L’assistente in casa: Amazon Echo Dot (terza generazione)

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Ok, ci siamo, ho scavalcato la recinzione e ho scoperto quanto diversa possa essere la tana del bianconiglio dalla parte opposta della barricata. Ho comprato un Echo Dot di terza generazione durante il periodo di forte sconto su Amazon (era arrivato a costare 20€). L’ho portato a casa, configurato con il mio account, tenuto in test per qualche mese e scoperto che tutto sommato i pro e i contro con Google Home sono forse troppo sottili per determinare la vittoria predominante di uno sull’altro. Quello che voglio fare oggi è prendere la mia recensione di Google Home e confrontarla direttamente con Echo Dot evidenziandone vantaggi e svantaggi.

L’assistente in casa: Amazon Echo Dot (terza generazione)

Amazon Alexa
Amazon Alexa
Developer: Amazon Mobile LLC
Price: Free
‎Amazon Alexa
‎Amazon Alexa
Developer: AMZN Mobile LLC
Price: Free+

Amazon Echo Dot Mini (3rd Gen)

Uno dei rari casi in cui non ho scattato qualche fotografia durante lo spacchettamento e montaggio, lo ammetto e me ne dispiaccio. Ciò detto, nulla di chissà quanto diverso rispetto a Google Home Mini. Amazon Echo Dot è corredato dal suo materiale informativo e rapide istruzioni d’uso, il corpo principale dal peso che si fa certamente sentire sul palmo della mano e da un caricabatterie decisamente generoso se si considera che quello di Google può facilmente essere sostituito da qualsivoglia cavo microUSB disponibile in casa (e collegato così a una ciabatta elettrica o placchetta a muro che preveda l’ingresso diretto), costringendoti quindi a cercargli un posto innegabilmente più ingombrante rispetto al competitor di pari fascia, il cavo resta di tipo gommato (come Google Home Mini).

L’assistente in casa: Amazon Echo Dot (terza generazione) 1
fonte immagine: lifewire

Una volta acceso dovrai associare Echo Dot alla rete casalinga. Contrariamente alla Fire TV Stick ho dovuto fare tutto manualmente (la prima citata mi è arrivata già configurata in parte, basata sul mio account Amazon e con la necessità di doverla solo collegare alla WiFi privata, quella dedicata alla famiglia e ai dispositivi da non far utilizzare direttamente agli ospiti), la procedura può essere completata tramite smartphone e applicazione dedicata (ti ho proposto i badge in apertura articolo, sia per Android che iOS, nda). Nulla di complesso o troppo lungo sia chiaro, in questo i due prodotti si somigliano moltissimo, Google però vince perché ovviamente può leggere la configurazione di rete dallo smartphone Android e la eredita facendoti risparmiare del tempo prezioso.

Un rapido aggiornamento se presente, un riavvio, una partenza con tutti i servizi pronti per essere configurati e aggiunti insieme alle “Skill”, le applicazioni che si interfacciano con la struttura di Alexa e con la possibilità di controllare con la voce tutto ciò che ti serve. Ecco, forse in questo caso ho trovato un po’ più macchinoso cercare e abilitare ciò che mi serviva, ho cercato di ricreare un ambiente molto simile a quello che ho costruito in Google Home, il mio Echo Dot si trova nella stanza che attualmente utilizzo come studio, l’ho collocato “fisicamente e virtualmente lì“, gli ho associato il necessario più vicino tralasciando magari il resto della casa (non mi importa che controlli il lampadario dell’ingresso se per chiederglielo devo prima arrivare fino allo studio!), una condizione che ho modificato poi nel corso del tempo solo perché può capitare di voler pilotare qualcosa tramite smartphone, arrivando quindi anche laddove la voce non può.

Hai un bel sound!

È tamarro, dal basso prepotente per un piccoletto così, è decisamente agli antipodi di Google Home Mini, Echo Dot sa farsi sentire, sa disturbare ma finisce per esagerare facilmente, supera abbondantemente la soglia per la quale un basso non lascia più ascoltare a dovere la voce, bisognerà intervenire (se lo vorrai) nelle impostazioni di equalizzazione audio del dispositivo (accessibili sempre tramite applicazione, chiaro).

Così come il competitor anche lui può fare gioco di squadra e creare gruppi di altoparlanti dello stesso tipo che – se nella stessa rete e preferibilmente nella stessa stanza – ti permettono addirittura di fare gruppo audio con tanto di subwoofer, cosa assolutamente non pensata e non prevista da Google. Non ho potuto provare personalmente questa opzione ma l’ho sentita suonare a casa altrui, senza avere idea di che tipo di impostazioni il mio conoscente tenesse, ma posso dirti che faceva una buona figura senza troppo sforzo.

Inserirei nello stesso paragrafo tutto ciò che riguarda il comparto voce e riconoscimento della stessa con separazione dei poteri. Ho creato il mio modello vocale e quasi mi ero scocciato di rispondere a tutti gli input forniti da Amazon (e in un certo senso obbligati per poter arrivare al traguardo) eppure avevo torto. Il riconoscimento della mia voce è impeccabile, non fallisce un colpo a qualsiasi volume della voce, anche tentando un disturbo volutamente infilato in conversazione con il dispositivo, sono molto colpito e allo stesso tempo amareggiato perché una casa totalmente basata su Google Home non ottiene il medesimo risultato e talvolta mi obbliga a dover dire più volte un comando, una cosa che – se pensi alla comodità di poter sfruttare la voce come tramite – è assai penalizzante per i prodotti della grande G.

Così come Google Home anche Amazon Alexa ed Echo Dot possono interfacciarsi con i servizi musicali quali Spotify o Apple Music (da poco entrato in scuderia), con possibilità di modificare il predefinito da utilizzare. Tutto funziona bene, la ricerca nel catalogo, la selezione delle playlist ma anche il consiglio “automagicamente selezionato” in base al momento o all’umore. Ho avuto l’occasione di provare Amazon Music libero, senza abbonamento, non è poi così male, pensavo peggio in tutta onestà.

Di automatismi e capacità

L’assistente in casa: Amazon Echo Dot (terza generazione) 5

Così come il prodotto di Google, anche quello di Amazon si interfaccia senza troppi problemi con il servizio messo a disposizione da IFTTT, seppur io debba riconoscere un merito al lavoro che sta facendo Amazon da quando è arrivata sul mercato: cercare di dialogare maggiormente in maniera nativa con tutti i servizi che a oggi conosciamo e che stanno continuamente nascendo. C’è una comunità di sviluppatori che ingolosita dalla possibilità di portarsi a casa dispositivi gratuitamente (maggiori informazioni qui, per fare giusto un esempio) è pronta a darsi da fare per approdare sull’assistente vocale del monopolio (a oggi) del commercio digitale su scala internazionale.

È su Alexa che ho trovato la possibilità di dialogare con la mia Xbox, sempre con Alexa ho creato la mia prima skill attualmente al vaglio, in grado di leggere gli ultimi titoli degli articoli pubblicati su questo blog. È solo un piccolo primo passo, ma potenzialmente espandibile in mille modi diversi.

Alexa può collegarsi a TuneIn e mandare in streaming Radio Deejay o m2o. Ora però non fraintendermi, se sulla seconda posso comprendere il tuo sguardo schifato per la maranza spicciola che può scorrere potente in me (rispetto al passato è nulla, posso assicurartelo), sulla prima un po’ mi spiace per l’assistente di Google (che usa TuneIn anch’esso, vorrei ricordartelo), la mia radio preferita è 105 ma in alcune fasce orarie difficilmente la sopporto, preferendo di gran lunga l’emittente con Linus a capo della direzione artistica.

Puoi trovare ed esplorare tutte le skill all’indirizzo go.gioxx.org/alexaskill.

In conclusione

Un prodotto che è assolutamente interessante e per nulla inferiore a quello realizzato da Google. Per certi verso l’ho trovato migliore e questo un po’ mi spiace dopo aver ormai scelto Google come partner per l’automazione casalinga e aver sparso Home Mini un po’ ovunque. L’Echo Dot è più tronfio e pieno di sé quando c’è da fare un po’ di baccano ma si dimostra anche affidabile e puntuale quando si ha bisogno di una mano con un semplice comando vocale. La piattaforma di Amazon è – secondo me e secondo tutti i test eseguiti – parecchio più veloce di quella di Google, anche quando si tratta di accendere una semplice lampadina, pur tenendo conto che di Google sfrutto i rilasci del firmware ancora in beta (quindi papabilmente problematici).

Quando il prezzo inizia a raggiungere una media accettabile (non minimi storici magari irripetibili, ma comunque quelli che toccano cifre intorno ai 35/40€) io credo che un nuovo progetto di “smart house” possa prendere in seria considerazione la scelta di Alexa come assistente vocale, non perdendo di vista però il punto fondamentale che riguarda la privacy e l’evidentemente inevitabile necessità di ascolto a campione dei messaggi che si inviano ai server di Amazon (vedi: pcprofessionale.it/news/alexa-spia-dipendenti-amazon-ascoltano-trascrivono), cosa che certamente accade con Google ma anche con Apple (anche in questo caso è semplice risalire a notizie già pubblicate e comportamenti nel frattempo modificati).

Valutazione finale: 4

Buon inizio settimana! ?


immagine di copertina: unsplash.com / author: Andres Urena

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Ogni articolo rispetta - come sempre - i miei standard: nessuna marchetta, solo il mio punto di vista fatto di pro e di contro. Riporto i fatti a prescindere dal giudizio finale.
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Prodotto: acquistato in autonomia durante una delle promozioni Amazon che piazzavano Echo Dot a 19€ circa. Un affare considerando tutto. Lo acquisterei ancora? Molto probabilmente sì.

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