Abbiamo imparato a lavarci le mani

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Sport nazionale italiano vuole che la lamentela sia sempre pronta per essere spesa ovunque ci si trovi e con chiunque si abbia a che fare. Ricordo molto bene amici, conoscenti e parenti che in ordine sparso negli scorsi anni hanno puntualmente tirato fuori dal cilindro la frase fatta “meno male che questo anno orribile è terminato” (c’era quasi sempre l’intercalare, ma non volevo subito battezzare l’articolo), ci penso ancora oggi, sorrido, in 35 anni di vita ho imparato ancora poche cose, posso però dire con certezza che una mi è chiara, limpida, scolpita ormai: non ci si può sempre e solo lamentare.

Se il 2012 ci aveva proposto e predisposto alla fine del mondo come lo conosciamo, è altrettanto vero che ogni singolo anno può essere ricordato per degli eventi affatto piacevoli, più o meno gravi, il 2020 allo stato attuale è certamente annoverabile tra i capolavori del ventesimo secolo. Tra una manciata di ore ci troveremo tutti insieme nel “2020 v.1.1“, voglio buttare qui alcuni pensieri sparsi che mi passano per la testa.

coronavirus
Photo by engin akyurt on Unsplash

2020

Mascherine, lockdown, Covid-19, gel disinfettante, una serie di parole – non certamente limitate a queste – che sono entrate prepotentemente in un vocabolario quotidiano che prima mai avevamo realmente padroneggiato. L’uomo è scienza e anima, dimostrazione costante e credo religioso, quest’ultimo non così profondamente presente e sentito da tutti coloro che vivono su questa Terra. Io la mia scelta l’ho fatta nonostante quanto stabilito dai miei genitori, ognuno dovrebbe essere libero di operare le proprie scelte nel totale rispetto di sé stessi tanto quanto di quella collettività della quale ci circondiamo – volenti o nolenti – quotidianamente, questa cosa viene troppo spesso tralasciata.

Qualcuno evidentemente più erudito di me diceva che la libertà personale termina laddove inizia quella altrui, non c’è niente di più vero, è qualcosa che dovremmo tutti ricordare in ogni singolo minuto della giornata, ripetendocelo e cercando di rispettarci l’un l’altro ogni giorno della nostra vita.

Il 2020 è stato un anno difficile e lo è ancora, porterà il suo ineluttabile strascico sul 2021, seppur questo abbia promesso una soluzione che dovrebbe aiutarci a riabbracciare i nostri cari e tornare a essere fisicamente più vicini, riconquistare quella normalità che probabilmente abbiamo dimenticato “che sapore ha“.

L’uomo è un mammifero che necessita di un contatto fisico lungo una vita tanto quanto un cucciolo d’uomo della sua mamma nei primi mesi di luce. Siamo essere umani, siamo emozioni, stati d’animo, continue contraddizioni, siamo fallibili, siamo unici. Cerchiamo un abbraccio anche quando spesso facciamo trasparire di non volerlo, una voce amica, una stretta di mano, una pacca sulla spalla, un grazie accompagnato da un sorriso.

Il 2020 – nonostante quanto dichiarato davanti alle telecamere – credo abbia devastato il rapporto tra di noi, alimentando un continuo vomito d’odio che ha abbattuto ogni barriera, tatto e senso del pudore, manco ci trovassimo in una classe di scuola primaria dove le piccole creature, senza peli sulla lingua o capacità di essere “intenzionalmente maligni“, tirano fuori qualsiasi giudizio senza curarsi in alcun modo di come possa reagire colui o colei che ci si trova di fronte. Forse dimentichiamo di essere tutti uguali, non c’è eccezione alcuna, il colore della pelle o il nostro credo religioso non determinano in alcun modo una differenza quando saremo null’altro che un mucchio d’ossa senza più un battito del cuore a muoverlo.

Ci odiamo, ci diciamo e scriviamo cose che probabilmente in un confronto faccia a faccia non ci permetteremmo mai di dire. Siamo diventati leoni da tastiera, menefreghisti al chilogrammo, pura essenza di egoismo, maleducazione, sciatteria e voglia di apparire. I Social Network sono tra le invenzioni umane forse più belle di sempre, eppure – come ogni coltello da cucina – li usiamo nella maniera più sbagliata possibile, anziché avvicinarci ci allontaniamo costantemente e inesorabilmente. Pensiamo che la nostra vita non possa essere altro che Like su una pagina Facebook o un profilo Instagram, lo smartphone è diventato (ormai da molto tempo) un’estensione naturale del pene e il gioco a chi ce l’ha più grande (o di traverso) si è solo “evoluto“.

Non so quanto saremo capaci (e in quanto tempo) di sorriderci, comprenderci e aiutarci nuovamente. Non posso e non voglio fare di tutta l’erba un fascio perché lì fuori ci sono centinaia di migliaia di persone buone, volenterose, ben lontane da questo scenario tragico che ho disegnato poco sopra. La mia non è voglia di buttarla in vacca e pensare che tutto il mondo faccia schifo, è maturata consapevolezza frutto di anni, esperienze e gioie che difficilmente vedo sul volto o nelle parole dei ragazzi d’oggi, quelli che non lasciano il posto a un’anziana signora sul tram, quelli che si divertono spesso grazie all’alcool o alle droghe o a quelle stronzate che gli permettono di ottenere la qualifica di “più figo del quartierino” senza sapere che una manciata di anni più tardi non servirà assolutamente a nulla.

Tutto ciò che importa è lo smartphone, i contatti (virtuali), gli amici (di Facebook, non certo quelli disposti a sacrificarsi per te nel momento del bisogno), la popolarità costruita su basi che di solido hanno realmente poco e nulla.

Cerca il lato positivo

Cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno non è mai facile, è più semplice non pensare e scaricare ogni colpa sulla sfiga o su qualcuno che ce l’ha fatta, facile preda di odiatori seriali che troppo spesso – senza neanche conoscere realmente quella persona – sono pronti a snocciolare pillole di saggezza che “insegnano la vita“. Internet è uno strumento estremamente potente e democratico che ha permesso però – come seconda faccia della stessa medaglia – di distruggere i confini di quella chiacchiera da bar che poteva finire a “tarallucci e vino” senza danneggiare alcunché al termine del giro di bevuta. Chi era ciucco veniva generalmente deriso “in buona” e messo alla porta, tornando a casa, smaltendo la sbornia e chiudendo lì qualsivoglia episodio triste e stupido da non ricordare e non raccontare certamente ai posteri.

Su Internet tutto rimane scritto, tutto è scaricabile infinite volte nell’arco di un tempo mai finito, la tua mossa falsa di oggi potrebbe rivelarsi stupidamente fatale in futuro. Io ho mantenuto in vita moltissimi contenuti – di questo blog – dei quali non vado certamente fiero. Ho sbagliato? Forse, ma voglio ricordare le stronzate scritte ieri per evitare di riscriverle domani, magari mettendo in guardia altri giovani erranti che potrebbero arrivare alle stesse stupide riflessioni o affermazioni che – con qualche anno di più sulla schiena – capisci quanto possano essere evitabili.

Quello che il 2020 ci ha quindi – ormai – lasciato è un bagaglio di esperienza dal quale prendere a piene mani, per imparare a godere della vita e cercare di dare meno peso, o almeno usare meno veemenza, a tutti coloro che non la pensano esattamente come noi, siamo tutti uguali ma allo stesso tempo unici, siamo esseri senzienti generalmente forniti di neuroni che dovrebbero aiutarci ad affrontare la nostra vita e le nostre scelte consapevolmente. E se io non sono affatto d’accordo con il ragionamento di un No-Vax (altro termine figlio del nostro presente) poco male, in questo mondo c’è sufficiente spazio per entrambi a patto di non dover incrociare le nostre strade e metterci lì a cercare di inculcare la “giusta idea” l’uno nella testa dell’altro.

Abbiamo imparato a lavarci le mani, un’azione così banale ed elementare che il solo pensarlo o dirlo ad alta voce mi fa accapponare la pelle. Eppure.

Ciao 2020, da un certo punto di vista non mi mancherai affatto, lungi da me però dirti che “finalmente ti levi dalle palle“, perché del domani non ho certezza alcuna e – come Murphy insegna – potrebbe essere anche peggiore.

Auguri e, come di consuetudine ormai, #StaySafe


Immagine di copertina Fran Jacquier on Unsplash

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