Gravel: pronto a rotolarti nel fango?

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La ghiaia è l’unica cosa che davvero non manca in quello che è il titolo scelto da Milestone per riportarti sulle quattro ruote dopo un paio di anni di assenza (se consideriamo Sébastien Loeb Rally Evo, pubblicato nel 2016), il mio personale benvenuto quindi a Gravel.

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Gravel

Ho deciso di affrontare questo nuovo nascituro voltando ogni possibile pagina relativa alla storia di Milestone e delle sue ultime uscite non propriamente andate benissimo in queste pagine (anche se si faceva riferimento alle due ruote e non alle quattro), ho quindi approcciato Gravel positivamente, con quello spirito di scoperta e sana curiosità, facendo galoppare velocemente la mia sfrenata e sfrontata passione per quello che alcuni vedono solo come mero mezzo di locomozione, siete ignobili e vi meritate la Fiat Panda, gnè.

Gravel parte dalle basi, dal fango, e propone immediatamente una sfida (con una sua storia dietro, spiegata a inizio gioco) che ti permetterà di prendere confidenza con il sistema di guida, con le misure del tuo veicolo e il fastidio procurato da chi proverà a starti davanti o speronarti dal fianco non favorendo certo quella che in realtà sarebbe una vista poco pulita (cosa che stranamente manca all’appello nella trasposizione virtuale, in realtà me la sarei aspettata eccome, come elemento di disturbo sul parabrezza).

Un campionato (Off-Road Masters) con una piramide da scalare e una virtuale copertura televisiva con personaggi reali ripresi in ammiccamenti da veri poser e sguardo duro un tanto al chilogrammo, con un avanzo di tute da piloti recuperate da qualche parte lì in magazzino, prive di sponsor e credibilità (lo so, l’ho appoggiata piano, me ne rendo conto, ma ho faticato a non sorridere guardando questo frangente narrato). 15 episodi di passaggio (che corrispondono a singoli eventi o a gruppi di eventi, comunque limitati nella durata) in cui affrontare 7 contendenti oltre te, i quali ti porteranno a 5 episodi in stile “boss-battle“, durante i quali dovrai affrontare gli specialisti delle varie modalità, nei tracciati stabiliti dall’intelligenza artificiale e cercando di portarla a casa al meglio delle 3. Ad aspettarti sul trono di quella piramide troverai il texano Sean Walker.

Il tempo a tua disposizione e l’esperienza maturata dando fondo allo pneumatico ti permetteranno di ottenere nuove vetture e sbloccare più tracciati (e relative specialità) in cui dare spettacolo, togliendo il velo nel corso dell’avanzamento da grandi capolavori del passato come la Lancia Delta S4 o la Toyota Celica, o ancora la Renault R5, tutti “ferri” duri a morire che hanno vinto tutto. Il dettaglio è sufficiente (parlo di quello delle vetture) per far scatenare in te quel giusto senso di nostalgia e di occhio umidiccio. Gravel però lascia spazio anche a capolavori della tecnologia più moderna, come la Focus RS o la Mini X-Raid All4 Racing. Ogni tuo risultato ottenuto nella carriera singola atta alla scalata piramidale, sbloccherà di conseguenza i tracciati in modalità libera, all’interno dei quali potrai scegliere il mezzo che desideri (adatto allo scopo, ovviamente) e fare un tempo migliore per poterlo confrontare con quello degli altri giocatori sparsi di Gravel nel mondo.

Tutto, in qualsiasi modalità, è sempre “venduto in coppia” con il tasto rewind, il quale chiaramente ti permetterà di mettere una pezza a eventuali sbavature volute o non (sì, ogni tanto ci sono anche quelle volute, fatte per cercare di capire dove sta il limite di quella derapata nel fango, che quest’ultimo aiuta parecchio a tenere il traverso).

Tirando le somme?

Le possibilità di dare sfogo alla tua voglia di accelerazione e competizione non mancano. Nell’affrontare i 4 tipi di sfida hai a disposizione più tracciati e papabili modi di attaccare la classifica per mettere al sicuro la tua posizione anche nel caso in cui tu avessi scelto il mezzo di trasporto meno adatto (sì, mi è capitato, e sono subito tornato su certezze che mi hanno precedentemente coadiuvato nel compito di chiudere in testa, se non ricordo male una la vedrai chiaramente nel video registrato durante la prima sessione di gioco).

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L’Off-Road non spaventa, anzi aiuta a riprendere anche il controllo (non tanto della vettura quanto degli sfidanti) in caso di errore perché non tutto corrisponde alla realtà, è pur sempre un gioco profondamente arcade e con uno scarso livello di attenzione a ciò che circonda l’automobile utilizzata e -a malapena- quelle che cercano di guadagnarne la posizione prevaricandola quando si trova in testa. Le ambientazioni sono buone, appena sufficiente invece la soglia di dettaglio che in alcuni casi non risponde neanche “all’appello del professore“, ho faticato davvero a guidare al buio nelle gallerie scavate nella roccia (e non è necessariamente corretto, considerando che una stessa ambientazione su titoli sviluppati da diversi team propone un ottimo senso claustrofobico che però non manca di illuminazione proiettata dai fanali della propria quattro ruote). Le cose migliorano in mezzo alla neve o alla nebbia, ma anche sotto la scrosciante pioggia.

Gravel è un buon gioco che non brilla per nessuna delle sue caratteristiche. Se la cava, fa divertire il tanto che basta, ma probabilmente è qualcosa di cui ci dimenticheremo tra qualche tempo.

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