Siamo una massa di coglioni

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And that’s it.

Ci ho provato, lo giuro. Sono settimane difficili, le pubblicazioni sul blog sono scemate perché sto dedicando anima e cuore al mio lavoro cercando di fare tutto il possibile per accelerare e favorire il Working from Home per tutti i nostri utenti (non si può davvero parlare di Smart Working perché per quello non è prevista la sosta semi-forzata tra le mura di casa). Ore su ore aggiunte al già nutrito calderone di quelle che devo per contratto, non mi importa, è giusto fare la propria parte per il bene di tutti ma evidentemente non basta. Avevo provato a evitare come la peste di scrivere del nuovo Coronavirus perché i Social Network, i blog e le finte testate giornalistiche (sì, con finte intendo anche nomi blasonati della stampa italiana che non credo sia necessario fare) hanno già fatto abbastanza danni alla popolazione tutta.

Siamo un popolo di vecchi, la COVID-19 (l’articolo “la” è corretto e voluto, molti ancora non hanno capito la differenza tra il virus e la malattia, provo a rimediare: salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioFaqNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=228#1) è in grado di fare danni tangibili abbattendo le ultime risorse di una difesa immunitaria già provata per coloro che soffrono in maniera pregressa di malattie legate all’apparato respiratorio e non solo. Le statistiche italiane sono tra le più trasparenti al mondo ed è evidente che in tutto questo l’Italia – e in particolare la Lombardia – risulti essere un lazzaretto dove la malattia è in grado di colpire proprio chiunque, resta una mia stupida e sommaria convinzione che nel resto del mondo non si sia esattamente trasparenti quanto noi, mancano però delle prove davvero chiare e inconfutabili che questo stia realmente accadendo.

Il vero problema cardine però è l’informazione e come questa è stata passata dagli organi preposti alla popolazione. Poco importa se ci sono siti web istituzionali e voci autorevoli del campo, l’importante è dare aria alla bocca, lettere alla tastiera e fomentare odio (dapprima, perché quel video di Twitter in cui si dà addosso ad alcune persone di origine asiatica lo ricordo ancora con ribrezzo) oltre che una quantità di catene di S.Antonio e stronzate che continuano a rincorrersi su WhatsApp, Facebook, Twitter e chi più ne ha più ne metta (sono stato involontariamente sottoposto a visione di video su TikTok che mi hanno fatto sprofondare in un profondo senso di inappartenenza al genere umano). Quasi ogni testata giornalistica sta sfruttando il potere mediatico dell’accaduto per dare libero sfogo a una serie di affermazioni spesso campate per aria (la bozza del decreto di contenimento di qualche ora fa ne è la dimostrazione palese), storie lasciate a metà, sensazionalismi che potrebbero (e lo fanno) prendere fuoco più di benzina a stretto contatto con un cerino.

Noi popolo italiano non abbiamo senso di responsabilità civico alcuno, siamo egoisti, stupidi, ignoranti e creduloni. Siamo il popolo di Facebook, dei fantomatici messaggi degli esperti che trovano poi spazio nelle pagine dei debunker che mettono al tappeto bufale (bastano un paio di clic, giuro, non è difficile), alimentiamo costantemente una macchina del fumo che non fa altro che coprire i nostri occhi, non riusciamo davvero più a realizzare quale sia la verità e quale l’inganno. Ci meritiamo misure restrittive e più specificatamente che qualcuno ci punisca seriamente per farci capire che no, non si tratta di una “stupida influenza” né tanto meno di raccomandazioni che possiamo ignorare andando a farci un giro sul Naviglio Grande, corso Buenos Aires o spostandoci nella casa di montagna risultando per altro positivi alla malattia dopo esserci recati in pronto soccorso in barba a ogni buon senso e passata raccomandazione scolpita nella pietra.

Siamo una massa di coglioni

Scappa finché sei in tempo

Siamo talmente stupidi ed egoisti che anziché tutelare chi è più debole e anziano di noi lo mettiamo in difficoltà senza pensarci due volte. Non pensiamo alla sanità fuori dalla Lombardia, non pensiamo che preservare quanto più possibile una situazione “gestibile” in altre regioni italiane sia la priorità, ci accalchiamo nelle stazioni ferroviarie per tornare “giù“, da mamma, da papà, dai nonni che sicuramente avranno la soluzione a questa difficoltà. Non c’è bisogno di impegnarsi, basta accendere il televisore e spostarsi su Sky TG24 (che ringrazio per la qualità dei servizi e dell’informazione superiore ad altri loro colleghi dell’etere) per vedere ciò che Twitter ci ha mostrato già ore fa:

Chi mi legge o conosce da tempo sa benissimo che sono nato in Calabria e cresciuto successivamente in Romagna, non mi sognerei mai di abbandonare Milano mettendo a rischio persone potenzialmente più deboli di me solo perché qualcuno decide di dichiarare che ci si trova in zona rossa e che vanno quindi limitati gli spostamenti, è una profonda delusione leggere e vedere persone che lo fanno pensando che tornare in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e altre nostre splendide regioni d’Italia possa metterli al riparo da qualcosa che probabilmente li ha già colpiti anche se non se ne vedono per il momento gli effetti, il tutto senza considerare le precarie condizioni di alcuni ospedali del Sud Italia.

Che fare?

Facciamoci un favore: seguiamo le indicazioni che vengono puntualmente date, cerchiamo di limitare questi dannati spostamenti, lavoriamo da casa se possibile e utilizziamo i servizi di consegna spesa a domicilio se e dove possibile, portando pazienza se non ci arrivano le uova necessarie al tiramisù entro un’ora, perché siamo in tanti e bisogna comprendere che ci sono lavoratori che si stanno sacrificando per la massa, loro meritano tutto il nostro rispetto, un sorriso in tempi comunque anomali, una parola cordiale (mantenendo quella giusta distanza indicata anch’essa da chi ne dovrebbe sapere qualcosa in più).

Sangue freddo, ragionamento, niente panico. Uniti nella lotta alla diffusione dell’infezione senza mai dimenticarci che siamo circondati da persone potenzialmente più deboli di noi che potrebbero farne le spese. La nostra vita non è più importante di quella del vicino di casa, siamo tutti uguali e viviamo tutti sulla stessa Terra, ognuno di noi deve fare tutto il possibile affinché si torni a una situazione di normalità scandendo tempi giusti che potrebbero non essere esattamente rapidi (e la situazione può solo peggiorare se continuiamo a comportarci in maniera errata).

Ora puoi anche insultarmi utilizzando l’area commenti, evidentemente ti ho ferito in qualche maniera e meriti una mia risposta dedicata, ricorda però che dare libero sfogo alla tua rabbia repressa troverà un muro su cui sbattere, rimaniamo civili anche nel confronto.

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