Ammetto l’ignoranza: non conoscevo i ragazzi di Press Play e non conoscevo neanche il precedente episodio uscito per Nintendo Wii nel 2010 con lo stesso protagonista (Max and the Magic Marker, nda), questo Max: The Curse of Brotherhood arriva come una fresca novità dell’inverno 2013 / 2014, uscito lo scorso 20 dicembre e quasi passato in sordina a causa delle feste natalizie, recuperato e provato per voi giusto qualche ora fa.
Due fratelli, una camera ed i giocattoli in comune, traete voi le conclusioni, fin troppo semplici per chi ha dovuto (o lo fa tutt’oggi) sopportare il più piccolo di casa, tipicamente quello a cui vengono date tutte vinte, quello che “la colpa è sempre la tua, io non ho fatto nulla di male!” ;-) Max e Felix, quest’ultimo vittima del primo che dopo aver letto una formula magica per farlo sparire aprirà un portale dal quale un’enorme mano porterà il fratello minore, impossibile pensare di non salvarlo, ed è così che comincia un’avventura in perfetto stile Platform, con quel sapore di non nuovo ma sempre gradito, soprattutto per chi ha sempre amato questo genere di titoli (a partire dai primi Rayman).
Un nuovo mondo (Diversalandia), il più classico dei cattivi che ci aspetta al termine della nostra avventura -forte del suo ostaggio a noi così caro- e molti strumenti che ci torneranno utili per affrontare le creature che troveremo sul percorso, “stranezze” alimentate dal bene e dal male che si alternano e combattono all’interno di questi scenari che ci toccherà vivere per arrivare all’obiettivo prefissato. Il titolo è a metà tra la next-gen più performante e il più classico dei cartoni animati che chiunque di noi potrebbe vedere in televisione, un prodotto di ottima fattura con poche pecche e tanti sorrisi, qualche rompicapo spacca la monotonia che difficilmente prenderà il sopravvento, la fisica è molto probabilmente adattata da un target che non sarebbe dovuto essere quello di casa Microsoft, o per lo meno non con un controller tra le mani, spesso si ha l’impressione che alcune sequenze di comandi debbano essere lanciate e sfruttate tramite gesti a più dita su un’interfaccia touch-screen o per lo meno un qualcosa che possa facilmente interpretare il movimento e tradurlo in azione su monitor, come fa abitualmente il Kinect.
Max: The Curse of Brotherhood è stato realizzato e portato su Xbox One, in attesa di poterlo rendere disponibile per i giocatori di “precedente generazione” (Xbox 360) nel corso di questo 2014. Ha un costo decisamente accessibile (15€) e vi terrà impegnati per un totale di circa 10 ore (secondo quanto dichiarato dagli sviluppatori, io non sono arrivato neanche a metà!). Ciò che potrebbe convincervi a procedere con l’acquisto potrebbe essere quel suo piazzarsi facilmente tra il platform e il puzzle genuinamente rompicapo che a molti potrebbe già bastare per questo raro tipo di accoppiata al tempo di sparatutto e titoli sportivi. Aggiungete un ulteriore pizzico di bellezza dettata dalla grafica cartoonesca (della quale vi ho già parlato), dal comparto sonoro e quello di doppiaggio in lingua originale sottotitolata in italiano.
Per poter completare Max: The Curse of Brotherhood sarà necessario sbloccare 36 obiettivi, molti dei quali corrispondono al semplice avanzare tra le missioni fino ad arrivare al vero e proprio salvataggio del piccolo Felix, eppure alcuni di questi sono nascosti e sono più o meno (ecco, meno) visibili all’occhio più attento. Ciò vi permetterà, pur terminando il gioco, di tornare sui vostri passi e tentare di sfruttare appieno il vostro investimento. E’ un peccato che tutto questo venga rovinato da quella fisica un pelo tralasciata (fretta o cos’altro?) a tratti fastidiosa per l’imprecisione, ma è comunque un buon prodotto (come già detto sin dalle prime righe).
Buon divertimento :-)
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