Un marito, un padre, un uomo. Ha ispirato tantissimi, fatto divertire chiunque l’abbia visto in azione, anche chi non ha mai capito come possa entusiasmare un pallone che entra in un canestro (e magari piange quando quel pallone entra in una porta). Non c’entra l’essere ricco, non c’entra l’essere americano con un’infanzia passata in Italia, qui si parla di vite umane (nello stesso elicottero c’erano altre persone, compresa la figlia Gianna che avrebbe certamente seguito le grandi orme del papà), non è giustificabile l’odio e il menefreghismo di tutti coloro che si lamentano dicendo “non arrivo a fine mese“, abbiamo dimenticato cosa voglia dire l’essere empatici e vicini a una famiglia ora distrutta.
Ciao Kobe.
Kobe Bryant, 1978-2020.