A Lavinia

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Quando l’ho appreso sono stato pervaso da una serie di sensazioni spiacevoli, un vuoto, un pugno nello stomaco. Eppure quel brutto male ti ha consumata per due lunghi anni, senza lasciarti una via d’uscita nonostante la tua grande forza d’animo e l’enorme affetto che ti ha circondata. Teoria dice che si dovrebbe in qualche maniera essere preparati, la realtà dei fatti è però molto diversa e non è assolutamente “come la disegnano“, perché se c’è una cosa che sin da piccoli riusciamo a capire (seppur non del tutto corretta) è che il ciclo della vita ci porterà a dover salutare i nostri cari vedendoli abbandonare la vita terrena prima di noi.

Poi però ci sono le strade alternative, quei controviali che un destino ha disegnato da qualche parte, impossibile o quasi per noi leggere quella sceneggiatura che ci vede protagonisti ignari di cosa ci sta aspettando, di cosa la vita ha riservato per noi. Ed è esattamente così che funziona: un giorno potresti accorgerti che i “problemi” che ti assillavano poche ore prima e che fanno parte della naturale crescita dell’essere umano (e del suo continuo ingigantire, sopravvalutare le cose), sono solo frivolezze in confronto a qualcosa di molto più grande e difficile da portare sul campo di battaglia, quel tipo di male ha dalla sua una serie di carte da giocare che spesso rendono deboli le tue, anche quando la mano ti sembra buona.

È in quel momento che si capisce quanto siamo fragili, vulnerabili, ed è lo stesso momento in cui ci si rende conto che l’affetto e la vicinanza dei propri cari è l’unica cosa che conta, e che non è mai abbastanza per dire “Ok, sono a posto così“. La natura ha scelto per te, la tua breve vita terrena non ti ha permesso di “diventare grande” nonostante tu lo sia stata per moltissimi aspetti, un esempio per noi tutti, un evento dal finale tragico che ha raccolto ancora una volta intorno a te tanta gente che si era in qualche maniera legata alla tua vita, direttamente o per vie traverse grazie alla tua mamma e al tuo papà.

È a loro e alla tua piccola sorellina che va il pensiero finale, è a loro che va il mio (il nostro) più grande abbraccio. La vostra forza d’animo è stata per me motivo di invidia perché io, al posto vostro, non avrei mai potuto sorreggere il peso di questa perdita e mostrarmi comunque grato per quanto ricevuto, un genitore (ma anche un fratello, una sorella) non può mai davvero essere “pronto” per questo tipo di situazioni, anche se è esattamente quello il momento in cui dovrà mostrare e tirare fuori tutta la capacità che ha dentro di sé.

Buon viaggio piccola. Avrei voluto avere la forza per leggerti queste parole ieri durante la tua commemorazione, scusami se non ce l’ho fatta.


Immagine di copertina Sandy Millar on Unsplash

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