C’era una volta il Turtle Rock Studio, quello che – capitanato da Valve – aveva messo al mondo i due episodi di Left 4 Dead. Era fresco, ignorante, splatter, una valvola di sfogo che ti permetteva di imbracciare un’arma, metterti al fianco dei tuoi compagni e sparare a qualsiasi cosa si muovesse in maniera non tanto “normale“, senza pensarci poi molto. Oggi, a distanza di 12 anni dal tanto discusso secondo episodio (annunciato all’E3 del 2009, NdA), ecco che fa bella mostra di sé Back 4 Blood, l’erede in salsa next-gen e cross-play.
Back 4 Blood
Ti introdurrò a questo articolo dicendoti grosso modo le stesse cose che sono saltate fuori in una discussione tra “amici al bar” (su Slack, vabbè): Back 4 Blood è un acquisto che può valere la pena? Dipende. La mia impressione dopo qualche ora di gioco è che – seppur a distanza di anni – quello che ne esce più appagato da questo titolo è il senso di nostalgia. Left 4 Dead ha riscritto alcune delle pagine del politicamente corretto nel settore videoludico, perché gli zombi in sé sono prerogativa (in una certa maniera) della saga Resident Evil (nonostante qui si possa aprire una discussione riguardo il reale primo della classe, Alone in the Dark) e di tutto ciò che ne ha successivamente beneficiato cavalcando l’onda di quel successo.
Io non sono un grandissimo estimatore del genere ma non ci si tira indietro quando si tratta di provare questo tipo di titoli, fanno parte comunque di un grande calderone che è bello esplorare per delineare quanto più possibile il tuo profilo giocatore. Left 4 Dead all’epoca non ha fatto eccezione, provai entrambi gli episodi della saga su PC e ne rimasi tutto sommato soddisfatto, piacevolmente colpito e certamente divertito da tutto quel susseguirsi di pallottole misto pillole per la necessaria sopravvivenza (la tua, ma anche quella dei tuoi compagni che spesso ti coprivano le spalle evitandoti il passaggio a “miglior vita“, cosa che poco si confà allo specifico scenario). In Back 4 Blood ho ritrovato davvero tutto quel sapore del passato, non ci ho messo molto a imbracciare un’arma e buttarmi nella mischia ricordando i bei tempi passati, anche se stavolta alcune cose sono cambiate, in meglio.
Back 4 Blood applica un taglio netto con il passato e nasce specificatamente per il gioco in compagnia di amici e compari di console (ma non solo, proprio perché pensato e sviluppato cross play tra le varie piattaforme), la fase denominata “Tutorial” non è altro che la modalità Single Play in compagnia dei tre bot controllati dalla console, ti difenderanno e spalleggeranno pressoché sempre, ma questo non ti porterà a nulla se non a riprendere confidenza con il titolo e con i controlli del tuo personaggio. Non avanzerai di livello, non guadagnerai loot che potrai spendere nel corso della storia, sarai tutto sommato fermo a un palo. Ciò che ti conviene fare è quindi cercare dei veri compagni di avventura, anche casuali, per andare a esplorare la mappa e portare a casa il tuo corpo – possibilmente integro – dal punto A al punto B della mappa.
Durante l’intero percorso incontrerai diversi ostacoli e alcuni di questi saranno anche particolarmente ostici, più di quanto non lo siano stati in Left 4 Dead all’epoca (te li ricordi gli Hunter, i Boomer o gli Smoker? Eh …), ma è proprio il bello di Back 4 Blood tanto quanto lo è stato in passato. Ciò che è bene sapere è che le orde di zombi non smetteranno di assalirti e attentare alla vita dell’intero gruppo; più rumore farai, più attirerai l’attenzione, c’è quella sottile nota di “stealth” che riecheggia nell’eternità in un gioco che probabilmente fino a ora non ti ha portato esattamente a fare “piano” e con delle remore riguardo i proiettili consumati (poteva succedere anche prima, in L4D, ma non in maniera così marcata). Sia chiaro: non che manchino (anche se in alcune occasioni potresti arrivare ad avere alcune difficoltà di reperimento seguendo il filone della storia principale senza star lì a esplorare in giro), ma fossi in te li terrei da parte per le occasioni speciali.
Rispetto al passato, una grande mano la possono dare invece quelle carte collezionabili che compongono un nuovo sistema di interazione con la missione; queste potranno portare in dote un vantaggio per l’intera squadra (o per lo meno per il tuo personaggio) e di svantaggio quando giocate contro la tua squadra, un male necessario che ristabilisce una sorta di compensazione. E se pensi che questo non ti basti, c’è sempre quella variabile non calcolabile imposta dalla “regia del gioco“, la quale apporterà alcune modifiche al livello da affrontare in base al tuo stile di gioco e alla tua capacità di destreggiarti tra boss e trappole. Se pensi quindi di poter facilmente ricominciare un livello sapendo cosa aspettarti (e dove), ti sbagli, non sarà così (e – aggiungo – è subito #RageQuit).
E tu ce l’hai Xbox Game Pass?
In un periodo in cui non si fa altro che parlare di ben altri “Pass“, Back 4 Blood salta a bordo dell’abbonamento punta di diamante di Microsoft e permette davvero a tutti di godere di un titolo nuovo e dalle tante sfaccettature. I possessori di Xbox Game Pass lo hanno infatti ottenuto già al Day 1, potendolo quindi giocare senza spendere un centesimo in più (a meno di voler aggiungere futuri contenuti che sono riservati alle versioni oltre la Standard).
Nel caso invece tu non abbia Xbox Game Pass, poco male. Back 4 Blood si trova facilmente per ogni piattaforma e in più versioni. Qui di seguito ti propongo le principali:
Se cerchi un’edizione alternativa, spostati in fondo all’articolo.
Back 4 Blood In conclusione
Con più di 30 livelli da giocare, dei caratteri molto ben definiti che cambiano da personaggio a personaggio e con la (fortemente voluta) possibilità di giocare in multiplayer, Back 4 Blood è certamente un degno erede della serie di Left 4 Dead sviluppata dallo stesso identico studio. Ciò che non mi ha convinto fino in fondo è però il fatto che questo titolo non aggiunge nulla alla trama – che rimane assolutamente basica e che lascia quindi maggiore spazio alla pura azione – e allo scopo “di sfogo curativo” al quale eravamo (o almeno io ero) assolutamente abituati. È gradita l’introduzione del sistema di carte collezionabili tanto quanto quello della regia, ma non è certo questo a far pendere in maniera differente l’ago della bilancia.
Degno di nota è tutto il lavoro che c’è dietro il corretto bilanciamento tra grafica di nuova generazione e fluidità di gioco, quest’ultima non viene mai intaccata durante le partite (fondamentale se si pensa che si parla di uno sparatutto in prima persona) e c’è quindi da riconoscerne il merito a Turtle Rock Studio. Warner ha promesso futuri aggiornamenti del titolo che dovrebbero andare ad arricchire ulteriormente l’esperienza, non resta quindi che attendere che questo accada per dare nuova linfa a Back 4 Blood. Quello che ho avuto modo di provare di meno è la modalità PvP (Sciame) che – almeno a dare un’occhiata ad altri giocatori su Twitch – sembra molto divertente, almeno fino a quando non finirai inevitabilmente per cadere sotto l’egemonia della razza opposta (si alternano i turni di gioco), spero di potermi rifare presto.
#StaySafe (e, in questo specifico caso, anche Alive!)
Back 4 Blood, edizioni alternative in vendita
Qui di seguito ti riporto le varie edizioni per ciascuna console, sono tutte in vendita su Amazon:
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Prodotto: fornito da Warner Bros, che ringrazio.