Ryse: Son of Rome

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Io la prima volta che ho avuto modo di mettere davvero mano su Ryse: Son of Rome mi trovavo in Games Week 2013, un paio di mesi fa circa, si perché fino ad allora avevo solo potuto vedere screenshot e qualche video catturato in occasione dell’E3 2013 di Los Angeles. Nutrivo grandissime speranze, mi è sembrato sin da subito uno dei titoli più validi per accompagnare il lancio di Xbox One. Contrariamente a molti ho deciso di prendermi più tempo per scrivere una recensione e non me ne pento, questo è il mio personale punto di vista dopo averlo pressoché terminato.

Ryse: Son of Rome

Togliamoci subito il dente avvelenato: Ryse: Son of Rome ha una modalità di gioco singola che dura poche ore e che finisce per essere ripetitiva nei combattimenti a causa di nemici che cambiano graficamente ma che tutto sommato possono essere classificati per difficoltà in 3 tipi: il tonto, lo spavaldo e “quello grosso dal quale le prendiamo almeno una volta“.

I punti critici di questo gioco sviluppato appositamente per la next-gen spremendo il grandissimo potenziale del CryEngine di quarta generazione sono probabilmente paragonabili a quelli di quel primo episodio di Assassin’s Creed tanto apprezzato ma anche tanto odiato allo stesso tempo: innovazione ma senza quell’ultimo sforzo per renderlo perfetto (apice raggiunto, a mio parere, con il secondo episodio della serie, che non ha avuto davvero altri rivali in futuro), eppure guardate cos’è diventato oggi quel titolo, uno dei più attesi, ogni anno ormai.

C’è da dire però che -da quanto ricordo- Assassin’s Creed non poteva godere di così tanti dettagli, di un’intelligenza artificiale che fuori dalla modalità “Recluta” (selezione della difficoltà di gioco prima che cominci la campagna, nda) sa mettere in difficoltà chi sta dall’altro lato del monitor, di un doppiaggio così ben realizzato (voce di Marius migliorabile a parte) e molto, molto altro. Se non si fosse capito, le critiche arrivate così senza un motivo realmente valido non mi sono piaciute poi tanto.

Ryse: Son of Rome 1

Ryse: Son of Rome è un titolo dove è davvero difficile, se non impossibile, distinguere il giocato dal girato (video), una grafica davvero fantastica, ogni piccolo particolare, ogni ombra, ogni angolo buio o illuminato dallo splendido tramonto che va spegnendosi dietro un altrettanto ben dettagliato Colosseo, personaggi in gioco e figure secondarie mosse contemporaneamente sfruttando la potenza messa a disposizione da Xbox One, un coinvolgimento seppur minimo del Kinect per poter richiedere l’aiuto dei propri legionari semplicemente utilizzando la voce e impartendo comandi che possono cambiare l’esito della vostra missione.

Certo dispiace non poter godere, con l’avanzare della storia, di una naturale evoluzione del comunque già accettabile panorama di colpi che Marius è in grado di sferrare con tutta la sua ferocia, ma questo passa in secondo piano grazie all’ottimo coinvolgimento del giocatore e il desiderio di tenere alto il contatore delle combo messe a segno senza subire colpi, pararsi da attacchi su più fronti non è affatto banale ma con la giusta pratica riuscirete a colpire, sbilanciare e finire nemici come negli episodi più belli della saga di Spartacus, con tanto di combattimento nel Colosseo, come un vero Gladiatore.

Ryse: Son of Rome 3

A cercare di colmare la lacuna che lascerà la modalità storia c’è la cooperativa a due giocatori che porterà online il vostro utente e che vi vedrà fiancheggiare un altro soldato per sconfiggere orde di nemici pronte ad assaltarvi all’interno del Colosseo. Non è “indispensabile” ai fini della storia principale (appunto) e forse anche ai fini del gioco, ma è comunque qualcosa in più per cercare di accontentare i più esigenti. Ciò che avevo provato in fiera a Milano e che ovviamente ho potuto ritrovare anche nel gioco completo è la stessa ambientazione e le stesse difficoltà che vanno aumentando ma senza il proprio compagno al fianco. Dovrete cercare di resistere il più possibile all’interno di un’arena sempre più ostile.

In conclusione? Non me la sento di bocciare il titolo Crytek. Sicuramente si poteva fare di più e sinceramente mi auguro che Microsoft possa pensare ad un secondo capitolo (anche se la storia di Marius finisce qui), mantenendo lo stesso ottimo motore grafico e fisico per le ambientazioni e i combattimenti, ma più ricco per quel che riguarda la storia (in termini di tempo di gioco) e l’evoluzione del personaggio principale utilizzato.

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