La situazione di Sebastian, a distanza di 3 anni dal precedente capitolo, non è certo diventata rose e fiori, tutto il contrario, è peggiorata affondando ancora più catastroficamente nell’alcool, unica valvola di sfogo di un detective dannato, la quale vita ha preso una piega apparentemente immodificabile, come se dall’esperienza di connessione allo STEM non ci si possa più riprendere. È proprio da qui che comincia The Evil Within 2. Poche certezze, molto confuse, realtà parallele.
Smetti di pensare al passato, o almeno non credere che sia andato tutto come pensi di aver visto e vissuto. Lily non è morta, è stata rapita e connessa allo STEM, perché la sua mente sembra avere quella particolare caratteristica in grado di tenere una realtà parallela stabile, connessa a una versione nuova e migliorata della macchina infernale con la quale hai già avuto a che fare, o almeno così credeva la Mobius fino a quando quella realtà non ha cominciato a mostrare segni di cedimento, a collassare su sé stessa, a veder sparire la trasposizione virtuale della bambina. Union doveva essere un esperimento, una base di partenza che potesse alimentare la speranza di poter connettere l’intera popolazione mondiale a quella macchina, di farla diventare parte del progetto. Così non è stato, ed è qui che entri in gioco, perché verrai chiamato a dare un nuovo papabile finale della storia, connesso ancora una volta allo STEM, in cerca di quella fiammella ultima di speranza di poter riabbracciare tua figlia. Ad aiutarti ci sarà Julie Kidman, una tua vecchia collega.
Se credi però che la storia possa essere così lineare, ti sbagli (d’altronde te lo aspettavi, giusto?). Ciò che Kidman ha omesso –per distrazione, o forse no– è che quel collasso di realtà ha cominciato a generare strani risultati, trasformazioni impreviste che portano umani, dalle sembianze più che normali in origine, a mutare in qualcosa di diverso, zombi. Più il tempo scorre, più scoprirai che Union assomiglierà a un vero e proprio inferno, popolato sì dagli zombi di cui ti stavo parlando, ma anche da ulteriori creature generate da scarti di altre, decisamente fuori dal normale e da ogni possibile nostra fantasia. Il mio consiglio, dopo aver provato entrambi i fronti, è quello di utilizzare le armi a tua disposizione per evitare quanto più possibile uno scontro diretto se non strettamente necessario. Nasconditi, cerca appigli in grado di farti passare quanto più inosservato possibile, la passerai liscia e ringrazierai di aver risparmiato le forze per i successivi scontri.
Le armi, che non mancano, riportano in auge alcune vecchie conoscenze del primo capitolo, e potranno essere fedeli alleate di svariate situazioni in cui potrai / dovrai inventare e costruire trappole per distrarre o ferire mortalmente i tuoi nemici. Stai pensando alla balestra? Sì, parlo di lei, ma non solo, perché ogni ritrovamento potrà entrare a far parte del tuo arsenale, il quale dovrà essere curato e -possibilmente- potenziato, almeno per renderti un pelo più facile la vita.
Ricorda inoltre di raccogliere ogni risorsa possibile, ti servirà lungo tutto il percorso e ti permetterà di accrescere ogni tua caratteristica. Se necessario (e lo sarà), consulta Tatiana, presente anche in questo capitolo, ancora una volta associata al fatto di poter riordinare le tue idee e collegarti rapidamente ai rifugi sparsi nella mappa.
Oltre la storia
Oltre la storia ci sono i miglioramenti nel controllo del personaggio e delle sue caratteristiche. Non ci si discosta poi molto dal Sebastian al quale eri abituato nel 2014, ma certamente è stato rivisto il sistema di puntamento e sparo, per certi versi troppo frustrante nella sua prima versione. Migliorato inoltre il sistema di stealth che puoi sfruttare ogni volta che ne hai la possibilità, cercando nascondigli dai quali puoi anche uccidere nemici che si trovano in primo piano. Ogni oggetto -o quasi- può interagire con te, e può quindi tornare estremamente utile per portare a casa il risultato.
Sfortunatamente però, non è di soli miglioramenti che posso parlare, perché una delle cose che più mi aveva colpito nel primo capitolo, manca in questo seguito: addio ai fiammiferi. Se credi quindi di essere al sicuro dopo aver mietuto una vittima, stai attento, potresti sbagliarti e pagarla cara.
Note di merito (e non)
The Evil Within 2 propone uno svecchiamento totale per ciò che riguarda il comparto grafico e sonoro. Il primo è sostenuto dal nuovo motore STEM Engine (bene, ma non benissimo considerando alcuni glitch troppo visibili in fase di gioco), il secondo da una buonissima colonna sonora e un ottimo doppiaggio in italiano, tutto perfettamente sincronizzato (su questo non ho notato davvero sbavature).
È proprio grazie a quel motore grafico se, proseguendo nella storia, vedi plasmare una Union sempre peggiore, arricchita da scenari al limite dell’apocalittico, scelta e modificata anche dalle creature che la popolano, le stesse con le quali spesso ti ritroverai muso a muso (?), costretto a un combattimento che potrebbe costarti tanto. Nulla è scontato, anche se credi di essere abituato a tutto ciò che più esiste di distorto e proveniente dal mondo di The Evil Within. Di quest’ultimo citato, c’è buona parte della trama in un continuo di storia che viene subito dichiarato (o quasi), lasciando molto poco spazio alla tua fantasia, molto invece ad apprezzare (si fa per dire!) ciò che presto ti circonderà, una volta connesso allo STEM.
Ho visto e giocato pezzi di storia che certamente ricordano la scuola Survival Horror con la quale siamo cresciuti, e Resident Evil o Silent Hill sono solo due dei più grandi titoli da citare.
Sia chiaro però che non è tutto oro quello che luccica, e la differenza rispetto al passato dovresti vederla anche tu (ammesso che non abbia iniziato a giocare questo titolo partendo da questo seguito). Meno scenari opprimenti e meno senso di paura instillata in chi tiene in mano il controller, certamente a causa della mancanza di scene e scenari già visti in passato, raccapriccianti, di quelli che ti porti sul cuscino quando giochi di sera e riproduci una situazione che assomiglia a quel sistema di illuminazione proposto dal gioco. Anche il comparto delle creature nemiche fa parte di questo giudizio, perché nasconderti dietro un riparo -quasi sempre disponibile- ti permetterà di evitare le grane, e conservarti per le lotte contro i boss, decisamente letali se non sarai capace di reagire nei giusti tempi.
A proposito di tempi: se giocato senza fare troppo il brillante, The Evil Within 2 potrebbe portarti via circa 18 o 20 ore, dando il giusto peso a collezionabili e obiettivi secondari (senza rinunciare a qualche scontro più crudo), non mi sono avvicinato invece –per dovere di cronaca– alla modalità di partita “+”, che riduce il numero di salvataggi e inasprisce di molto la quantità di facilitazioni “alla guida” ;-)
Parlare di The Evil Within 2 è stato proprio un incubo, ora comincia a dormirci su un po’ tu ;-)
L'articolo potrebbe non essere aggiornato
Questo post è stato scritto più di 5 mesi fa, potrebbe non essere aggiornato. Per qualsiasi dubbio ti invito a lasciare un commento per chiedere ulteriori informazioni! :-)
Disclaimer (per un mondo più pulito)
Gli articoli che appartengono al tag "Banco Prova Console" raccontano la mia personale esperienza con prodotti generalmente forniti da chi li realizza. In alcuni casi il prodotto descritto rimane a me, in altri viene restituito, in altri ancora sono io ad acquistarlo e decidere di pubblicare un articolo solo per il piacere di farlo e di condividere con te il mio parere.
Ogni articolo rispetta - come sempre - i miei standard: nessuna marchetta, solo il mio punto di vista fatto di pro e di contro. Riporto i fatti a prescindere dal giudizio finale.
Se vuoi leggere le altre recensioni del Banco Prova Console fai clic qui.