Dishonored: Il Pugnale di Dunwall

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Si è classificato come migliore rivelazione dell’anno (e migliore gioco d’azione, ndr) al Drago d’oro 2013 ed è effettivamente quello che molti non si sarebbero aspettati in un anno ricco di altre uscite che hanno più o meno brillato esclusione fatta per i blockbuster ampiamente annunciati, attesi, giocati ed effettivamente validi (anche se non tutti fino in fondo). Ha fatto coppia con Journey anch’esso vincitore e adorato all’interno della redazione.

Chi gioca o pratica questo “settore” (anche per lavoro) porta la sua voce all’interno di un grande coro che ha promosso a pieni voti lui, Dishonored, titolo che ancora oggi viene parecchio giocato grazie anche alla possibilità di espansione e le mille sfaccettature (e destini) possibili di una trama già bella se giocata nel pieno degli standard (se di standard si può davvero parlare).

Dishonored: Il Pugnale di Dunwall

Il Pugnale di Dunwall è il modo più semplice e veloce per tornare dentro la mura della città pur vivendo una diversa storia divisa in tre atti. Mettete quindi da parte il corvo, stavolta il protagonista è Daud, l’assassino dell’imperatrice!

Back in time

Si torna all’avvio del gioco, proprio quando il Corvo si è trovato “nel momento sbagliato, nel posto giusto” (ricordate la prima sessione di narrazione?), quando l’incarico di Daud e dei suoi era proprio quello di andare ad assassinare la più alta carica dello stato, operazione riuscita nonostante l’impegno di Corvo nel difendere la sua imperatrice. Un’operazione (come tutti i giocatori sanno) non priva di conseguenze, le stesse che si manifestano sin dall’inizio della missione dato che Daud sembra volersi ripetere quel “è soltanto un altro incarico” per cercare di zittire rimorsi che ancora prima dell’omicidio sembrano prendere il sopravvento nella sua testa.

Delilah, segnate questo nome, è l’unico indizio lasciato a Daud ed è il vostro obiettivo. Si tratta di una baleniera poco al largo la dove si macellano le grandi bestie del mare, dove Daud vorrebbe infiltrarsi e capire di più su quel nome e su quell’indizio ricevuto.

Diretto, crudo, abbastanza lineare senza particolari sorprese, il Pugnale di Dunwall costituisce un DLC sicuramente bello da giocare, che allunga la vita di un gioco già di suo molto apprezzato e che ha occupato ore del nostro tempo libero senza farcene pentire neanche un po’. E’ un po’ come vedere uno spin-off (anche se non è corretto definirlo così) che va a colmare alcune lacune lasciate aperte dal titolo principale. Le abilità di Daud comporranno buona parte del godimento da gioco: molte delle mosse di Corvo sembrano essere state riviste, ritoccate, migliorate e date in pasto a questo nuovo protagonista che con l’aiuto delle varie armi a disposizione potrà anch’esso decidere di dar spettacolo (a meno che non scegliate l’opzione Stealth, io sono un casinista in questi casi, ndr).

Non ho tempo da perdere Sir …

E parere conclusivo sia: il Pugnale di Dunwall è un DLC da avere per completare il quadro di Dishonored. Non aspettatevi faville ma non chiedete di meno rispetto al titolo originale, è esattamente ciò che avrete. Daud è un ottimo protagonista alternativo ed è bello poter tornare a Dunwall (con tutta la libertà dell’esplorazione a 360 gradi) in altre vesti altrettanto capaci e ricche di abilità. Le armi e la magia non mancano affatto, potrete sbizzarrirvi quanto vi pare pur seguendo la nuova storia che vi viene messa a disposizione. I paesaggi e la trama sono punti di forza sui quali Bethesda ha fatto bene a puntare una prima volta e continua a far bene tutt’oggi, soprattutto considerando che dovrebbe arrivare un terzo DLC già annunciato quanto prima.

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