Era lì da un po’ ed ero indeciso sul pubblicare o meno questo pensiero, in fondo perché no. Quindi scusa il ritardo, la notizia non è certo nuova, ormai si parla di un mese fa circa e nel frattempo mi auguro che in qualche maniera Flipper Zero abbia risolto la questione (non ci sono tracce ufficiali sull’account Twitter né sul blog), anche se devo dire che il team non è esattamente fortunato con la vendita dei suoi prodotti (non certo per volere dei clienti finali).
PayPal has blocked our business account and is holding $1.3M for more than 2 months without explaining what exactly they are not happy with. Even @PayPal support doesn’t know what’s going on. This endangers the production of Flipper Zero in general.
On June 7th, we launched sales on our shop.flipperzero.one store. Customers had two payment options: directly via card or through PayPal. More than half of customers chose PayPal.
After a few days of sales PayPal initiated the compliance process. They asked for some documents and we immediately provided them.
Then there were a few more requests, which we’ve also submitted. And after we got this: “❌Your account is permanently blocked💀”.
We’ve talked with @AskPayPal, but they can’t say what exactly compliance team want from us. Our support case ID: PP-L-321307432732.
Right now we need to pay for new production batches and this money is critical to run our business. If there is anyone from our community who has direct contacts of PayPal internal team and somehow can influence this situation, we kindly ask for help.
PayPal è uno strumento che generalmente (ho detto generalmente) agisce a favore del cliente finale. Più volte mi sono trovato in difficoltà nel corso degli anni con venditori evidentemente non così affidabili e ho sempre potuto contare sull’aiuto dell’assistenza PayPal che nel 99% dei casi ha analizzato e datomi ragione evitando perdite economiche o oliando quel meccanismo che ha successivamente permesso di ottenere il bene pagato. Se volessi quindi analizzarlo sterilmente come strumento di pagamento in grado di “proteggere” la carta di credito (fare da filtro più che altro) potremmo battezzarla come a posto così. Fa il suo mestiere.
Ma dato che PayPal vive soprattutto del lavoro dei commercianti e delle percentuali prese sulle vendite di questi ultimi (senza considerare le donazioni che ti tocca far passare da scambio di denaro tra amici fidati, per evitare che ti venga mangiata una parte di quella quota pizza quando ordini il pranzo in ufficio tra colleghi e paghi tu), ecco che allora la storia cambia. Diventa un partner, e in alcuni casi il partner diventa tossico quando inizia ad alzarsi con la luna sbagliata andando ad additare scuse più o meno discutibili, modi di porsi che variano rispetto al giorno prima, comportamenti più da dottor Jekill e mister Hyde che da vero socio in affari. Perché di socio in affari in realtà non si tratta, è più un SaaS (Software as a Service) che stai ripagando in percentuali sul fatturato, soldi – quelli interi però, non ancora privati della semplice commissione – che non potresti non veder mai arrivare nelle tue casse, mettendo evidentemente in ginocchio un business che potrebbe inesorabilmente finire per fallire.
È proprio ciò che è accaduto (e che è stato raccontato) dalla startup russa che ha fatto molto discutere di sé grazie a un prodotto evidentemente pensato per divertirsi alla maniera dei nerd, un business che – solo dopo analisi e accettazione da parte di PayPal – è iniziato a “non piacere” (almeno così si può evincere dalle valutazioni di PayPal esposte dall’account Twitter di Flipper Zero), dopo però aver visto transitare moneta sonante dai server della società californiana ex-eBay e oggi indipendente (dal 2015).
Il problema è che non è la prima volta che qualcosa di simile accade. Io di episodi ne ho letti e visti diversi in passato, la storia di Flipper Zero sta facendo il giusto rumore e ha trovato spazio anche nelle discussioni di Hacker News all’indirizzo news.ycombinator.com/item?id=32742258, spazio “protetto” in cui molti altri venditori hanno esposto le loro disavventure con la società finanziaria.
Ora, io non sono della stessa idea di Gabriele quando parla di PayPal e ci si trova dal lato cliente (perché sarei ipocrita nel dire che non mi è tornato utile), ma non posso fare a meno di ignorare la cosa e chiedermi quanto non convenga realmente (almeno con società meritevoli di fiducia) mettere in campo la transazione diretta da carta di credito (che a quel punto va bene anche una ricaricabile / virtuale one-shot qualsiasi se proprio non ci si fida al 100%).
#StaySafe
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