Let’s talk about Disney+

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Un sospiro, un foglio bianco, cominciamo. Avevo le migliori intenzioni, ricordo ancora con affetto quel set di schede in Firefox aperte con tutti i dettagli possibili e immaginabili, un approfondimento da confezionare per raccontarti di tutto e di più sui servizi in Streaming prima dell’avvento di Disney+ per completare un bouquet che si chiama povertà mensile. Siamo figli del servizio in abbonamento, coloro che hanno rinnegato la pirateria perché hanno creduto in un mondo migliore fatto di legalità e qualche euro al mese per ciascuno affinché tutto filasse liscio in nome di una sbatta portata a livello zero (per un attimo mi è salito il brivido da milanese imbruttito). Ciao Disney+, ti ho acquistato in pre-order e ti ho usato per qualche mese, ora credo di essere pronto a dire cosa c’è che non va e perché comunque non smetterò di pagarti (forse).

Ma quindi sto Disney+? 2

Disney+

Hai sottoscritto Disney+ perché hai bambini in casa?” Sì, io. Mi sembra chiaro, scontato, ineluttabile. Sono cresciuto a pane, Nutella (prima di fare il gastrofighetto e passare a diversi altri competitor) e capolavori Disney, sono approdato in un secondo momento a Pixar e poi è tutto finito inesorabilmente in vacca con il Marvel Cinematic Universe misto tutto ciò che è stato ed è ancora oggi Lucasfilm (con qualche meh nel percorso). Abbonarmi a Disney+ era scritto nelle stelle e in questo caso il destino non si cambia, ci si può al massimo lamentare più in là nel tempo, ed è un po’ quello che ho fatto con la chiacchiera al bar tra amici e colleghi.

Con il preordine fare l’abbonamento per un anno a Disney+ mi è costato “solo” 59,90€, l’accesso a tutto ciò che è parte di quei 4 colossali marchi mi è bastato come garanzia e per uscire poco indenne dal checkout. Tanti dubbi iniziali dovuti a chi già aveva sfruttato l’accesso (altre nazioni) per mancanza di documentazione o chiarimenti da parte del team dietro al progetto, poi fugati grazie a nuovi riferimenti, tante novità introdotte nel corso di questi mesi e una serie di promesse che a oggi si trovano ancora sulla carta. Sì perché Disney+ è vittima tanto quanto Netflix negli anni di House of Cards e altri titoli che nel bouquet italiano non sono mai comparsi o che sono arrivati con ritardo mostruoso rispetto al satellite o altri servizi via Internet. Le licenze commerciali sono una brutta bestia ma vanno rispettate, questo Disney dovrebbe saperlo proprio bene.

A oggi quello che ti posso dire è che il prezzo del mio abbonamento Sky non è cambiato (a meno di sconti particolari in determinati periodi) e lo stesso dicasi per quello Netflix, eppure ciò che è accaduto è tanto semplice quanto spietato: Disney+ sta andando a raccogliere e blindare quei contenuti che spariscono da satellite e streaming approdando così in maniera esclusiva sulla sua piattaforma, il tutto però senza ciò che renderebbe l’abbonamento più appetibile e “indispensabile“, ovvero la pubblicazione rapida delle nuove uscite cinematografiche.

Un esempio a oggi che sto scrivendo l’articolo potrebbe banalmente essere Frozen 2 che sarebbe dovuto essere disponibile su Disney+ nel corso di giugno e che è stato rimandato a luglio (da quanto mi risulta attualmente, fino a poco tempo fa si parlava addirittura di settembre), il tutto facendo sparire anche la pagina web che era disponibile fino a poco tempo fa e che ora va in errore rimandando poi alla Home Page del servizio. “Stai dicendo che pagheresti l’abbonamento più volentieri per Frozen 2?“: no, dico che questo vale per qualsiasi titolo e – se dovessimo riuscire a recuperare i titoli nel frattempo “non usciti” al cinema (penso a Black Widow) – allora la cosa mi interesserebbe eccome.

Quello che oggi trovi su Disney+ è un archivio ben nutrito di ciò che ha reso grande l’azienda e che ha visto crescere molto rapidamente tutti gli altri big coinvolti, con in più un extra assolutamente gradito costituito da I Simpson e svariato materiale appartenente a National Geographic. A questo è impossibile non associare (e quindi non riconoscere lo sforzo) le serie televisive create in esclusiva per Disney+ e gli approfondimenti che solitamente trovi nei DVD Home-Video dei titoli usciti sullo scaffale retail (sia esso virtuale o fisico). Non è quindi un lavoro da buttare in maniera secca e cattiva, è una strada in salita che ci si augura possa diventare sempre più ricca di dettagli sullo sfondo e che non stia facendosi le ossa sui propri clienti paganti manco fossimo dei beta-tester a prezzo pieno. Un prezzo – va detto – comunque inferiore a Netflix o Infinity, così come Amazon Prime Video se dovessimo considerare il costo dell’abbonamento preso appositamente (e non per ottenere le spedizioni rapide che sono fiore all’occhiello dell’azienda di Bezos).

Disney+ è disponibile per tutte le piattaforme più utilizzate, questo è certamente requisito fondamentale per potersi mettere sullo stesso livello dei suoi diretti competitor. Io qui di seguito ti agevolo il download dell’applicazione per iOS e Android ma puoi fare riferimento a questo documento ufficiale per dare un’occhiata anche agli altri dispositivi compatibili con il servizio:

‎Disney+
‎Disney+
Developer: Disney
Price: Free+
Disney+
Disney+
Developer: Disney
Price: Free+

Disney+: l’interfaccia

Se c’è un vero tallone d’Achille non è tanto l’applicazione in sé quanto – secondo me – quelle scelte di usabilità ed esplorazione che alla lunga potrebbero non essere state quelle migliori. 5 macro aree corrispondenti ai protagonisti del servizio (manca all’appello tutto ciò che è Simpson ma per quello c’è un sempreverde pulsante in “Raccomandato per te” che si basa sul “tienilo lì e non rompere le scatole, non sapevamo dove altro metterlo“), una pagina che chiederà parecchi scroll prima di giungere al termine e che oltre alle immancabili (e indispensabili) novità porterà con sé anche il “Continua a guardare” (in base a ciò che hai cominciato e non concluso), il “Se hai visto questo allora ti piacerà per forza anche quest’altro“, le Collezioni, i Campioni di incassi, gli Originali, i Classici rivisitati, quelli d’archivio e una marea di altra roba.

Ma quindi sto Disney+? 3

È così che sono approdato ai Corti (molti dei quali assolutamente irresistibili), all’archivio che ha segnato l’infanzia (occhi a cuoricino per gli episodi di Duck Tales o Darkwing Duck) e a quei film che magari mi sono perso quando passati da Sky Cinema e soci. Un turbinio di proposte tra le quali saltare, spostarsi, raccogliere e arricchire la propria lista (La tua lista), eppure non ho potuto fare a meno di utilizzare la ricerca di tanto in tanto, di perdermi in una categorizzazione e/o visualizzazione che non ho sentito subito mia, che non si sa adattare così bene quanto Netflix, la sento come una vetrina che deve mettere in mostra un catalogo Disney (e soci) non ancora completo più che adattarsi ai miei gusti, alle mie scelte già fatte, a quelle novità che realmente potrebbero catturare la mia attenzione, è come se mi mancasse qualcosa (e no, non si tratta di Dark Phoenix completamente assente nella sezione Marvel e nelle scelte correlate al primo X-Men, sigh!).

La nota positiva è che comunque quell’interfaccia disponibile sul sito web ufficiale è la stessa che troverai in qualsiasi applicazione di Disney+ (sia essa Android, iOS, FireStick, ecc.), dovrai esclusivamente farci l’abitudine. Quello a cui invece non riuscirai a fare l’abitudine è la mancanza di opzioni specifiche per l’audio (pensato per il Dolby escludendo qualsiasi altra categoria, parlo chiaramente della configurazione su televisore) che ti porteranno a modificare il volume troppo spesso, l’impossibilità di saltare alcune introduzioni, i titoli di coda eterni che uscendo dalla riproduzione ti si riproporranno nel gruppo “Continua a guardare” come la pizza mal lievitata (costringendoti a riprenderli, mandare avanti velocemente fino a conclusione e quindi ritenerti salvo) e sì, quelle assenze poco giustificate in catalogo di cui ti ho già parlato una manciata di righe fa.

In conclusione

Ma quindi sto Disney+? 1

Difficile mettere in evidenza altro perché in fondo non c’è molto altro oltre la collina. Se su Netflix ti senti come davanti a una libreria ricca e ben organizzata con un buon assistente bibliotecario a tenerti per mano, su Disney+ ti senti un po’ davanti a una Billy di Ikea montata male e senza nessuno in grado di dirti come mettere a posto quella pendenza che inevitabilmente ti fa preoccupare e ti dà fastidio, te la tieni così e te la fai andare bene fino a quando il falegname non avrà tempo di metterci mano. Non è comunque così tragica come la sto disegnando perché di contenuti ce ne sono sicuramente tanti e qualcuno mi ha ricordato che anche Prime Video è partita brutta e zozza per poi migliorare con il tempo (e di strada ancora ce n’è se proprio vogliamo essere puntigliosi), sono quindi certo che dare tempo a Disney di lavorare sulla propria creatura potrebbe portare a buoni risultati tra qualche tempo, seppur ti sovvenga inevitabilmente il dubbio che un gigante di questo tipo avrebbe potuto certamente fare di meglio già dalla prima versione del progetto.

Valutazione finale: 3

Disney+ è quindi tutto rose e fiori? No, questo almeno per ciò che mi riguarda (e di certo lo avrai capito leggendo l’articolo fino a qui), fermo restando che se le licenze commerciali daranno ragione a questa piattaforma allora sarà impossibile rinunciarvi in futuro per un appassionato MCU, Pixar e Lucasfilm, figurarsi una famiglia in cui c’è almeno un figlio che cresce tra classici di un tempo e novità che a oggi si trovano generalmente sui canali satellitari Disney a pagamento (nell’offerta famiglia di Sky). Il mio voto non può andare oltre quell’attuale 3 su 5, sono perfettamente consapevole che si possa fare molto di più ma d’altronde l’attesa del piacere è essa stessa piacere.

#StaySafe

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