Cara Apple ti scrivo … (Aggiornato)

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Cara Apple ti scrivo ...
Foto mia di poco tempo fa …

Cara Apple,

sono tuo affezionato cliente e sostenitore da anni ormai. Doppio smartphone Android e iOS (ne ho cambiati tanti negli anni avanzando sempre più verso il nuovo), iPad (ne ho cambiati diversi anche in questo caso e presto probabilmente lo farò ancora), MacBook (il terzo acquistato a giugno 2019), AppleTV (ormai venduta, ti ho tradita con una combo Amazon e Google), AirPods e così via verso una lista importante di acquisti che hanno caratterizzato la mia crescita tecnologica fino a oggi.

Ecco, parliamo di oggi. Giovedì sera (23 aprile scorso) ho riavviato il mio MacBookPro 13″ TouchBar perché mi era comparsa una notifica di disponibilità di un nuovo aggiornamento Catalina (posso dirtelo? Questa versione di macOS è veramente oscena sotto tanti punti di vista) e dato che io cerco di fare le cose nella maniera più pulita e precisa possibile ho pensato che una partenza pulita avrebbe potuto sortire un buon effetto in vista dell’installazione di una patch di macOS dopo almeno un paio di settimane d’uso della funzione sleep. Il MacBook però ha deciso di non avviarsi più. Qualcosa è andato storto, è evidente. Zero segni di vita della TouchBar, zero retroilluminazione della tastiera, tutto completamene morto.

A nulla sono serviti i tentativi di rianimazione meticolosamente riportati nella tua documentazione, ho dato la colpa alle congiunzioni astrali, all’alimentatore, al cavo, alla cabina elettrica e ad A2A Milano tutta ma non è servito a nulla, il mio MacBook 13″ TouchBar ha deciso di non riprendersi. Sì cara Apple, stiamo parlando dello stesso identico MacBook 13″ TouchBar comprato a metà giugno 2019 e che ha già subito un intervento a cuore aperto per la sostituzione della tua maledetta tastiera Butterfly dapprima, della scheda logica subito dopo (con appresso batteria e scocca), in pratica ho ottenuto un laptop nuovo e per fortuna ho potuto rimetterlo in piedi facilmente grazie al backup di Time Machine:

Cara Apple ti scrivo ... 1

Ecco, ho provato uno strano brivido lungo la schiena quando giovedì sera mi sono ritrovato nuovamente in braghe di tela. Ho provato a contattare il tuo numero verde per l’assistenza ma non avevo fatto caso al fatto che fosse disponibile solo fino alle 17:45. Ho aperto una pratica e ho ottenuto un numero per la stessa, il giorno dopo ci siamo sentiti e tu – dopo avermi fatto ripetere le medesime operazioni provate la sera prima (e occhio, non me ne lamento affatto) – mi hai detto che tutti gli Store ufficiali di Milano erano chiusi causa Covid-19, lecito, il mio MacBook ha scelto un periodo davvero di merda per tirare le cuoia ancora una volta.

Fortunatamente però c’è della luce in fondo al tunnel: ti servi della rete R-Store (Premium Reseller e Centro di Assistenza Autorizzato) per garantire i tuoi servizi assistenziali. “Non si preoccupi signor Solone, le permettiamo di rispettare la quarantena perché veniamo noi a prendere il laptop a casa, diagnostichiamo il danno e glielo ripariamo subito prima di riconsegnarglielo“, fantastico dico io, “il negozio più vicino a lei è R-Store di Piazza Tre Torri” rispondi tu. Ci siamo, l’intesa è quella giusta, sorrido pensando che tutto sommato mi separerò dal MacBook per qualche giorno ma questo tornerà a casa sano e salvo, tuttalpiù ci sarà da far lavorare ancora una volta il NAS per ripristinare il backup di Time Machine, fortunatamente ricordo bene che si era appena concluso il backup della sera prima di riavviare macOS, tutto aggiornato (fermo restando che la maggior parte dei dati si trovano su Dropbox e che quello è “real-time“).

Ho chiamato subito R-Store al numero di telefono che la tua assistenza telefonica mi aveva lasciato, mi ha risposto una gentile ragazza dall’accento fortemente napoletano (R-Store parte da Napoli, nda) che mi ha informato che gli R-Store sono chiusi fino a lunedì (oggi) e che avrei potuto portare il mio laptop in via Valtellina 12 a Milano lunedì mattina stesso. Alt un passo, non si era parlato di ritiro e riconsegna a domicilio? “Ma certo signor Solone, il problema è che siamo pieni, mi ci vorrebbero circa 10 giorni per poter venire a recuperare il suo MacBook all’indirizzo che lei desidera“.

Non c’è problema. Compilo un’autocertificazione e la stampo (Dio benedica la burocrazia italiana e lo spreco di carta), mi vergogno come un ladro colto in flagranza di reato mentre sta rubando del miele con il cucchiaio giustificandosi che la colpa è del cucchiaio e non certamente la sua, accendo la mia automobile e mi reco in via Valtellina 12 intorno alle 10:30 di stamattina. Si entra scaglionati, distanze assolutamente mantenute, mascherine, guanti, gel disinfettante, c’è proprio tutto. Riepilogo rapidamente il problema e consegno il laptop nelle mani di una gentile ragazza che continua a farmi delle domande, rispondo a tutto e provo quel fastidio impossibile da farmi scivolare addosso quando – con altri clienti a corto raggio da me (pur mantenendo la distanza corretta) – sono costretto a lasciare ad alta voce il mio nome, cognome, numero di cellulare personale e indirizzo di posta elettronica, tutti dati che avrei potuto scrivere io senza sponsorizzarli più del dovuto manco fossimo a un comizio in piazza (sì, ci ho provato a non alzare la voce ma la ragazza causa mascherina e protezione in plexiglass tra me e lei non riusciva a sentire correttamente).

Poi il tocco magico da applausi: “Lei ha una password a protezione del MacBook?” chiede lei, “Certo che sì” rispondo io. “Me la può dire?“. Ecco io qui non sono sicuro che serva commentare più di tanto. La ragazza dall’altro lato del banco mi ha chiesto la password che protegge il mio account macOS e quindi le memorie M2 che contengono i miei dati e che sono saldate per tua scelta sulla scheda madre del MacBook. Ci ho messo un attimo prima di realizzare e rispondere che avrei preferito NON lasciare la mia password. La ragazza ha provato a insistere giustificando la sua richiesta e io sono assolutamente certo che lo facesse in buona fede seguendo procedure che le sono state dettate ma no, proprio non capisco il perché di quella richiesta, non lo giustifico, sono assolutamente consapevole che questa cosa funzionerà alla stessa maniera per chissà quanti altri clienti e ho pianto dentro (considerato il mestiere che svolgo) pensando a quanti clienti rispondano tranquillamente alla domanda, non ponendosi troppi dubbi e non pensando alle possibili implicazioni del gesto.

Ho cercato di non pormi male e credo di avercela fatta, ho fatto presente alla ragazza che il MacBook aveva problemi di alimentazione e che non si accendeva affatto, che sarei stato quindi impossibilitato ad abilitare l’account Guest per permettere di testarlo in seguito a riparazione e che non avrei certamente lasciato la mia password. La ragazza ha borbottato qualcosa, ha digitato frettolosamente al PC e poi mi ha chiesto di disattivare il Find My Mac, cosa assolutamente lecita che è già successa anche quando ti ho portato il MacBook in Apple Store l’ultima volta. Un foglio stampato, non spiegato e che non ho letto perché sono uno stupido (leggo sempre tutto prima di apporre la mia firma, mi sono fatto condizionare dal momento e dalla fila che c’era fuori dal negozio, ho sbagliato), due firme e la promessa che la diagnosi sarebbe arrivata in giornata. Ho lasciato R-Store Valtellina per tornare a casa e non sentirmi più in colpa per essere uscito.

Da R-Store ricevo un SMS e un’email con il link alla mia pratica. Noto almeno un paio di cose che proprio non mi vanno giù:

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Chi mi conosce lo sa bene: sono maniacale nel trattare i miei gadget tecnologici. Insieme al mio MacBookPro 13″ TouchBar ho comprato immediatamente una scocca per la sua protezione, è sempre alloggiato lì dentro anche se ne perde l’estetica del prodotto. Adoro la tua eleganza ma amo ancora più mantenere il prodotto immacolato per una futura cessione (ho sempre rivenduto i miei prodotti Apple e ho sempre ricevuto i complimenti per la cura), mi piacerebbe capire dove la ragazza ha notato l’usura. L’occhio però cade subito dopo su quello che aveva frettolosamente battuto a tastiera dopo il mio rifiuto di notificare la password di accesso al sistema: “ma preferisce non lasciarla basta che il dispositivo si accende si assume la completa responsabilità“. Ora, italiano a parte, un dispositivo acceso (perché riparato) permette a me di recarmi sul posto a inserire la password e verificare insieme che il laptop stia bene, il tutto senza minimamente assumermi la piena responsabilità di un intervento errato solo per non averti dato le chiavi di casa in mano.

Ho contattato R-Store Valtellina per chiarire questi aspetti e per far presente che l’intervento può proseguire dato che ho già disattivato da tempo il Find My Mac. “Lei ha ragione“, risponde il tecnico, “su questo portatile non c’è segno di usura alcuno“, io tra me e me penso a un incipit di frase poco educato da mettere qui nell’articolo ma ti basti sapere che si andava poco lontano rispetto al “grazie al $!$ che non c’è segno di usura, scocca originale del MacBook cambiata a ottobre 2019 e scocca protettiva immediatamente montata“. Sempre l’assistenza telefonica di R-Store (ricordi quella ragazza dal forte accento napoletano? Ecco, sempre lei) mi riferisce che la ragazza ha dimenticato di chiedermi del backup e che avrebbero potuto farlo se avessi voluto, ho gentilmente declinato perché preferisco che questa operazione venga lasciata al mio NAS, la diagnosi sarebbe andata avanti ignorando sia l’usura che il mio rifiuto a dare la password, ho anche fatto presente che non ci si comporta così e ho ottenuto in risposta una mezza supercazzola che neanche il peggior tecnico di primo livello sarebbe in grado di darmi: “No sa, chiediamo la password quando il Find My Mac è attivo, ma se lei lo disattiva allora non ce n’è assolutamente bisogno“, glisso, non ho voglia di alimentare polemica ulteriore.

E così siamo arrivati a poco fa. Mi è arrivato nuovamente un SMS e un aggiornamento a mezzo posta elettronica:

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Io sapevo che sarebbe andata a finire così, lo sentivo nelle ossa, inevitabile diranno in tanti (l’eterna lotta e ricerca del sempre più compresso e meno manutenibile), seccante risponderò io. Ti garantisco che in tanti anni da orgoglioso possessore di MacBook non ho mai avuto così tante rogne come con questa ultima tua creatura. Sono avvilito e sfiduciato, deluso, arrabbiato e senza MacBook sulla scrivania, in un periodo storico che chiaramente ci vede tutti in grande difficoltà e un PC diventa fondamentale per accorciare le distanze, per distrarsi, navigare il Web, incontrare i propri cari su Zoom (o equivalente).

Ora inizia l’attesa per la parte da sostituire, non ho idea di quanto impiegherà ad arrivare al laboratorio di via Valtellina e mi auguro che non servano 10 o 15 giorni prima di poter tornare in possesso del mio prodotto (che quasi certamente mi obbligherà a tornare fisicamente presso lo store dall’altro lato della città), sono però già pronto a sbagliarmi ancora e ad arrendermi alla sfortuna.

In linea generale non posso però fare altro che riconoscere che la qualità dei tuoi prodotti è evidentemente calata rispetto al passato, mai visto un tuo prodotto tradire così tanto il suo possessore mettendolo in difficoltà per ben due volte nell’arco temporale di neanche un anno di vita. L’affidabilità vera è altra cosa, altra categoria che posso ricordare con somma soddisfazione avendo avuto prodotti oggi “vintage” che hanno dimostrato tanto sul campo (e ancora lo fanno con i nuovi possessori).

Tuo affezionato (?) Giovanni.


Aggiornerò l’articolo appena ci saranno sviluppi sulla riparazione. Per il momento non posso fare altro che ringraziare te lettore che sei arrivato fino a qui (ho scritto davvero tanto, scusami).

L'articolo è stato aggiornato

2/5/20 – Eccoci qui. Riparazione terminata, ho ricevuto l’email che mi autorizzava a recarmi sul posto per recuperare il mio MacBook. Auto, altro viaggio, ritiro MacBook, si accende. Portato a casa, adesso tocca al restore di Time Machine che per qualche motivo non funziona via rete (mistero della fede) e che ora sto tentando tramite copia della cartella backupbundle su disco SSD esterno che darò poi in pasto al MacBook, speriamo bene. I dati sono tutti al sicuro e non mi preoccupo, mi scoccerebbe però reinstallare mezzo mondo. Per il momento posso solo dire che R-Store è stato molto rapido e che hanno completato il tutto in una settimana lavorativa (considerando che ieri era un giorno festivo).

#StaySafe

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MRL: Milano Real Life

È il nome di una raccolta di articoli pubblicati sul mio blog che raccontano la vita di un "perfetto nessuno" che ha deciso di spostare abitudini e quotidianità in una differente città rispetto a quella di origine.
Alla scoperta del caotico capoluogo lombardo mai tanto amato e odiato allo stesso tempo, per chi è nato qui e ancora oggi continua a viverci per volere o necessità, per le centinaia di persone che vengono da fuori e vedono Milano come una piacevole alternativa o una costrizione imposta dalla propria vita studentesca o lavorativa.
La rubrica di approfondimento alla quale però non bisogna fare l'abitudine, non siamo mica così affidabili da queste parti!
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