MS17-010: WannaCry, EternalBlue, DoublePulsar (Aggiornato)

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Partiamo subito con una certezza, per rianimare chi leggendo il titolo è già cascato dalla sedia: NON si tratta di nomi di profumi di Dolce & Gabbana. Ci siamo? Bene. Ora possiamo cominciare sul serio.

MS17-010: WannaCry, EternalBlue, DoublePulsar (c'è dell'altro?)

Mettiti comodo. L’infezione non è finita perché ne hanno parlato i giornali accantonando il tutto qualche giorno dopo. Questa, così come altre infezioni passate e future, continuano a essere all’ordine del giorno e il metodo è sempre lo stesso: punta e colpisci chi rimane indietro, per scelta o per stupidità.

Sul perché io ci abbia messo diversi giorni a uscire con un articolo beh, è presto spiegato: ho dovuto far fronte alla minaccia, verificando attentamente che ogni macchina fosse protetta, anche quelle che non potevano precedentemente esserlo ma che per qualche motivo non potevano essere aggiornate a un sistema operativo più recente (Matteo, se mi leggi incazzati pure, poi però ne riparliamo alla prima birra, offri tu, così ti spiego perché “non ce lo meritiamo“!), un lavoro che ha mosso un intero ufficio IT e che penso abbia fatto bene a tutti, per avere un polso della situazione davvero preciso, nulla deve sfuggire.

L’origine del “disastro

Inizia il weekend (quello scorso) e con lui un attacco massivo e massiccio contro i sistemi Microsoft che non sono allineati con le patch di sicurezza. Non parlo delle ultime, ma di quelle di due mesi prima. WannaCry(pt) è il suo nome, ed effettivamente da piangere c’è molto, se si fa parte del gruppo degli infettati.

Provo a fartela semplice: te lo ricordi Cryptolocker (e CryptoWall in seguito)? Non siamo andati poi molto più in là, perché di criptazione dei file tutto sommato si tratta, ma di certo ciò che mi stupisce e affascina è il modo in cui tutto ciò viene (ri)proposto, in maniera più completa e complessa, ben ideata e che lascia dietro di sé un’ombra che continua a passeggiare con il PC infetto.

Di articoli online ne trovi centinaia, alcuni più tecnici e altri più divulgativi (ed è giusto così). Io voglio limitarmi a raccogliere sotto un tetto tutto ciò che ho letto, che voglio riportare qui e ricordare in futuro. La gravità di quanto accaduto (e che ancora accade, a oggi che scrivo l’articolo) è stato evidenziato nel blog di Microsoft, scritto da Brad Smith:

https://blogs.microsoft.com/on-the-issues/2017/05/14/need-urgent-collective-action-keep-people-safe-online-lessons-last-weeks-cyberattack/#sm.0001073229cgeeznzsj2526jzi8w2

Una timeline è stata pubblicata in maniera più che chiara e completa da Luigi Morelli, te la ripropongo qui di seguito:

  • 2001: Il bug in questione viene introdotto involontariamente in Windows XP, e da esso si diffonde in tutte le release successive
  • 2001–2015: Ad un dato momento NSA (probabilmente l’ Equation Group, presumibilmente una sezione di NSA) ha scoperto il bug ed ha predisposto un exploit (programma che ne consente l’utilizzo dannoso) chiamato EternalBlue, che potrebbe o potrebbe non aver utilizzato
  • 2012–2015: Un contraente NSA ruba presumibilmente più del 75% della libreria NSA’s di strumenti di hacking
  • Agosto 2016: Un gruppo chiamato “ShadowBrokers” pubblica strumenti di hacking che dichiarano essere di provenienza NSA; gli strumenti sembrano giungere dall’Equation Group
  • Ottobre 2016: Il contraente NSA di cui sopra viene accusato di aver rubato dati di proprietà NSA
  • Gennaio 2017: ShadowBrokers mettono in vendita un buon numero di strumenti per l’attacco a sistemi Windows, tra questi un exploit zero-day SMB simile ad “EternalBlue” utilizzato in WannaCry per 250 BTC (intorno ai $225.000 di allora)
  • Marzo 2017: Microsoft, senza fanfara, corregge una serie di bugs evitando di specificare chi li abbia scoperti; tra questi l’exploit EternalBlue; sembra alquanto probabile che la stessa NSA li abbia avvertiti
  • Aprile 2017: ShadowBrokers rilasciano una nuova serie di exploits, compreso EternalBlue, probabilmente perché la Microsoft li aveva già corretti, riducendo in tal modo drasticamente il valore degli zero-day exploits in particolare
  • Maggio 2017: WannaCry, basato sull’exploit EternalBlue, viene rilasciato e si diffonde su circa 200.000 computer prima che il suo kill-switch (un sistema per “spegnerlo” online) venga inavvertitamente attivato da un ricercatore ventiduenne; nuove versioni di WannaCry, prive del kill-switch sono già state segnalate

articolo completo: medium.com/@luigimorelli/wannacry-no-grazie-900cba45163a

nota a margine: mi sono permesso di barrare il termine “inavvertitamente” nell’ultima data riportata, perché quel ragazzo, in realtà, di “casuale” non ha fatto un bel niente. Magari non pensava di bloccare l’infezione intera della versione originale di WannaCry, ma di certo sapeva dove stava mettendo le mani.

Di che cacchio stai parlando?

Il protocollo SMB di Windows viene utilizzato principalmente per permettere l’accesso ai file e alle stampanti, ma serve anche per una serie di comunicazioni di sistema che vengono scambiate su una stessa rete locale, in alcuni casi anche online (se si lasciano esposte alcune porte, cosa assai pericolosa). Facendo leva su un errore contenuto all’interno del protocollo (vecchio quanto Windows Xp, appunto), è stato possibile penetrare a bordo di sistemi altrui e far partire la criptazione dei dati, il vero e proprio malware del “pacchetto sorpresa“.

Quell’errore (quel bug) è stato risolto e chiuso da Microsoft a marzo di quest’anno. Trovi tutti i dettagli del caso sulla Technet, rispondono al numero di classificazione MS17-010: technet.microsoft.com/en-us/library/security/ms17-010.aspx. Nel caso in cui questo non dovesse bastare, sappi che per un grande muro, ci vuole un grande pennello per un problema così importante, si va persino a rispolverare ciò che è fuori dal supporto da anni, rilasciando patch ad-hoc che permettono di mettere al sicuro quei terminali che ancora oggi non sono aggiornati a OS di nuova generazione: blogs.technet.microsoft.com/msrc/2017/05/12/customer-guidance-for-wannacrypt-attacks

Lo avrai capito, l’argomento è serio e fino a oggi difficilmente si erano raggiunte cifre così importanti in così poco tempo. La lista della spesa è quindi da rispettare alla lettera, e prevede che tu faccia un regolare backup dei tuoi dati (regolare vuol dire che non puoi farlo una volta al mese, soprattutto se dalla tua macchina passa una gran quantità di file ogni giorno), che il sistema operativo sia sempre aggiornato e riavviato in seguito all’installazione delle patch (rispettando i cicli di rilascio di Microsoft), che non ci siano applicazioni, porte o configurazioni delle quali non hai più necessità, perché ne perderesti facilmente il controllo con il passare del tempo, te ne dimenticheresti e potrebbero essere falle un domani. A questo va aggiunta la solita raccomandazione relativa all’evitare clic su link sospetti nelle mail (o aperture di allegati che non ti aspetti e dei quali non sei sicuro al 100% che provegano da fonte autorizzata), anche se nello specifico caso di WannaCry e del bug relativo a SMB, è bastato essere all’interno di una LAN dove almeno un PC è stato infettato, per permettere poi a quest’ultimo di fare da cavallo di troia verso il resto dei terminali (non patchati, sottolineo).

E l’antivirus?

I programmi antivirus hanno ricevuto un aggiornamento entro poche ore dall’inizio dell’attacco, per riconoscere e bloccare WannaCry, almeno nella sua versione originale. Questo perché nel corso del tempo (già dopo circa 24 ore dal primo attacco) sono uscite nuove versioni del ransomware, e altre ne usciranno in futuro, per cercare di evitare quanto più possibile di essere intercettate e fermate.

Diversi prodotti di sicurezza includono già funzioni di euristica e prevenzione che permettono di analizzare comportamenti anomali del software, bloccandone subito i possibili effetti dannosi (e mettendo così al riparo la tua macchina), ma nulla di tutto questo ti può far dormire sonni tranquilli o pensare che non sia necessaria una buona prevenzione.

Microsoft ha rilasciato degli aggiornamenti anche per i suoi prodotti di protezione da malware, Defender in primis, ma anche Security Essential (stessa famiglia). Ha inoltre organizzato un piccolo webcast su Skype per parlare di WannaCry, dei suoi effetti, dei suoi danni collaterali e di come proteggersi, pubblicando un paio di PDF che ho caricato anche qui nel blog e che ti ripropongo: [CustomerReady] WannaCrypt Guidance e MAY 2017 Premier Final.

Per concludere

Matteo, che ho citato all’inizio dell’articolo, ha registrato un video per raccontare cosa è successo, condendolo ovviamente con alcuni suoi pareri e buoni consigli. Investi qualche minuto per dargli un’occhiata e, se ti dovesse venire voglia di fucilare a distanza quella zebra che balla beh, sappi che non sei il solo, organizziamoci ;-)

Ti segnalo poi un ulteriore articolo di Feliciano Intini, pubblicato sul suo “NonSoloSecurity“, MSFT e conoscenza di vecchia data già dagli eventi legati a Conficker: blogs.technet.microsoft.com/feliciano_intini/2017/05/14/attacco-ransomware-wannacry-risorse-utili-e-chiarimenti, troverai al suo interno consigli, best practice e risposte a domande che tutti coloro che sono stati attaccati si pongono.

Puoi continuare a seguire il flusso delle informazioni su WannaCry su Twitter: twitter.com/hashtag/wannacry?f=tweets&vertical=default (inutile dire che in mezzo a tanto materiale di qualità, troverai anche battute stupide e spam che sfrutta la popolarità di quanto da poco accaduto, del tutto inevitabile).

Aggiornamenti dell’articolo

agg. 26/5

È già di qualche giorno fa (e ha fatto il giro del web), ma resta ovviamente uno di quei punti focali da scolpire su pietra: se sei stato infettato da WannaCry, NON riavviare la tua macchina. Scarica e utilizza immediatamente WanaKiwi di @gentilkiwi per cercare di recuperare quanti più file possibili.

L’articolo completo si trova su Medium e lo ha scritto Matt Suiche, è in inglese ma è spiegato in maniera talmente semplice da essere comprensibile anche per chi parla esclusivamente dialetto milanese.

In fondo dovrai solo scaricare e avviare un eseguibile nel più breve tempo possibile, così da permettergli di procedere con la ricerca dei processi del ransomware e della relativa chiave generata, così da poter cominciare una decriptazione dei tuoi file, per evitare (in realtà non avresti mai dovuto pensarlo o farlo neanche prima, nda) di dover pagare il riscatto per avere –forse– indietro il tuo materiale. Allo stato attuale, l’applicazione è stata testata con successo su sistemi Xp, Vista, 7 e relativi fratelli lato server (per capirci: Windows 2003 e 2008), con risultati più che positivi in architettura x86 (non dovresti avere problemi nel caso in cui tu abbia una macchina con OS x64).

Wanakiwi

  1. Download wanakiwi here
  2. wanakiwi.exe will automatically look for the 00000000.pky file.
  3. Cross fingers that your prime numbers haven’t been overwritten from the process address space.

continua a leggere: blog.comae.io/wannacry-decrypting-files-with-wanakiwi-demo-86bafb81112d

MS17-010: WannaCry, EternalBlue, DoublePulsar (Aggiornato)


agg. 22/5

Più sono le informazioni che vorresti riportare e citare, più facilmente le dimentichi. Mea culpa, e grazie a Elisabetta per avermi ricordato che ho mancato di portare alla tua attenzione un altro ottimo articolo, con il quale condivido pressoché il 99% del pensiero scritto riguardo i vari punti focali con i quali un amministratore di reti e sistemi si trova a combattere quotidianamente.

Ovvero, tutto quello che ho aggiunto in seguito rispetto alla pubblicazione originale del mio articolo, perché l’ho sbadatamente dimenticato o perché qualcuno mi ha segnalato buone letture che meritano di essere riportare anche in questi personali lidi. Primo tra tutti è un articolo pubblicato sul blog Agenzia Digitale, e che di seguito “embeddo“:

https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/wannacry-le-sciocchezze-che-dicono-gli-esperti/

In un paio di passaggi ci si rende conto di quanto possa essere difficile il nostro mestiere, e di quanto sia sciocco (oggettivamente, ma anche soggettivamente parlando) affermare che sarebbe bastato mettere una patch, sostituire un OS o tenere sempre a portata di mano un backup, per lo meno applicato a un contesto così delicato come l’azienda di medie (o più grandi) dimensioni, un panorama “multi-etnico” (se così si può definire), dalle mille sfaccettature e che non sempre (anzi, proprio mai) mostra davanti agli occhi una strada in discesa:

(4) “Ma questi non capiscono nulla, dovevano fare i backup!”. Ovviamente. Ma chi ci dice che i backup non esistono? Pensate ad un attacco di ransomware che mette fuori uso qualche centinaio di computer. Quanti ci vuole per (a) ripulire i sistemi dal malware (b) ripristinare i backup dei dati? Che nel mondo reale ci sia un periodo che può passare da qualche ora a qualche giorno di down mi sembra ragionevole.

e ancora:

(5) “Basta con Windows! Passiamo tutti a Linux!”. Bene, chi scrive utilizza praticamente solo Linux ed è un fervente sostenitore dell’open source, quindi questo discorso, perlomeno con me, sfonda una porta aperta. Il problema è che non la deve sfondare con me ma con i responsabili IT di una quantità di aziende medio-grandi che hanno svariate buone ragioni per non seguire questo consiglio – purtroppo, aggiungo io [cut …]

Perché sì, spesso siamo circondati da esperti (?!?) che –concordando con l’articolo di Alberto Berretti– hanno gestito al massimo una rete casalinga “complessa” (qualche cellulare, una ChromeCast e forse un router diverso da quello fornito dal provider della linea voce/dati), nella loro vita, è evidente.


Rimane ancora valido quanto detto nell’articolo originale: se pensi che questo articolo debba raccogliere altro materiale, vuoi proporre link di approfondimento o altro ancora, o semplicemente dire la tua in merito, l’area commenti è a tua totale disposizione! :-)

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