Letture per il weekend: I figli della fretta

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La fretta è cattiva consigliera,

e se è per questo la nonna ripeteva sempre che la gatta frettolosa fece i gattini ciechi.

Le 10 del mattino di una domenica già molto calda, il silenzio, le pale del ventilatore che girano perché vuoi dare una parvenza di resistenza all’uso incondizionato del climatizzatore già dalle prime ore del giorno. Questo è il mio “solito” rant del fine settimana, dettato dalle mie letture e da ciò che accade nel quotidiano. Cerco di evitare la polemica sterile e sono ormai consapevole e abituato a prendere tutto quello che ci viene propinato con le pinze e le opportune distanze, cercando di non affrettare conclusioni che caratterizzano ormai la maggior parte degli avventori che si avvicina più a un Social Network che a un serio giornalismo d’approfondimento. Non abbiamo tempo da perdere, pensiamo che un titolo ci possa dire già tutto ciò che ci sarà scritto nelle 300 battute successive e abbiamo il dito e la tastiera più veloci del West perché ci piace sentirci parte di un fronte comune di protesta sterile che non porta assolutamente a nulla se non alla lotta su Twitter o Facebook, dove tirarsi i capelli, menarsi nel fango e far trapelare un concetto errato di superiorità rispetto a chi neanche si conosce realmente è una questione di giustizia sociale (per chi lo devo ancora capire e comprendere, sono evidentemente limitato).

La mia domanda è semplice: quanto è possibile negare o dimenticare facilmente tutto ciò che è accaduto nei mesi del periodo invernale e primaverile di questo 2020? Le parole di Bocelli hanno riecheggiato e fatto male nei cuori di coloro che hanno perso i propri cari o di quelli che ancora oggi non possono rivederli a causa delle restrizioni persistenti. Non voglio giudicare perché non ne ho il diritto, io sono cittadino italiano e come tale rispetto le regole che l’Italia impone, ho una mia idea e cerco di portare rispetto all’altrui persona affinché io non possa in nessun caso ledere la sua tranquillità e sicurezza. Non è così difficile da comprendere, non è neanche così difficile da replicare a dirla tutta.

Ho vissuto come tutti il periodo di picco della pandemia con le massime restrizioni attive, in quei rari casi in cui sono stato costretto ad abbandonare le mura di casa (e il perimetro del condominio) ho avuto modo di notare quanto ogni individuo faccia un po’ quello che gli pare a prescindere dalla regole e dal buonsenso, è una storia che si ripete perché da sempre noi italiani siamo brava gente, allenatori, ingegneri edili, virologi, astronauti e nel tempo libero residuo siamo soliti impartire lezioni di cucina agli chef. Raro trovare chi pensa che a “ciascuno debba competere il suo“, che lo studio serve per avere delle solide basi per protrarre poi l’approfondimento e il continuo ricercare una perfezione che mai si raggiungerà, ma che arricchirà sempre di più quel bagaglio di esperienze che cesserà con l’esistenza stessa dell’essere umano come singolo individuo.

E allora apriti cielo, le parole tristi e fomentate d’odio per Bocelli (toccando livelli di pessimo gusto che difficilmente si sarebbero potuti sfiorare se ci fosse stato un “faccia a faccia” dal vivo senza interposto monitor) che già di suo evidentemente non ha molto ponderato ciò che ha permesso di far uscire dalle sue labbra e dalle poderose quanto invidiabili corde vocali che la natura gli ha messo a disposizione (ilmessaggero.it/italia/andrea_bocelli_ho_violato_il_lockdown_umiliato_e_offeso-5370933.html), un Salvini che continua a fare e dire qualsiasi cosa pur di rimanere protagonista dei discorsi della gente comune (tanto al bar quanto nei circoli più importanti), una tribù di italiani che ancora oggi non si cura di quanto accaduto e che crede che sia tutto un complotto messo in piedi per controllarci, per permettere a gente ricca e senza scrupoli come Bill Gates di vaccinarci e pilotarci remotamente grazie al 5G, mi piacerebbe davvero sedermi al tavolo con queste persone e chiedere loro come siano potute arrivare a queste conclusioni e su quali basi scientifiche sono certi della loro idea e del destino già deciso a un qualche tavolo degli alti piani che governano questo nostro pianeta (open.online/2020/05/15/coronavirus-lintervento-della-deputata-sara-cunial-e-i-numerosi-complotti-sul-covid-19-e-non-solo).

Figli della disinformazione o di chi pensa che viviamo in un quotidiano e costante complotto? Se è vero che un tempo la figura del giornalista era autorevole e non serviva altro per rimanere informati e alimentare una sana discussione civile (non necessariamente fatta di soli sì, anzi, tutt’altro), è altrettanto vero che oggi c’è chi sfrutta questa ignoranza diffusa per spargere un seme di rabbia, cattiveria e falsa informazione che rimbalza rapidamente e voracemente per ogni parete che costituisce qualsivoglia mezzo di scambio messaggi istantaneo, non importa che si tratti di Twitter, Facebook o l’inarrestabile TikTok, le catene di S. Antonio su Whatsapp ci hanno insegnato che non far pagare il costo di un SMS vuol dire che qualsiasi cosa vada bene, che vada condivisa e che vada presa per buona, perché una rete di fiducia pregressa tra le persone scarica quel senso di responsabilità che ciascuno di noi dovrebbe avere nel momento in cui mette in giro un’informazione non verificata pensando che non possa accadere nulla di male.

Qualcosa di male è accaduto però. Ci ritroviamo oggi a doverci difendere dalle false informazioni che diventano sempre più dettagliate e ben redatte da sembrare reali, siamo stressati quanto mai prima perché si è passati dal lavorare per vivere al vivere per lavorare senza neanche avere il tempo di realizzarlo e attenuare la novità sul nascere, siamo bombardati da titoli pensati, scritti e pubblicati per catturare attenzione e clic, scontrandosi con una soglia dell’attenzione e una concentrazione che stanno sempre più calando drasticamente, portandoci inevitabilmente a giudicare il libro dalla copertina, a non accendere il cervello prima delle dita sulla tastiera, a pensare che dall’altro lato del monitor ci sia qualcuno che deve essere bastonato dal nostro giudizio e che sia giusto così.

Ehi, ti dico un segreto: dall’altro lato del monitor c’è una persona come te. Una persona con dei sentimenti, con una storia familiare non necessariamente bella o brutta come la tua (dipende chiaramente dai casi), con un lavoro (forse) che succhia via la linfa vitale e quel tempo libero che probabilmente potrebbe dedicare a un figlio che ha solo bisogno della vicinanza e del supporto di un genitore. Potrei andare avanti per ore a immaginare un qualsivoglia scenario plausibile ma non credo che ci sia bisogno di farlo, voglio sperare che tu abbia capito che non sempre ci si può erigere a supereroe dell’Internet che punisce tutti per un bene superiore, in realtà quasi mai. Tutti sbagliamo, tutti abbiamo qualcosa da dire, la verità probabilmente sta nel mezzo come qualcuno affermava, in linea più generale io sento di potermi basare sul fatto che la libertà personale termina nel momento in cui va a scalfire quella di un altro individuo, capisci cosa voglio dire? Ci vuole “semplicementerispetto.

Nel rispetto puoi (devi) includere la convivenza con altri essere umani, il non danneggiare l’altrui persona perché potresti fare seri danni, il seguire le regole quando non sei tu a dettarle perché ti trovi in casa di altri o su terreno comune (dissapore.com/notizie/supermercati-roma-i-dipendenti-chiedono-di-mantenere-le-distanze-e-usare-le-mascherine o dissapore.com/notizie/val-badia-vanno-a-cene-e-a-feste-ma-sono-in-quarantena), non pretendere di scegliere per gli altri perché è il peggiore segno di mancato rispetto che tu possa dare (corriere.it/politica/20_luglio_27/salvini-convegno-senato-senza-mascherina-non-ce-l-ho-non-me-metto-b1239f6c-d00d-11ea-b6b4-c1fd88d9cdd9.shtml). Questo non vuol dire essere una pecora che fa parte del gregge (come ho già sentito dire più volte), vuol dire far parte di una comunità che cerca di fare del suo meglio per progredire e avere un futuro, governata da persone che possono fallire tanto quanto me e te ma che hanno dovuto prendere decisioni difficili e che ci hanno portato – probabilmente – a poter oggi tornare ad avere delle libertà precedentemente negate per tenere a banda una pandemia che sta mietendo tante vittime. La scusa utilizzata da molti e che spiega che questi numeri non sono così alti da battere le morti per altre malattie non regge, mia madre mi ripeteva sempre di guardare al mio orto e non a quello degli altri per giustificare una mia azione sbagliata, aveva e ha tutt’oggi ragione da vendere.

E se Bocelli è stato realmente frainteso (corriere.it/spettacoli/20_luglio_28/negazionisti-covid-bocelli-replica-polemiche-io-frainteso-fedez-fare-silenzio-non-fa-male-69784b24-d09c-11ea-b3cf-26aaa2253468.shtml, tg24.sky.it/cronaca/2020/07/29/andrea-bocelli-covid-19-dichiarazioni) e Zangrillo abbia realmente ragione sulla “morte” del virus (video.corriere.it/cronaca/zangrillo-il-virus-scomparso-ribadisco-nessuno-riuscito-smentirmi/17c36be0-d021-11ea-b6b4-c1fd88d9cdd9, ilgiornale.it/news/cronache/zangrillo-coronavirus-scomparso-nel-contesto-nazionale-1874949.html) sarà solo il tempo a potercelo dire sul serio.

Ora puoi anche mandarmi a cagare se pensi sia giusto così, la cosa difficile è dirmi perché è giusto farlo.

Buona domenica.

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