOS a Windows riscontrando gli stessi problemi e in alcuni casi delle ulteriori anomalie che non ho davvero compreso, ma che mi hanno poi fatto desistere – giusto per dire – dallo spostare un profilo di posta Thunderbird da Dropbox a Cubbit. Si parlava di circa 18,5 GB di dati per un totale di 814 file e 111 cartelle, roba che in due giorni di upload tramite applicazione ufficiale non sono riuscito a completare (non sono arrivato neanche a metà del percorso). Il servizio è in fase “di sperimentazione allargata” e le cose cambieranno in futuro, a questo si aggiunge che – by design – Cubbit spezza, cripta e distribuisce ogni tuo singolo file in lungo e largo per la rete di celle sparse per il mondo, e che per questo motivo il processo di upload è chiaramente più lungo rispetto a qualsiasi altro già visto in un ambiente client/server tradizionale, eppure se si intende pensare a una simile soluzione come alternativa a quelle già in uso, diventa davvero difficile sopportare i tempi di riuscita.

C’è una roadmap in tutto questo? Sì, c’è, e ti aiuta certamente a capire in che direzione sta andando lo sviluppo del progetto e se questo tipo di funzioni stanno quindi per arrivare: cubbit.io/it/roadmap (spoiler: la sincronizzazione intelligente non compare ancora). Posso anche dirti che – cosa da non dare per scontata nel mondo dell’informatica – il team di sviluppo di Cubbit pubblica e aggiorna una pagina contenente i changelog di ogni versione del prodotto rilasciata, così da aiutarti meglio a capire cosa è cambiato rispetto all’ultima volta (help.cubbit.io/hc/en-us/articles/360016898059).

In teoria, seguendo la roadmap, in questo momento si è scelto di migliorare ulteriormente le prestazioni della rete Cubbit e sviluppare l’applicazione mobile (allo stato attuale puoi accedere e caricare / scaricare i tuoi file usando il browser integrato nel tuo OS, Android o iOS che sia).

Le domande

Se stai pensando che alcune risposte a importanti tue domande non abbiano trovato spazio nel corpo principale dell’articolo beh, hai ragione. È esattamente per questo motivo che ho chiesto ad alcuni amici e conoscenti – che hanno potuto leggere in anteprima l’articolo o con le quali ne ho parlato approfonditamente – di pensare insieme a cosa chiedere al team di Cubbit, che tematiche approfondire. In questo paragrafo lascio quindi spazio a loro e alle risposte che sono state fornite ad alcuni interrogativi poco chiari.

G sta per Giovanni, C – probabilmente per ovvi motivi – per Cubbit, qui di seguito trovi quindi la serie di domande e risposte.

Infilo qui una nota a margine per segnalare che no, la risposta qui sopra non calza a pennello sulla domanda posta. Il meccanismo è sufficientemente chiaro e certamente ben spiegato all’interno della documentazione del prodotto ma, se volessi spiegare in maniera semplice a una persona con scarsa conoscenza tecnologica che il sistema è in grado di funzionare con 10, 100 o 1000 celle collegate alla rete Cubbit beh, così non sarebbe semplice.

🤔 Sempre io, solo per chiarire che no, sfortunatamente cryptolocker e ransomware più in generale colpiscono chiunque, non solo grandi aziende. Occhi sempre bene aperti e cervello acceso prima di intraprendere azioni potenzialmente rischiose sul tuo PC. Il Versioning è nella lista delle cose da fare ma non c’è ancora una data precisa di rilascio, e questo è il succo della risposta. Se i file colpiti sul tuo PC vengono criptati, almeno allo stato attuale, non sarà possibile riportarli a uno stadio precedente all’infezione.

Ringrazio di cuore chi ha avuto la pazienza e la competenza per rispondere alle mie domande e invito te lettore a farne altre nel caso in cui tu nutra ulteriori dubbi privi di risposta in questo articolo, sarà mia cura girarle al team italiano sperando in una loro celere risposta (aggiornerò poi l’articolo) :-)

Cubbit, in conclusione

L’idea è bella, la cella è certamente interessante e l’applicazione ha fatto passi da gigante in avanti, restano però i problemi elencati più nel dettaglio nel corpo principale dell’articolo e – in generale – una lentezza nello sviluppo che non è chiaramente imputabile alla capacità di chi lavora in Cubbit. Qui si sta parlando di un progetto davvero enorme che porta in dote qualcosa di diverso rispetto a ciò che abbiamo visto fino a oggi, che va quindi ripensato e re-ingegnerizzato per evitare che un domani i tuoi file possano finire nelle mani sbagliate o – peggio – finire, e basta.

In pratica, ciò che credo io, è che sia necessario rivederci e rileggerci qui tra qualche tempo, con ulteriori novità implementate e rese disponibili al grande pubblico. Nel frattempo, quello che io posso fare è mettermi a disposizione per ogni dubbio e/o curiosità. L’area commenti è a tua totale disposizione e posso sempre – speriamo – far riferimento a chi in Cubbit ci lavora per rispondere a quelle domande alle quali io non saprei dare una risposta del tutto corretta o esaustiva! :-)

Valutazione finale: 3

#StaySafe


Doverosi ringraziamenti:
@falconelucifero e @mahakam90 per l’aiuto nella revisione dell’articolo e delle domande poste al team di Cubbit.

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Prodotto: Cubbit, che ringrazio per la collaborazione, mi ha fornito una Cubbit Cell da 1 TB (come spiegato nell'articolo).

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